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Commentando la decisione del tribunale di Hong Kong che ha negato la libertà su cauzione a 32 dei 47 legislatori e attivisti pro-democrazia accusati di “cospirazione a scopo di sovversione” secondo le normative penali e le leggi sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, il direttore dei Programmi di Amnesty International Hong Kong Lam Cho Ming ha dichiarato:
“Questi procedimenti penali rappresentano un attacco senza precedenti alla libertà di espressione e associazione a Hong Kong e l’udienza durata quattro giorni e tenutasi in condizioni estenuanti getta gravi dubbi sulla correttezza di questo processo sin dal principio”.
“Negare il rilascio su cauzione a 32 di questi politici e attivisti significa di fatto dare il via a un lungo periodo in carcere, per accuse fondate interamente su ipotesi di presunte minacce per la sicurezza nazionale. Persino le 15 persone cui è stata concessa la libertà su cauzione resteranno in stato di fermo in attesa dell’appello da parte del dipartimento di Giustizia”.
“Nessuno di loro ha commesso un reato riconosciuto ma sono vittime di una legge sulla sicurezza nazionale che considera una ‘minaccia’ le persone esprimono in maniera pacifica le proprie opinioni politiche e prendono parte alla vita pubblica”.
“La negazione del rilascio su cauzione per la maggior parte degli imputati è stata sostanzialmente una conclusione scontata, nonostante il fatto che tutte le persone accusate dovrebbero ancora essere presunte innocenti. Inoltre, il diritto a un giusto processo prevede che ci siano tempi e mezzi adeguati a preparare la difesa, e ciò non può avvenire se le udienze sono estenuanti ed eccessivamente lunghe. Le condizioni in cui si è svolta questa udienza potrebbero legittimamente essere oggetto di ricorso”.
“Prendendo di mira questi legislatori e attivisti, il governo lascia presupporre la propria intenzione di bloccare qualsiasi spazio di valida partecipazione politica a Hong Kong e scoraggiare qualsiasi attività del genere in futuro”.
“Tuttavia, le persone che si sono radunate nei pressi del tribunale per esprimere polemicamente il proprio sostegno alle persone oggetto del procedimento hanno dimostrato che la società civile di Hong Kong non accetterà di essere messa a tacere dalla repressione, nonostante gli sforzi del governo per lo sradicamento completo del dissenso”.
“L’opposizione politica pacifica non deve essere soffocata per volere delle autorità e tutte le vittime di questo procedimento dovrebbero essere immediatamente rilasciate e le accuse nei loro confronti ritirate”.
Ulteriori informazioni
Il tribunale di West Kowloon a Hong Kong ieri ha negato il rilascio su cauzione a 32 dei 47 legislatori e attivisti pro-democrazia accusati di cospirazione allo scopo di sovversione secondo la normativa penale e la legge sulla sicurezza nazionale della città, nel più grande procedimento di massa da quando la legge è entrata in vigore alla fine di giugno del 2020.
I restanti 15 imputati sono ora sotto custodia cautelare in attesa dell’appello promosso dal dipartimento della Giustizia, che viene esaminato in queste ore.
L’udienza è durata quattro giorni, con il tribunale che ha riscontrato difficoltà nell’esaminare i documenti di un tale procedimento di massa. Un’imputata, Clarisse Yeung Suet-ying, è svenuta intorno all’1:45 di notte di martedì, alla fine di una interminabile seduta, il primo giorno. I principi internazionali stabiliscono che udienze eccessivamente lunghe ed estenuanti negano il diritto a un giusto processo.
Nel corso dell’udienza, centinaia di manifestanti si sono riuniti per esprimere il proprio sostegno agli imputati ma sono stati ammoniti dalla polizia che stavano prendendo parte a una riunione illegale, mentre uno degli avvocati degli imputati è stato arrestato.
L’accusa nei confronti dei 47 si riferisce alla loro organizzazione e partecipazione alle “primarie” autoproclamate per le elezioni del Consiglio legislativo dello scorso anno, poi rinviate per frenare la diffusione del Covid-19.
Lo scorso luglio, il gruppo democratico ha condotto una votazione per restringere l’elenco finale dei candidati pro-democrazia che avrebbero partecipato alle elezioni legislative ufficiali. Lo scopo era quello di ottenere la maggioranza nel successivo Consiglio legislativo.
In quell’occasione la governatrice di Hong Kong Carrie Lam aveva dichiarato che le votazioni erano illegali e che avrebbero potuto costituire una violazione della legge sulla sicurezza nazionale, in vigore da alcune settimane.