“I file predatori”: il fallimento nel regolamentare le tecnologie di sorveglianza

5 Ottobre 2023

© Colin Foo 2023

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Una nuova indagine, dal titolo “I file predatori”, sulla crisi della sorveglianza globale, condotta dalla rete giornalistica European Investigative Collaborations (EIC), con l’assistenza tecnica dal Security Lab di Amnesty International, svela una scioccante verità su quanto sia tentacolare il potere dell’industria della sorveglianza e su quanto siano inefficaci le regolamentazioni dell’Unione europea nel controllare tale potere.

L’indagine è incentrata sull’alleanza Intellexa, un gruppo complesso e mutevole di aziende interconnesse, e su “Predator”, il suo spyware altamente invasivo. Questo spyware, insieme alle sue diverse varianti, può accedere a quantità illimitate di dati su numerosi dispositivi. Attualmente non può essere sottoposto a una revisione indipendente, né limitato nelle sue funzionalità solo a quelle necessarie e proporzionate a uno specifico uso e obiettivo. “Predator” può accedere al dispositivo di un utente semplicemente cliccando su un link maligno, ma può anche infiltrarsi tramite attacchi tattici, che possono infettare silenziosamente i dispositivi nelle vicinanze.

I prodotti di Intellexa sono stati trovati in almeno 25 paesi in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa, dove sono stati utilizzati per minare i diritti umani, la libertà di stampa e i movimenti sociali a livello globale.

Intellexa dice di essere una “azienda con sede nell’Unione europea e regolamentata”, il che rappresenta di per sé una condanna inequivocabile dell’incapacità degli stati membri e delle istituzioni dell’Unione europea nel prevenire l’espansione inarrestabile di questi prodotti di sorveglianza, nonostante una serie di indagini come il Progetto Pegasus del 2021.

“L’indagine ‘I file predatori’ mostra quello che a lungo abbiamo temuto. Il fatto che prodotti di sorveglianza altamente invasivi siano commerciati su scala quasi industriale e possano agire nell’ombra senza alcuna supervisione o responsabilità reale, dimostra ancora una volta che gli stati e le istituzioni europee non riescono a regolamentare in modo efficace la vendita e il trasferimento di questi prodotti”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Le aziende che producono tecnologie di sorveglianza, con sede nell’Unione europea e presumibilmente da essa regolamentate, sono soggette a controlli ai sensi del Regolamento UE sui prodotti a duplice uso, che mira a prevenire le violazioni dei diritti umani stabilendo controlli sulle tecnologie di sorveglianza esportate da aziende con sede nell’Unione europea. Come dimostra l’indagine sui “File predatori”, i regolatori dell’Unione europea sono incapaci o riluttanti a controllare e prevenire violazioni dei diritti umani, legate all’esportazione di spyware. C’è una sola conclusione possibile: data l’inefficacia della regolamentazione, dimostrata più volte, l’uso di spyware altamente invasivo come il ‘Predator’ deve essere reso illegale“, ha concluso Agnès Callamard.

Tecnologie di sorveglianza fuori controllo

L’indagine, della durata di un anno, è stata condotta da European Investigative Collaborations (EIC), una rete di oltre una decina di organizzazioni giornalistiche, con l’assistenza del Security Lab di Amnesty International, attraverso l’analisi di informazioni tecniche ottenute da parte dell’EIC. Il Security Lab ha anche condotto una propria ricerca indipendente, che verrà pubblicata come parte dell’indagine su “I file predatori” nei prossimi giorni.

L’indagine su ‘I file predatori’ è tanto incriminante quanto il ‘Progetto Pegasus’ che l’ha preceduta. È probabile che sia persino peggio, poiché ben poco è cambiato. Aziende di sorveglianza avide di profitti come l’alleanza Intellexa hanno continuato a spacciare i loro prodotti realizzando guadagni milionari a spese dei diritti umani con quasi totale impunità. Gli stati dell’Unione europea devono smettere di eludere le loro responsabilità e iniziare a controllare queste aziende,” ha dichiarato Donncha Ó Cearbhaill, responsabile del Security Lab di Amnesty International.

Il Gruppo Intellexa, parte dell’alleanza Intellexa, è stato fondato nel 2018 da Tal Dilian, ex ufficiale dell’esercito israeliano, insieme ad alcuni suoi collaboratori. Attualmente, è sotto il controllo della casa madre Thalestris, con sede in Irlanda. L’alleanza Intellexa riunisce il Gruppo Intellexa con il gruppo di aziende Nexa, che operava in Francia.

Secondo l’indagine condotta dall’EIC, tra i 25 stati in cui i prodotti dell’alleanza Intellexa sono stati venduti ci sono Svizzera, Austria e Germania. Altri clienti includono Oman, Qatar, Congo, Kenya, Emirati Arabi Uniti, Singapore, Pakistan, Giordania e Vietnam.

L’analisi condotta da Amnesty International sulla recente infrastruttura tecnica legata al sistema di spyware “Predator” evidenzia la sua presenza in diversi stati tra cui Sudan, Mongolia, Madagascar, Kazakistan, Egitto, Indonesia, Vietnam, Angola e altri ancora.

Amnesty International ha cercato di contattare gli attori coinvolti per ottenere un commento, ma non ha ricevuto risposta. Tuttavia, l’EIC ha ricevuto una risposta dai principali azionisti e ex dirigenti del gruppo Nexa, che affermano che l’alleanza Intellexa non esiste più.

In merito alle esportazioni delle tecnologie di sorveglianza riguardanti gli stati sopra menzionati, essi affermano che o “è stata instaurata una relazione commerciale in piena conformità con le regolamentazioni applicabili, oppure non è mai esistito un contratto e/o una consegna”.

Infine, essi affermano che le aziende dell’alleanza Intellexa “hanno rispettato scrupolosamente le regolamentazioni sulle esportazioni”, riconoscendo però di aver stabilito “relazioni commerciali” con paesi che “erano lontani dall’essere perfetti in termini di stato di diritto,” precisando che spesso ciò era una conseguenza delle “scelte politiche” del governo francese.

Un rapporto dettagliato sulle scoperte del Security Lab di Amnesty International, intitolato ‘I File predatori: intrappolati nella rete’, verrà pubblicato il 9 ottobre.