I sistemi tecnologici alimentano le disuguaglianze di genere in tutto il mondo

11 Luglio 2024

Credit: Lauren Murphy/Amnesty International USA

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Un nuovo rapporto, intitolato “Uguaglianza di genere e diritti umani nell’era digitale”, sottolinea come in tutto il mondo i diversi sistemi di tecnologia digitale stanno alimentando le disuguaglianze di genere e consolidando sistemi di potere basati su razza e condizione socio-economica.

I gruppi marginalizzati, tra cui donne e persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+, vedono minacciati i loro diritti umani a causa di pratiche estese e improprie di raccolta dati, che non rispecchiano le loro realtà individuali. I governi giustificano queste tattiche di raccolta dati come una soluzione per ridurre i costi dell’applicazione di sistemi automatizzati nel settore pubblico per l’erogazione dei benefici, mentre le grandi aziende tecnologiche accumulano e utilizzano i dati personali degli utenti per i loro redditizi modelli di business basati sulla sorveglianza.

La raccolta e l’utilizzo non regolamentati di enormi quantità di dati non solo costituiscono una forma di sorveglianza di massa dannosa, ma rafforzano anche la discriminazione contro donne e persone Lgbtqia+.

“Dall’applicazione incontrollata dei sistemi di identificazione digitale agli algoritmi utilizzati nei sistemi di welfare sociali, c’è una crescente tendenza a integrare la tecnologia in ogni aspetto della vita quotidiana, in un contesto di divario digitale di genere già esistente a livello globale, dove l’accesso alla tecnologia è limitato per alcune persone e guidato da modelli di disuguaglianza che hanno radici storiche”, ha dichiarato Imogen Richmond-Bishop, ricercatrice sui diritti tecnologici, economici, sociali e culturali di Amnesty International.

“Ogni tipo di tecnologia introdotta a scopo governativo si inserisce in un contesto discriminatorio dovuto alla disparità digitale già esistente”, ha aggiunto Richmond-Bishop.

Ad esempio, in Pakistan, l’Autorità nazionale del database e della registrazione (Nadra) ha sospeso la categoria ‘X’ sulle sue carte d’identità computerizzate. Questa categoria permetteva alle persone di identificarsi con un genere diverso dal maschile o femminile. La decisione ha lasciato migliaia di persone transgender e di genere diverso senza documenti d’identità validi, impedendo loro di esercitare diritti fondamentali come il diritto di voto o l’accesso a cure mediche e opportunità di lavoro. Le registrazioni nella categoria ‘X’, tuttavia, sono state riattivate nel settembre 2023.

Oltre alle disparità, ci sono diverse altre barriere che donne, ragazze e persone Lgbtqia+ devono fronteggiare nell’esercitare i loro diritti umani nello spazio digitale, inclusa la difficoltà di accedere a informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva e su diritti e servizi come l’aborto.

Quando i governi o le piattaforme social limitano l’accesso alle informazioni sulla salute, in particolare quelle relative ai servizi fondamentali per le donne e le persone Lgbtqia+, ciò costituisce una violazione del diritto alla salute. Questa tendenza è in aumento negli Stati Uniti, dove persone attiviste e organizzazioni per i diritti all’aborto hanno segnalato la rimozione di contenuti correlati all’aborto su Meta e TikTok, impedendo alle persone di accedere efficacemente a informazioni fondamentali per la salute.

I sistemi che utilizzano algoritmi per promuovere contenuti sulle piattaforme social possono facilitare i pregiudizi amplificando contenuti dannosi e discriminatori. Una ricerca di Amnesty International su TikTok ha rivelato che l’azienda delinea le caratteristiche personali degli utenti, inclusi genere e interessi, in base alle informazioni in suo possesso per personalizzare e adattare contenuti e pubblicità.

La sorveglianza digitale mirata tramite l’uso di spyware può anche costituire una forma di violenza di genere facilitata dalla tecnologia (Tech-facilitated gender-based violence – Tfgbv).

Le ricerche di Amnesty International sulla Thailandia hanno rivelato che le persone attiviste sono state bersaglio di sorveglianza digitale e molestie online in modo malevolo e illegale da parte di attori statali e non statali, con effetti di genere profondamente dannosi su difensore e difensori dei diritti umani. Questo tipo di attacco, incluso l’uso del famigerato spyware Pegasus, ha avuto un effetto intimidatorio, portando in alcuni casi all’autocensura o al ritiro dall’attivismo.

Le attiviste donne e le persone Lgbtqia+ in Thailandia sono state anche soggette a forme di molestie online, tra cui doxing, campagne diffamatorie, minacce e messaggi abusivi, con l’obiettivo di intimidire, causare sofferenza e ridurle al silenzio.

“È fondamentale che i governi e gli attori privati adottino un approccio esplicitamente inclusivo dal punto di vista della questione di genere nella regolamentazione delle tecnologie e nella gestione dei danni causati. Se questi sistemi perpetuano discriminazione e disuguaglianza per donne e persone Lgbtqia+, allora non devono essere implementati”, ha concluso Richmond-Bishop.

 

Ulteriori informazioni

Nel 2024, Amnesty International ha pubblicato un documento tecnico sul sistema Samagra Vedika utilizzato nello stato di Telangana, in India, che si aggiunge ai resoconti della stampa che accusano Samagra Vedika di aver escluso migliaia di persone dall’accesso alle misure di protezione sociale, comprese quelle relative alla sicurezza alimentare, al reddito e all’abitazione.

Nel 2023, la ricerca di Amnesty International, “Intrappolati dall’automazione: povertà e discriminazione nello stato sociale della Serbia“, ha documentato come molte persone, in particolare rom e persone con disabilità, non siano riuscite a pagare le bollette, a procurarsi cibo e abbiano faticato a farsi strada dopo essere state escluse dal supporto di assistenza sociale in seguito all’introduzione del registro delle social card.