Il Bangladesh respinge i rifugiati rohingya verso le punizioni collettive di Myanmar

25 Novembre 2016

© UNHCR / S. Kritsanavarin

Tempo di lettura stimato: 5'

Migliaia di rifugiati rohingya in disperato bisogno di assistenza umanitaria e che hanno cercato scampo in Bangladesh dalle punizioni collettive che stanno subendo in Myanmar vengono rimandati indietro, verso una nazione che non li riconosce, in flagrante violazione del diritto internazionale.

I rohingya sono stritolati dalla vergognosa azione congiunta dei governi di Myanmar e Bangladesh. Il primo infligge loro punizioni collettive, il secondo li rimanda indietro. La loro richiesta di cibo, acqua e cure mediche viene ignorata” – ha dichiarato Champa Patel, direttrice di Amnesty International per l’Asia meridionale.

A seguito delle azioni armate portate a termine il 9 ottobre contro tre postazioni di frontiera, in cui erano stati uccisi nove agenti di polizia, le forze di sicurezza di Myanmar hanno compiuto attacchi di rappresaglia nello stato di Rakhine, attuando una vera e propria punizione collettiva contro i rohingya.

Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, le forze di sicurezza di Myanmar hanno sparato agli abitanti dei villaggi rohingya dagli elicotteri, dato fuoco a centinaia di abitazioni, compiuti arresti arbitrari e stuprato donne e ragazze.

Molti rifugiati rohingya si stanno attualmente nascondendo lungo gli argini del fiume Naf, che segna il confine tra Bangladesh e Myanmar, in disperato bisogno di cibo e cure mediche.

 

RIMPATRI FORZATI
Nell’ultima settimana, la Guardia di frontiera del Bangladesh ha arrestato ed espulso centinaia di rohingya, in violazione del principio di non respingimento. Di recente, le autorità locali hanno chiuso i confini e rafforzato i controlli della Guardia di frontiera e della Guardia costiera.  Ciò nonostante, dal 21 novembre almeno 2000 rohingya sono riusciti ad attraversare la frontiera, provenienti dai villaggi e dai campi profughi di Myanmar.

 

CONDIZIONI INUMANE E DEGRADANTI
I rohingya che sono riusciti a varcare la frontiera tra Myanmar e Bangladesh hanno trovato, come altri che li avevano preceduti, un precario riparo nella città di Cox Bazar. Il cibo e l’acqua scarseggiano e già prima degli ultimi arrivi si erano registrati casi di malnutrizione. Molti degli ultimi arrivati sono in cattive condizioni di salute e hanno attraversato il confine con ferite da arma da fuoco ancora aperte. Ciò nonostante, non si recano nelle strutture mediche della zona per timore di essere arrestati ed espulsi.

 

PUNIZIONI COLLETTIVE NELLO STATO DI RAKHINE
La rappresaglia delle forze di sicurezza di Myanmar dopo gli attacchi del 9 ottobre ha costretto circa 30.000 persone a lasciare le loro case. Anziché svolgere indagini e arrestare i presunti responsabili, le autorità di Myanmar hanno dato luogo a vere e proprie punizioni collettive, impedendo anche l’ingresso nella zona a osservatori indipendenti, giornalisti e operatori umanitari. Le forze di sicurezza di Myanmar si sono rese responsabili di arresti arbitrari, uccisioni illegali, stupri e incendi di villaggi.

 

I ROHINGYA IN BANGLADESH
I primi arrivi dei rifugiati e dei richiedenti asilo rohingya in Bangladesh risalgono all’inizio degli anni Settanta. Attualmente, nei due campi di Cox Bazar sono registrati circa 33.000 rifugiati.Dal 1992 il governo del Bangladesh rifiuta di concedere asilo politico ai rohingya in fuga da Myanmar. Di conseguenza, dai 300.000 ai 500.000 rohingya vivono irregolarmente nel paese, senza protezione legale e privi di documenti. Considerate bersaglio facile, mole donne rohingya subiscono stupri. Il governo del Bangladesh ha da poco terminato un censimento dei rohingya presenti irregolarmente del paese, con l’asserito obiettivo di fornire loro maggiore accesso ai servizi e un minimo di status legale. L’esito del censimento non è stato ancora reso pubblico.