Il governo britannico indaghi sulle autorità iraniane che hanno tenuto in ostaggio Nazanin Zaghari-Ratcliffe

1 Giugno 2022

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Amnesty International ha sollecitato il governo del Regno Unito a indagare sui funzionari iraniani sospettati di aver commesso il crimine di cattura di ostaggi ai danni della cittadina di Nazanin Zaghari-Ratcliffe, di nazionalità iraniana e britannica, per spingere il governo di Londra a saldare un debito risalente a decenni prima. Laddove dalle indagini emergessero sufficienti prove, le autorità britanniche dovrebbero chiedere l’estradizione dei sospetti.

In una dettagliata analisi pubblicata il 1° giugno, l’organizzazione per i diritti umani ha fornito circostanziate prove che la detenzione di Zaghari-Ratcliffe abbia costituito cattura di ostaggi, un crimine di diritto internazionale, e ha documentato le vicende di altre persone con doppio passaporto la cui attuale detenzione arbitraria potrebbe costituire cattura di ostaggi.

Amnesty International ha fornito tali prove alla Commissione affari esteri del Parlamento britannico, che ha lanciato un’inchiesta in merito.

La necessità che, a sua volta, la comunità internazionale agisca per prevenire e punire il crimine internazionale di cattura di ostaggi è esemplificata dalle crescenti prove che le autorità iraniane stiano tenendo in ostaggio Ahmadreza Djalali, di passaporto iraniano e svedese, e stiano minacciando di metterlo a morte per spingere altri stati a scambiarlo con ex funzionari iraniani in carcere o sotto processo all’estero.

Un altro caso di probabile cattura di ostaggi è stato quello di Anoosheh Ashoori, 67 anni, ingegnere in pensione di nazionalità iraniana e britannica, arrestato in Iran nel 2017. Sia lui che Zaghari-Ratcliffe hanno potuto lasciare l’Iran e tornare nel Regno Unito il 16 marzo 2022, dopo che il governo di Londra aveva pagato 393,8 milioni di sterline per saldare una disputa decennale su un debito contratto a seguito di una mancata fornitura di armi degli anni Settanta.

Il ritorno a casa di Zaghari-Ratcliffe è stato ripetutamente legato, dagli organi d’informazione ufficiali dell’Iran, al pagamento di quella somma. Lo stesso collegamento era stato ribadito dalle autorità iraniane alla donna e ai suoi familiari nel corso del periodo di detenzione. Due giorni prima del ritorno a casa, funzionari iraniani avevano convocato Zaghari-Ratcliffe dicendole esplicitamente che stava per essere “scambiata con denaro”.

Oltre a quello di Djalali, Amnesty International sta seguendo le vicende di altre sei persone con doppio passaporto attualmente detenute in Iran: gli austriaci-iraniani Kamran Ghaderi e Massud Mossaheb, i tedeschi-iraniani Nahid Taghavi e Jamshid Sharmahd e i britannici-iraniani Mehran Raoof e Morad Tahbaz, quest’ultimo anche cittadino degli Usa.

Nel marzo 2022 Shokrollah Jebeli, 82 anni, con passaporto australiano e iraniano, è morto in carcere dopo che le autorità iraniane gli avevano volutamente negato cure mediche specializzate adeguate e lo avevano privato dei medicinali necessari a tenere sotto controllo il suo precario stato di salute.

Poiché le autorità iraniane continuano a usare la detenzione di cittadini stranieri o di persone con doppio passaporto come strumento di pressione, Amnesty International chiede a tutti gli stati coinvolti di verificare rapidamente se la privazione della libertà dei loro connazionali possa costituire cattura di ostaggi e, nel caso, assumere tutte le misure necessarie per assicurare la loro scarcerazione e chiamare le autorità iraniane a rispondere del loro operato.

Iran e Regno Unito sono stati parte della Convenzione internazionale contro la cattura di ostaggi, che vieta azioni del genere commesse sia dagli stati che da attori non statali. La Convenzione definisce cattura di ostaggi la detenzione di persone accompagnata da minacce di uccisione, ferimento o prolungamento della detenzione fino a quando una terza parte non accetterà le condizioni, che possono essere stabilite in modo esplicito o implicito, per il rilascio della persona in ostaggio.