Il Qatar deve annullare la condanna di Manuel Guerrero Aviña

5 Giugno 2024

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Amnesty International, insieme alle organizzazioni FairSquare e National AIDS Trust, ha chiesto alle autorità del Qatar di annullare la sentenza emessa contro il cittadino britannico-messicano Manuel Guerrero Aviña, condannato a sei mesi di carcere con sospensione condizionale della pena e a una multa a seguito di un processo gravemente iniquo presso il tribunale di Al Sadd, nella capitale Doha.

Il 4 febbraio 2024 agenti in borghese hanno arrestato Guerrero Aviña, che viveva a Doha da sette anni e lavorava per la Qatar Airways, poco dopo che aveva accettato un appuntamento con un altro uomo tramite Grindr, un’app di incontri per gay. La famiglia di Guerrero Aviña ha riferito ad Amnesty International di ritenere che il profilo online della persona che lui aveva accettato di incontrare fosse falso e creato dalle forze di polizia per incastrarlo. Secondo Human Rights Watch, infatti, questa è una pratica consueta in alcuni paesi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord.

Guerrero Aviña è stato trattenuto in detenzione senza accuse per oltre sei settimane, interrogato in merito alle sue relazioni sessuali e sottoposto a maltrattamenti sulla base del suo orientamento sessuale e della sua sieropositività. Durante la seconda settimana di detenzione è stato messo in isolamento e gli è stato negato l’accesso a cibo e acqua per 15 ore al giorno, costringendolo a mendicare per avere da mangiare.

Per un mese dopo il suo arresto, le autorità si sono rifiutate di fornirgli le medicine per l’Hiv e non gli hanno concesso un’adeguata valutazione medica per rivedere le sue necessità di trattamento.

Successivamente, le autorità lo hanno accusato di possesso di droga e di altri reati legati agli stupefacenti, accuse che egli ha sempre negato.

Secondo quanto riferito dai suoi familiari, Manuel Guerrero Aviña è stato interrogato senza la presenza di un avvocato e costretto a firmare con l’impronta digitale una dichiarazione in arabo, che egli non comprendeva, senza fornirgli un interprete o una traduzione del documento, minacciandolo di violenza fisica se non avesse firmato.

Amnesty International ha esaminato questo documento, su cui è scritto che durante un interrogatorio del 5 febbraio alle 5.07 del mattino, Guerrero Aviña aveva confessato di usare e possedere droghe. Sei ore dopo aver firmato questa “confessione”, ha dichiarato al Pubblico ministero di negare tutte le accuse relative alla droga. Durante gli interrogatori i funzionari della sicurezza hanno minacciato di frustarlo se non avesse sbloccato il suo telefono per poter identificare altre persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+, inclusi i suoi precedenti partner sessuali.

Guerrero Aviña ha potuto incontrare un avvocato solo il 15 marzo. Le autorità gli hanno inoltre negato l’accesso a qualsiasi documento relativo al suo caso per oltre due mesi dopo il suo arresto e hanno concesso a lui e ai suoi avvocati l’accesso al fascicolo del caso solo pochi giorni prima della prima udienza del processo, negandogli così il tempo e i mezzi adeguati a preparare e presentare la sua difesa e per contestare, su un piano di parità, le argomentazioni e le prove presentate dall’accusa, violando così il suo diritto di difesa.

Il 18 marzo Guerrero Aviña è stato provvisoriamente scarcerato con un divieto di viaggio. Questa restrizione ai suoi spostamenti mette a rischio la sua salute e la sua vita, poiché i farmaci specifici per l’Hiv che assumeva prima dell’arresto non sono disponibili in Qatar.

Il 22 aprile l’imputato è comparso in tribunale per la sua prima udienza relativa alle accuse di droga, ai sensi della Legge n. 9 del 1987 sul controllo e la regolamentazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope pericolose. In quella occasione gli inquirenti hanno dichiarato di aver trovato, al momento dell’arresto, tracce di residui di cristalli di metanfetamina, oltre a vari altri oggetti correlati alla droga. Secondo Guerrero Aviña, quel materiale era stato piazzato dagli agenti di polizia.

Amnesty International ritiene che le autorità del Qatar abbiano utilizzato questo caso per stigmatizzare e criminalizzare le persone Lgbtqia+. Si sono basate sull’esito di un dubbio test delle urine, scritto a mano, per corroborare le accuse legate al possesso di droga, nonostante Guerrero Aviña abbia decisamente negato di aver usato o posseduto droghe illecite. Secondo gli standard internazionali, condurre test antidroga senza consenso costituisce una violazione del diritto alla privacy e i risultati non devono essere utilizzati come prove durante il processo.

In Qatar, si sono verificati casi di arresti arbitrari e maltrattamenti di persone Lgbtqia+, inclusi casi di percosse e molestie sessuali in custodia. Alcuni detenuti transgender sono stati costretti a sottoporsi a terapie di conversione per ottenere la scarcerazione.