India: il governo abroga le leggi coloniali ma non cambia niente

2 Luglio 2024

Photo by NARINDER NANU/AFP via Getty Images

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Il 1° luglio sono entrate in vigore in India tre nuove leggi che hanno preso il posto del Codice penale e della Legge sulle prove, risalenti rispettivamente al 1870 e al 1872, e del Codice di procedura penale del 1973.

Le nuove norme non miglioreranno tuttavia la situazione dei diritti umani: ad esempio, il vecchio reato di sedizione è rimasto intatto cambiando solo nome: “azioni che mettono in pericolo la sovranità, l’unità e l’integrità dell’India”. Sono persino aumentate le pene, fino a sette anni di carcere.

Il nuovo codice di procedura penale consentirà alla polizia di chiedere 15 giorni di ulteriore custodia di un sospetto in ogni momento precedente la fine dei due mesi iniziali di detenzione: ciò costituirà terreno fertile per i maltrattamenti e le torture.

Come in passato, sarà consentito l’uso di prove raccolte tramite mezzi elettronici, in un contesto in cui la protezione dei dati personali è del tutto labile, come già emerso in precedenti procedimenti giudiziari.

In definitiva, come le vecchie, le nuove norme saranno usate per reprimere il dissenso pacifico.

Ulteriore elemento di preoccupazione è che l’annunciata ampia consultazione della società civile, attraverso un comitato per la revisione delle leggi istituito sin dal 2020 dal ministero dell’Interno, non c’è mai stata. Oltretutto, il rapporto finale del comitato non è mai stato reso pubblico.