Tempo di lettura stimato: 4'
La stampa iraniana ha pubblicato la fotografia di un uomo, menzionato con le iniziali M.R., che il 10 luglio è stato legato a un albero e frustato 80 volte sulla schiena in una piazza di Kashmar, nella provincia di Razavi Khorasan.
Oltre 10 anni prima, quando aveva 14 o 15 anni, M.R. aveva bevuto alcol.
Secondo la procura di Kashmar, M.R. aveva consumato alcolici durante una festa di matrimonio nel corso della quale era scoppiata una rissa culminata nella morte di un invitato 17enne. La procura ha chiarito che M.R. non fu coinvolto nell’omicidio e che le frustate gli sono state inflitte solo per aver bevuto alcol.
I fatti risalgono al periodo compreso tra marzo 2006 e marzo 2007 (corrispondente, secondo il calendario iraniano, all’anno 1385). Poiché M.R. è nato nell’anno 1370, ossia tra marzo 1991 e marzo 1992, ne consegue che all’epoca del “reato” aveva 14 o 15 anni. La sentenza è stata emessa nell’anno 1386, dunque tra marzo 2007 e marzo 2008.
Al momento non si conoscono i motivi per cui la condanna sia stata eseguita con così tanto ritardo.
“Siamo di fronte a un sistema che legalizza la brutalità. Questo è un caso assolutamente sconvolgente”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa dal Nord di Amnesty International.
“Il diffuso ricorso alle pene corporali, anche nei confronti di rei minorenni, dimostra il profondo disprezzo delle autorità iraniane verso i principi elementari di umanità. Vanno subito cancellate dalle leggi le amputazioni, gli accecamenti e le frustate”
L’articolo 265 del codice penale islamico iraniano prevede che un musulmano che consuma alcol sia punito con 80 frustate.
La pena della fustigazione è prevista per oltre 100 reati, tra cui furto, aggressione, atti vandalici, diffamazione e frode, così come per atti che non dovrebbero essere inclusi nel codice penale, come l’adulterio, le relazioni sessuali extramatrimoniali, le relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e le “violazioni della morale pubblica”.
Nel 2018 le autorità iraniane hanno già inflitto ed eseguito pene corporali, tra cui l’amputazione della mano a un ladro.
“L’uso di pene crudeli e inumane come le frustate, le amputazioni e gli accecamenti sono un gravissimo affronto alla dignità umana e violano il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti previsto dal diritto internazionale”, ha commentato Luther.
“In quanto stato parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici, l’Iran è giuridicamente obbligato a vietare la tortura e gli altri trattamenti o pene crudeli, inumani e degradanti. Per questo, è del tutto inaccettabile che le autorità iraniane continuino ad autorizzare sanzioni del genere e a giustificarle in nome della protezione dei precetti religiosi”, ha concluso Luther.