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La mattina del 29 agosto Nazanin Zaghari-Ratcliffe, operatrice umanitaria con doppia cittadinanza britannica e iraniana, è stata ricoverata nel reparto ospedaliero della prigione di Evin, nella capitale iraniana Teheran, a seguito di un attacco di panico seguito da un collasso.
Zaghari-Ratcliffe sta scontando una condanna a cinque anni di carcere per “spionaggio”, un reato mai commesso. Per Amnesty International è una prigioniera di coscienza.
Il 23 agosto le era stato concesso un “congedo temporaneo” di tre giorni, durante i quali aveva potuto riabbracciare – dopo oltre 870 giorni – la sua figlioletta Gabriella, che ora ha quattro anni.
Il 26 agosto era stata richiamata nella prigione di Evin, a Teheran, per scontare il resto della pena.
“Quello che le autorità iraniane stanno facendo a Nazanin è di una crudeltà eccezionale“, ha dichiarato Kate Allen, direttrice di Amnesty International Regno Unito.
“Non solo l’hanno privata del diritto a un giusto processo, trattenendola per mesi in isolamento e senza vedere un avvocato per poi condannarla con una procedura sommaria e gravemente irregolare; ma giorni fa l’hanno anche strappata dalle mani di sua figlia, provocando a entrambe profonda angoscia e intenso trauma“, ha aggiunto Allen.
“Nazanin deve ricevere subito il trattamento medico specialistico di cui ha bisogno, fuori dalla prigione, come ha chiesto persino il direttore sanitario del carcere; poi, in quanto prigioniera di coscienza, essere rilasciata immediatamente e senza alcuna condizione“, ha concluso Allen.