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Immagini satellitari, video, fotografie e decine di testimonianze provano la fuga di massa di decine di migliaia di civili da Tuz Khurmatu, in Iraq.
Le testimonianze raccolte hanno riferito di almeno 11 civili uccisi da attacchi indiscriminati, centinaia di proprietà saccheggiate, incendiate e distrutte nel corso degli scontri del 16 ottobre tra le forze governative – spalleggiate dalle milizie chiamate Unità di mobilitazione popolare – e i peshmerga (“combattenti”) curdi.
Intervistati tra il 18 e il 23 ottobre 42 sfollati di Tuz Khurmatu.
“Nel giro di poche ore le vite di innumerevoli uomini, donne e bambini di Tuz Khurmatu sono state devastate. Migliaia di persone hanno perso case, negozi e ogni cosa che possedevano e ora si trovano nei campi, nei villaggi e nelle città dei dintorni chiedendosi se un giorno saranno in grado di rientrare“, ha dichiarato in una nota ufficiale Lynn Maalouf, direttrice per le ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.
Fino al 16 ottobre Tuz Khurmatu era una città multietnica con una popolazione di oltre 100.000 abitanti tra curdi, turkmeni e arabi ed era sotto il controllo congiunto delle forze del Governo regionale del Kurdistan, delle Unità di mobilitazione popolare e della polizia locale. Il 16 ottobre le forze regolari irachene spalleggiate dalle Unità di mobilitazione popolare hanno assunto il controllo della città.
La Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq (Unami) ha fatto sapere ad Amnesty International che dal 16 ottobre 35.000 abitanti di Tuz Khurmatu hanno lasciato la città. Molti lo hanno fatto tra le 2 e le 6 del mattino di quel giorno, quando sono iniziati i combattimenti.
“Le autorità irachene avevano già in passato dichiarato che non avrebbero tollerato alcun attacco contro i civili e avrebbero chiamato a risponderne i responsabili. Ora devono tradurre le loro parole in azioni e avviare indagini imparziali su quanto accaduto a Tuz Khurmatu, in modo che le vittime ricevano piena riparazione e i responsabili siano portati di fronte alla giustizia“, ha aggiunto Maalouf.