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Le autorità israeliane devono immediatamente scarcerare Walid Daqqah, un prigioniero palestinese malato terminale, affinché possa ricevere cure mediche specialistiche e trascorrere ciò che resta della sua vita con la famiglia. La prigione di Ayalon, dove Daqqah è attualmente detenuto, non è in grado di fornirgli cure adeguate.
Daqqah, 62 anni, ha un tumore al midollo osseo e una patologia polmonare cronica, a causa della quale è stata rimossa la maggior parte del polmone destro.
Il tumore è stato diagnosticato un anno fa ma da allora il Servizio delle prigioni ha negato il suo trasferimento in un ospedale civile, dove avrebbe potuto beneficiare di un trapianto. Quest’anno, dopo un infarto, il Servizio delle prigioni ha ritardato di 11 giorni il ricovero in un ospedale civile.
Nel marzo di quest’anno Daqqah aveva terminato di scontare una condanna a 37 anni (ridotta rispetto all’ergastolo del primo processo) inflittagli per aver comandato un gruppo armato affiliato al Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che nel 1984 aveva rapito e ucciso il soldato israeliano Moshe Tamam. Tuttavia, è rimasto in carcere per scontare un’ulteriore condanna a due anni, emessa nel 2018 per aver tentato di far arrivare in prigione dei telefoni.
Il 26 giugno è stata respinta la richiesta di scarcerazione anticipata per motivi di salute. Il 7 agosto è stato respinto anche l’appello contro quella decisione. La scarcerazione di Daqqah è ora fissata al marzo 2025, quando potrebbe non essere più vivo.
La moglie di Daqqah, Sanaa, con la quale ha avuto una figlia facendo uscire di nascosto il proprio liquido seminale dal carcere, non ha il permesso di visitarlo. Daqqah ha potuto vedere per la prima volta la piccola Milad solo quando aveva 18 mesi.
In carcere Daqqah ha scritto numerosi saggi sull’impatto della detenzione sulla società palestinese e un racconto per ragazzi, che gli è costato un periodo d’isolamento.