Foto da Pexels
Tempo di lettura stimato: 4'
Circa 40 ministri si incontreranno a Copenaghen il 21 e il 22 marzo per analizzare lo stato di attuazione delle decisioni prese alla Cop28 di Dubai e iniziare a preparare l’agenda della Cop29, in programma in Azerbaigian dall’11 al 24 novembre.
La riunione sarà coordinata dal presidente della Cop28, l’emiratino Sultan Ahmed al-Jaber, dal ministro danese per la Cooperazione allo sviluppo e la Giustizia climatica Dan Jorgensen e dal presidente designato della Cop29, l’azero Mokhtar Babayev.
“Questo incontro potrà essere un viatico verso una Cop29 di successo se porrà al centro i diritti umani, ad esempio identificando un percorso completo, veloce, equo e finanziato verso l’uscita dal fossile. Ciò significa che la Cop29 dovrà aumentare enormemente gli obiettivi da raggiungere per il finanziamento della transizione, soprattutto da parte di quegli stati che sono i principali emettitori di gas serra, degli stati del G20 e dalle nazioni ricche che producono idrocarburi”, ha dichiarato Ann Harrison, consulente sulle politiche climatiche di Amnesty International.
“Questi stati dovranno contribuire a finanziare misure di adattamento e un’equa transizione verso le energie rinnovabili negli stati a basso reddito e assumere impegni vincolanti per contribuire al Fondo danni e perdite, istituito per aiutare le comunità e le singole persone che subiscono l’impatto del riscaldamento globale”, ha aggiunto Harrison.
“Gli attuali impegni a fornire 100 miliardi di dollari all’anno sono saltati. Occorre ripristinare la fiducia mettendo rapidamente a disposizione quei triliardi di dollari necessari per affrontare le minacce che la crisi climatica sta ponendo ai diritti umani di miliardi di persone, soprattutto le più marginalizzate, che subiscono le conseguenze peggiori”, ha sottolineato Harrison.
“I diritti alla libertà d’espressione, di associazione e di protesta pacifica devono essere sempre rispettati dagli stati. Preoccupa, da questo punto di vista, che la Cop29 sia ospitata in un petrostato autoritario che ha un’allarmante storia di violazioni dei diritti umani, tra cui la repressione delle proteste ambientaliste e gli arresti dei giornalisti. Chiediamo alle autorità dell’Azerbaigian di porre fine a queste violazioni e a dare vita a importanti riforme prima e dopo la Cop29, affinché rispettino i loro obblighi sui diritti umani”, ha commentato Harrison.
“Chiediamo agli organizzatori della Cop29 di sancire e garantire il rispetto dei diritti umani nell’Accordo con lo stato ospitante in modo da consentire la piena, libera ed efficace partecipazione della società civile. Questo Accordo dovrà essere pubblicato e messo a disposizione affinché le persone intenzionate a partecipare alla Cop29 possano prendere decisioni informate circa la loro presenza. L’Accordo dovrà contenere garanzie concrete contro eventuali rappresaglie ai danni delle opinioni dissidenti, comprese quelle relative all’ambiente”, ha concluso Harrison.