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Dal 5 marzo nelle nostre vite tutto è cambiato! Nessuno potrà dimenticare le 9 settimane trascorse in casa, in un tempo sospeso. Come hanno vissuto e stanno vivendo questo momento così difficile i bambini e gli adolescenti del nostro paese? Quali sono state le conseguenze del lockdown sul mondo della scuola e sul diritto allo studio?
Le cittadine e i cittadini di domani sono stati privati improvvisamente della possibilità di condividere esperienze e conoscenze con i compagni di classe, giocare, mangiare e stare insieme nei diversi momenti della quotidianità scolastica. Tutto questo ha avuto e avrà sicuramente un impatto psicologico, che non è ancora possibile valutare nelle sue molteplici conseguenze. Si può invece iniziare a ragionare sulla situazione che si è venuta a creare con la chiusura delle scuole e il passaggio obbligato dalla didattica in presenza alla forma emergenziale della didattica a distanza (DaD), che in alcuni casi rischia di diventare una vera e propria “distanza dalla didattica“.
Partiamo dal grande merito della scuola pubblica italiana, benché messo a dura prova dall’aggressività del Covid-19. La scuola è un luogo dove le differenze familiari, sociali ed economiche vengono superate dalla condivisione di spazi e tempi che sono uguali per tutte e per tutti. Non importa come sia la casa, che lavoro facciano i genitori e come si arrivi a scuola: in classe tutti i bambini sono uguali e hanno gli stessi diritti.
Nella didattica a distanza questo importante principio di uguaglianza sta rischiando di perdersi tra i collegamenti internet che non funzionano, la mancanza di strumentazione tecnologica necessaria a soddisfare i bisogni di un’intera famiglia, l’assenza di una figura – quella dell’insegnante – fondamentale per l’apprendimento da parte di tutta la classe.
Nella scuola primaria, in particolare, le bambine i bambini hanno bisogno del supporto di un genitore per poter usufruire di questa nuova forma di didattica e non tutti i genitori sono in grado di fornire il loro aiuto, per le ragioni più diverse. La situazione è ancora più difficile se il minore ha un “bisogno educativo speciale” o è uno studente con disabilità che ha perso il sostegno garantito in classe.
Secondo il rapporto Istat del 6 aprile 2020 il 33,8% delle famiglie non ha un computer o tablet in casa e la quota scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minore. Solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o un tablet. Sono dati allarmanti, se si pensa che con la didattica a distanza le studentesse e gli studenti per seguire regolarmente le lezioni devono disporre di una strumentazione tecnologica individuale.
Un ulteriore problema è rappresentato dalle difficoltà di connessione e copertura della rete e purtroppo i dati ci raccontano, ancora una volta, che esistono profonde differenze tra nord e sud d’Italia e tra città e piccoli centri.
È fondamentale superare questi ostacoli per garantire un accesso universale alla didattica e, affinché questo sia possibile, è altrettanto necessario che i docenti siano adeguatamente formati all’utilizzo di piattaforme e device per poter applicare la didattica a distanza in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.
Quali sono le realtà che rischiano di subire le conseguenze più pesanti di questa situazione così incerta?
Sicuramente gli studenti e i genitori che erano già in condizioni difficili prima dell’emergenza causata dal Covid-19 e che si sono ritrovati a dover gestire all’improvviso questa nuova forma di scuola: parliamo di famiglie con difficoltà economiche, minori migranti, studenti che vivono nei campi rom o minori che si trovano fuori dai contesti sociali tradizionali e che spesso non sono raggiunti dalla didattica in presenza. In queste situazioni di grande vulnerabilità, la didattica a distanza rischia di far salire vertiginosamente il tasso di abbandono scolastico e di riportare l’Italia indietro nel tempo.
Gli innumerevoli problemi che stanno affrontando molte famiglie povere italiane e straniere per garantire ai propri figli la continuità scolastica ci devono ricordare che nessuno deve essere escluso dal sistema educativo e che è compito delle istituzioni cercare in ogni modo di colmare le diseguaglianze sociali, prima che si trasformino in pericolose forme di discriminazione.
Sciogliere i nodi che sono emersi nella seconda parte dell’anno scolastico, sarà ancora più urgente a settembre quando, molto probabilmente, non si tornerà a scuola secondo una normale didattica in presenza. Se non si interverrà in maniera efficace e duratura per colmare le differenze che l’emergenza Covid-19 ha causato e causerà, molti bambini e adolescenti vedranno messo in discussione, oltre al diritto all’istruzione, anche il principio di uguaglianza che è alla base del concetto stesso di diritti umani e della nostra Costituzione.