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Azioni legali, proteste e altre iniziative sono in programma in alcuni porti europei per opporsi allo scalo del cargo saudita “Bahri Yanbu” che già in passato ha trasportato armi del valore di decine di milioni di dollari destinate alla guerra in Yemen.
Dopo una serie di scali in Canada e negli Usa e un viaggio transatlantico, a partire dal 2 febbraio la “Bahri Yanbu” ha in programma scali a Bremerhaven (Germania), Anversa (Belgio), Tilbury Docks (Regno Unito), Cherbourg (Francia) e Genova (Italia), prima di proseguire verso l’Arabia Saudita.
“Nel maggio 2019 le proteste e le azioni legali sono in parte riuscite a bloccare alcuni dei carichi della ‘Bahri Yanbu’, non impedendo tuttavia che componenti di aerei militari e altre forniture per decine di milioni di dollari venissero trasportate a bordo. Molti stati, dunque, sono venuti miserabilmente meno ai loro obblighi internazionali di interrompere i trasferimenti di armi usate per compiere crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani“, ha dichiarato Patrick Wilcken, ricercatore di Amnesty International su controlli sulle armi e diritti umani.
“Adesso, la volontà politica dei governi di rispettare il diritto internazionale viene messa nuovamente alla prova. Attivisti e lavoratori portuali sono già ampiamente allertati rispetto alla minaccia che la ‘Bahri Yanbu’ aggiri le norme internazionali in nome dei lucrosi accordi in materia di armi che hanno favorito uccisioni di civili in Yemen e una terribile catastrofe umanitaria“, ha aggiunto Wilcken.
Le iniziative in programma nei prossimi giorni prevedono: in Belgio, un’azione legale di tre organizzazioni non governative contro le autorizzazioni alla fornitura di armi concesse dalle autorità belghe; una protesta di attivisti di Amnesty International Francia nel porto di Cherbourg; un’analoga protesta, a Genova, da parte dei portuali e degli attivisti di Amnesty International Italia.
A Genova, i sindacati hanno annunciato uno sciopero e già reso noto il rifiuto di caricare merci destinate alla guerra in Yemen.
Nel dicembre 2019 Amnesty International Spagna e i suoi partner locali della campagna Control Arms hanno protestato in occasione dell’arrivo della nave gemella della “Bahri Yanbu”, la “Bahri Abha” nel porto di Sagunto. Il governo spagnolo ha detto alle organizzazioni che a bordo della nave c’erano container destinati a Emirati Arabi Uniti ed Egitto ma non ha fornito dettagli sul loro contenuto.
Dato il clima di segreto che circonda la natura dei carichi della “Bahri Yanbu”, Amnesty International non è in possesso di prove specifiche che la nave stia attualmente trasportando armi verso l’Arabia Saudita. Tuttavia le caratteristiche di questo viaggio e l’esito dei precedenti lascia pensare che sia così e che gli stati stiano ancora tradendo i loro obblighi giuridici di fermare trasferimenti illegali di armi.
Secondo i documenti di trasporto analizzati da Amnesty International, dall’inizio della guerra in Yemen nel 2015, nei 10 viaggi precedenti quello in corso la “Bahri Yanbu” ha trasportato dagli Usa all’Arabia Saudita materiale militare e a doppio uso per un valore di quasi 360 milioni di dollari.
I dati ora a disposizione mostrano che quando nel maggio 2019 la “Bahri Yanbu” ha fatto scalo in vari porti europei, aveva già a bordo componenti ed equipaggiamento militare, per lo più relativi ad aerei da guerra, prodotti negli Usa per un valore di 47 milioni di dollari. Vi sono prove credibili che avesse a bordo anche veicoli blindati leggeri di produzione canadese. Poi caricò container di armi in Belgio e in Spagna, mentre in Francia un’azione legale delle organizzazioni non governative bloccò un carico di cannoni.
Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito sono stati parte del Trattato globale sul commercio di armi. Gli Usa lo hanno firmato ma l’amministrazione Trump ha reso noto che non intende rispettarlo.
Il Trattato vieta i trasferimenti internazionali di armi che potrebbero essere usate per compiere crimini di guerra, come gli attacchi diretti contro la popolazione civile.
La Posizione comune europea sulle esportazioni di armi proibisce a sua volta agli stati dell’Unione europea di autorizzare trasferimenti di armi in situazioni del genere.
Gli attacchi aerei e terrestri della coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno ucciso e ferito migliaia di civili yemeniti, anche a seguito di attacchi che hanno violato il diritto internazionale umanitario e che potrebbero equivalere a crimini di guerra.
Il confitto dello Yemen è caratterizzato da ulteriori gravi crimini di diritto internazionale, comprese le sparizioni forzate e le torture all’interno di una rete di centri segreti di detenzione.