“La polizia ci ha urinato in testa, trattati come animali”: essere omosessuali in Indonesia

23 Maggio 2018

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La polizia ci ha urinato in testa e ci ha picchiato, siamo stati trattati come animali, nessuno dovrebbe subire la stessa umiliazione“.

Hartoyo ha vissuto sulla sua pelle cosa significhi essere discriminati per il proprio orientamento sessuale. Oggi, anche per quello che le violenze e le umiliazioni subite, ha scelto difendere in prima linea i diritti delle persone Lgbti in Indonesia.

Nel 2007 si era recato insieme al suo fidanzato ad Aceh, un “territorio speciale” dell’Indonesia, situato sull’estremità settentrionale dell’isola di Sumatra, per offrire aiuto come operatore umanitario durante la ricostruzione della provincia in seguito al devastante tsunami del 2005.

In quell’occasione è stato catturato insieme al compagno e ha subito violenze e umiliazioni.

Giurando a se stesso che nessun altro avrebbe dovuto subire le stesse violenze ha deciso di fondare nel 2009 “Suara Vita” (La nostra voce), un’organizzazione che si occupa dei diritti delle persone Lgbti.

Un lavoro molto pericoloso per chi vive nella provincia di Aceh.

In base alle leggi islamiche introdotte nel 2015, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono considerati un crimine ad Aceh e vengono puniti con bastonate pubbliche.

Quando una coppia gay è stata punita per la prima volta nel 2017, Hartoyo si è recato lì per sostenerli.

Ho visitato Aceh per incontrare le vittime“, racconta. “Prima di poter incontrare le vittime e sostenerle ho dovuto cambiare ripetutamente hotel“.

Il codice della Sharia di Aceh autorizza i vigilantes locali a identificare e detenere chiunque sia sospettato di violare le regole. I vigilantes sono autorizzati anche ad irrompere nelle case private per catturare la persone nei momenti più intimi.

Più i gruppi e gli individui Lgbti diventano consapevoli dei loro diritti e combattono insieme, più si avvicinano alla giustizia”, afferma Hartoyo.

Il 27 gennaio 2018, ad Aceh, 12 donne transgender sono state arbitrariamente arrestate, umiliate pubblicamente e picchiate.

A causa della pubblica umiliazione che le 12 vittime hanno subito, insieme agli abusi fisici e alle minacce e all’effetto traumatico che questo ha avuto su di loro, attaccando la loro espressione e identità di genere, riteniamo che questi maltrattamenti equivalgano a tortura.

Attualmente è in corso un’indagine interna da parte della polizia regionale di Aceh per verificare la cattiva condotta del capo della polizia della zona nord di Aceh.

Firma ora l’appello per chiedere alle autorità indonesiane di assicurare un’indagine indipendente, imparziale ed efficiente affinché i colpevoli siano portati davanti alla giustizia e assicurare alle vittime un risarcimento totale e una effettiva protezione.

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