L’alleanza per il vaccino popolare accusa gli stati del G7: “Il mancato sostegno alla sospensione dei brevetti sui vaccini mette in pericolo milioni di vite”

10 Giugno 2021

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Alla vigilia del vertice in programma dall’11 al 13 giugno nel Regno Unito, l’Alleanza per il vaccino popolare – una rete di organizzazioni e attivisti che chiede vaccini per tutti e per tutte, ovunque e gratuiti – ha accusato gli stati del G7 di essere, col loro approccio egoista, il principale ostacolo alla fine della pandemia da Covid-19.

Secondo l’Alleanza, la promessa fatta dagli stati del G7 di vaccinare il mondo entro il 2022 sarà impossibile da mantenere, se i governi continueranno a bloccare le proposte riguardanti la condivisione dei brevetti e della tecnologia indispensabile per salvare vite umane.

Nel 2020 India e Sudafrica – invitati al vertice del G7 – hanno proposto una deroga temporanea alla proprietà intellettuale per consentire ad altri stati di produrre test, trattamenti sanitari e vaccini fino al raggiungimento dell’immunità di gregge globale. La proposta è ad ora appoggiata da oltre 100 stati.

All’interno del G7, solo gli Usa hanno espresso sostegno alla proposta, seppur limitata ai vaccini, mentre il Giappone ha dichiarato che non si opporrà a un eventuale accordo.

Germania e Regno Unito continuano a opporsi con veemenza a una soluzione che potrebbe consentire di aumentare enormemente la produzione dei vaccini e salvare milioni di vite umane. Canada, Francia e Italia sono in posizione d’attesa.

“La sola contea della Cornovaglia, dove si terrà il vertice del G7, ha somministrato più vaccini rispetto al numero complessivo di dosi iniettate in 22 stati africani. Questo è solo un esempio di come non aver contrastato i monopoli delle grandi aziende farmaceutiche ha prodotto clamorose ineguaglianze nell’accesso ai vaccini. Questo incomprensibile fallimento della leadership globale deve essere immediatamente corretto”, ha dichiarato Steve Cockburn, direttore del programma Giustizia economica e sociale di Amnesty International.

“La strada intrapresa non porterà beneficio a nessuno. Non ci sarà modo di tornare a una vita normale in nessuna parte del mondo se sarà vaccinata solo la popolazione di una manciata di stati. La pandemia non finirà fino a quando gli stati ricchi continueranno a fare incetta di vaccini, a sostenere i monopoli delle grandi aziende farmaceutiche e a venir meno ai loro obblighi internazionali”, ha aggiunto Cockburn.

L’Alleanza ha calcolato che, di questo passo, gli stati più poveri del mondo termineranno di vaccinare la loro popolazione nel 2078. Al contrario, gli stati del G7 contano di concludere le loro campagne vaccinali nel gennaio 2022. Alla fine di maggio, il 42 per cento della popolazione degli stati del G7 aveva ricevuto almeno una dose di vaccino, a fronte dell’1 per cento negli stati a più basso reddito.

Il 28 per cento dei vaccini consegnati fino alla fine di maggio è stato destinato agli stati del G7, sebbene qui viva solo il 10 per cento della popolazione mondiale. Il Regno Unito ha una popolazione venti volte inferiore rispetto a quella di tutta l’Africa ma ha vaccinato quasi il doppio rispetto all’intero continente africano.

Al vertice del Regno Unito, si prevede che gli stati del G7 annuncino l’intenzione di fornire parte delle dosi in eccesso agli stati più poveri, ma questa misura da sola non risolverà il problema.

Ciò di cui vi è bisogno è che le aziende farmaceutiche condividano la loro tecnologia e le loro conoscenze, in modo da consentire un massiccio incremento della produzione dei vaccini. I produttori dei vaccini hanno finora ricevuto oltre 100 miliardi di dollari di fondi pubblici eppure neanche uno di loro ha accettato di partecipare al C-Tap (Covid-19 Technology Access Pool) dell’Organizzazione mondiale della sanità, istituito oltre un anno fa per facilitare la condivisione deli brevetti e della tecnologia.

Il risultato è che i profitti di aziende come Moderna e Pfizer sono balzati alle stelle e l’elenco dei miliardari comprende ora nove nuovi produttori di vaccini.

La tanto pubblicizzata iniziativa denominata Covax è in crisi. Alla fine di maggio, attraverso Covax erano state distribuite 77 milioni di dosi, un terzo rispetto all’obiettivo prefissato. Al ritmo attuale, le dosi distribuite alla fine del 2021 saranno solo 250 milioni di dosi, il 10 per cento del totale della popolazione degli stati più poveri che hanno aderito al progetto. Di conseguenza, gli stati che facevano affidamento sul Covax stanno esaurendo le scorte e molte persone che hanno ricevuto la prima dose non sanno se e quando arriverà la seconda.

Questa crisi nelle forniture è dovuta in parte al mancato contrasto ai monopoli farmaceutici e in parte all’eccessivo affidamento fatto sulle forniture di vaccini di AstraZeneca dall’India, stato dove ora viene data priorità alla popolazione interna. I principali fornitori di vaccini al progetto Covax hanno recentemente annunciato che non saranno in grado, entro la fine dell’anno, di fornire ulteriori vaccini.

Le donazioni provenienti dagli stati ricchi sono sicuramente urgenti per salvare il progetto Covax ma proprio affidarsi alle donazioni è il sintomo di un sistema guasto, in cui volutamente i vaccini sono stati prodotti in quantità scarsa e a costi elevati.

Le soluzioni concrete, ribadisce l’Alleanza, sono l’immediata deroga ai brevetti, la condivisione della tecnologia e il finanziamento della produzione mondiale dei vaccini. Secondo i calcoli degli analisti dell’Alleanza, in un anno potrebbero essere prodotte otto miliardi di dosi ad un costo di meno di 25 miliardi di dollari.

L’Alleanza chiede agli stati del G7 di:

  • darsi l’obiettivo della vaccinazione del 60 per cento della popolazione globale entro la fine del 2021 e della vaccinazione di tutte e di tutti entro i 12 mesi successivi;
  • schierarsi in favore dell’immediata sospensione delle norme sulla proprietà intellettuale e del trasferimento della tecnologia a tutti i produttori qualificati di vaccini nel mondo;
  • contribuire equamente, per la parte loro spettante, a finanziare la produzione di miliardi di dosi di vaccino nel tempo più breve possibile e sostenere i sistemi sanitari, in particolare gli operatori sanitari, in modo che ogni persona sia vaccinata gratuitamente.