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L’aumento degli intercettamenti in mare da parte delle autorità della Libia ha fatto sì che, soltanto negli ultimi due mesi, almeno 2600 persone venissero trasferite negli squallidi centri di detenzione del paese, dove sono a rischio di subire torture ed estorsioni.
Lo ha denunciato oggi Amnesty International, accusando i governi europei di essere complici fornendo attivo sostegno alle autorità libiche negli intercettamenti e nei trasferimenti nei centri di detenzione.
“L’Unione europea sta chiudendo gli occhi di fronte alla sofferenza causata dalle sue crudeli politiche migratorie che hanno esternalizzato alla Libia il controllo delle frontiere”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
“Quando i leader europei non risparmiano alcuno sforzo per assicurare che la Guardia costiera libica intercetti il maggior numero di persone possibile, di fatto spediscono indietro migranti e rifugiati nei centri di detenzione della Libia, noti per le violenze e le torture che vi si praticano. Nessuno dovrebbe essere rimandato in Libia”, ha aggiunto Morayef.
Almeno 7000 migranti e rifugiati stanno languendo nei centri di detenzione libici, dove le violenze sono costanti e le forniture d’acqua e di cibo scarse. Si tratta di un vistoso incremento rispetto al mese di marzo, quando secondo le autorità libiche i detenuti erano 4400.
“L’Unione europea deve cessare di servirsi della Guardia costiera della Libia per trattenere le persone in quel paese e deve attivarsi per chiudere i centri di detenzione, reinsediare i rifugiati in Europa e consentire all’Alto commissariato Onu per i rifugiati di assistere tutti i rifugiati in Libia”, ha sottolineato Morayef.
Dalla fine del 2016 gli stati membri dell’Unione europea, soprattutto l’Italia, hanno attuato una serie di misure per sigillare la rotta migratoria attraverso la Libia e il mar Mediterraneo, tra l’altro rafforzando la capacità della Guardia costiera libica di intercettare migranti e rifugiati e riportarli in Libia.
L’Italia e altri stati dell’Unione europea hanno fornito alla Guardia costiera libica vario supporto, tra cui almeno quattro motovedette e la formazione del personale. All’inizio del 2018 la Guardia costiera italiana ha iniziato a trasferire a quella libica il coordinamento delle operazioni di soccorso in acque internazionali vicine alla Libia: ciò è stato reso possibile solo dalla collaborazione delle navi e del personale in Libia della Marina italiana.
Solo nell’aprile 2018, la Guardia costiera libica ha intercettato e riportato in Libia 1485 migranti e rifugiati, portando a 5000 – secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni – il totale delle persone intercettate nei primi quattro mesi dell’anno.
I migranti e i rifugiati intercettati vengono trasferiti nei centri di detenzione gestiti dal dipartimento per il contrasto all’immigrazione illegale. Questi centri sono tristemente noti per il carattere arbitrario e indeterminato della detenzione e per le violazioni dei diritti umani, come denunciato da Amnesty International in un rapporto del dicembre 2017.
I migranti e i rifugiati intervistati dai ricercatori di Amnesty International hanno denunciato terribili violenze tra cui torture, lavori forzati, estorsioni e uccisioni illegali da parte di funzionari libici, trafficanti e gruppi armati.
All’inizio del maggio 2018 Medici senza frontiere ha denunciato la situazione umanitaria di 800 persone trattenute in un centro di detenzione pericolosamente sovraffollato a Zuwara, prive di accesso all’acqua e al cibo e confinate in uno spazio minuscolo nel quale non riescono neanche a stare sdraiati.
“L’Unione europea e i suoi stati membri devono rivedere la cooperazione con la Libia e subordinare ogni sostegno, finanziario o di altra natura, alla piena collaborazione delle autorità libiche a rispettare i diritti dei migranti e dei rifugiati, a partire dal rilascio di tutte le persone che si trovano nei centri di detenzione del paese e dalla fine alla detenzione automatica dei migranti e dei rifugiati”, ha commentato Morayef.
Tutti i migranti e i rifugiati rilasciati dovranno ricevere protezione e assistenza finché rimarranno in territorio libico.
Le autorità libiche dovrebbero negoziare un Memorandum d’intesa con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati che riconosca il suo status e gli consenta di svolgere in pieno il suo mandato.
Gli stati membri dell’Unione europea dovranno impegnarsi ad aumentare le quote dei reinsediamenti per garantire la protezione dei rifugiati che sono abbandonati in Libia.
Ulteriori informazioni
I nuovi dati sui numeri dei migranti e dei rifugiati nei centri di detenzione in Libia indicano un cambio preoccupante nella tendenza che mostrava un netto calo nel numero delle persone detenute dopo le evacuazioni umanitarie gestiti dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni dall’ottobre 2017.
Solo quest’anno l’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha evacuato 5620 persone dalla Libia nell’ambito di un programma di ritorni “volontari”, che offre alle persone trattenute nei centri di detenzione la possibilità di tornare nei loro paesi di origine. Questo programma, se in molti casi offre una prospettiva di vita, rischia di costringere altre persone a tornare laddove potranno subire gravi violazioni dei diritti umani.