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Hajar Raissouni, giornalista del quotidiano indipendente Akhbar al-Youm, è stata condannata a un anno di carcere in Marocco per aver abortito.
La giornalista era stata fermata il 31 agosto insieme al fidanzato Amin Rifaat, a un medico e a due suoi assistenti, all’uscita di uno studio medico della capitale Rabat.
“Un colpo devastante ai diritti delle donne in Marocco” ha commentato in una nota ufficiale Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
Oltre alla donna, sono stati condannati: il suo fidanzato sono stati a un anno di carcere, il medico sospettato di aver praticato l’aborto a due anni di carcere e a due anni di divieto di esercitare la professione e i due assistenti, rispettivamente, a un anno e a otto mesi di carcere.
“Hajar, il suo fidanzato e il personale medico coinvolto non avrebbero mai dovuto essere arrestati. E invece lo sono stati e per di più Raissouni è stata pubblicamente diffamata, violata nella sua privacy e condannata per un’accusa ingiusta. Le autorità marocchine dovrebbero revocare la condanna e ordinare il suo rilascio immediato e incondizionato, così come quello di tutte le altre persone coinvolte nel caso“, ha aggiunto Morayef.
In una lettera inviata il 4 settembre al suo quotidiano, Hajar Raissouni aveva riferito di essere stata interrogata sui suoi scritti di tenore politico, su uno dei suoi colleghi e sui suoi familiari, tra cui Ahmed Raissouni, noto teologo islamista ed ex presidente del Movimento per l’unicità e la riforma, uno dei più popolari movimenti religiosi del Marocco.
“In base al diritto internazionale le donne hanno il diritto di pendere le loro decisioni circa la loro vita sessuale e riproduttiva. Criminalizzare l’aborto è una forma di discriminazione nei loro confronti. Chiediamo alle autorità del Marocco di abolire tutte le leggi che violano i diritti delle donne, comprese quelle che considerano reati l’aborto e le relazioni extra-matrimoniali“, ha concluso Morayef.