Miei amatissimi figli, mi mancate!

10 Maggio 2019

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Nasrin Sotoudeh è un’avvocata che difende con coraggio e senza mai tirarsi indietro i diritti umani in Iran.

Nella sua lunga e ammirevole carriera, ha difeso i suoi assistiti dalla pena di morte e si è spesa per i diritti dei minori. Di recente, ha sfidato con il suo lavoro le norme che obbligano le ragazze dopo i nove anni ad indossare il velo (hijab) e che prevedono pene umilianti e ingiuste, quali il carcere o le frustate, in caso di violazioni di questa norma. Nasrin è stata condannata a un totale di 38 anni e 148 frustate dopo due processi ingiusti perché ha difeso la scelta delle donne e delle ragazze di indossare o meno il velo. Dovrà scontare 17 anni in carcere.

Nasrin Sotoudeh è anche madre. Per due volte i suoi figli sono stati costretti a incontrarla in carcere: la prima nel 2010 e di nuovo nel 2018.

Durante la sua detenzione ha scritto alcune lettere dalla prigione a Nima, 11 anni oggi, e a Meharaveh, 19. Come si può leggere dai passaggi delle lettere che abbiamo selezionato, Nasrin vive il tormento di essere al tempo stesso madre e donna determinata a difendere a tutti i costi ciò che ritiene giusto. Nasrin vive una condizione che non ha scelto, ma che le è stata imposta da un governo repressivo che cerca in tutti i modi di fermarla.

Anche se in prigione, Nasrin non è mai venuta meno al suo dovere di mamma, mostrando con il suo esempio ai figli quanto sia importante lottare e difendere i principi di giustizia. Lottare per questi principi non significa mettere in secondo piano i propri figli.

Il 30 maggio Nasrin passerà in carcere il suo compleanno. In occasione di questa data stiamo raccogliendo tantissimi messaggi di solidarietà e dediche per ringraziarla del suo impegno e del suo coraggio.

Scrivi qui il tuo messaggio per Nasrin

Marzo 2011

Ciao, mio amatissimo Nima,
quanto mi è difficile scriverti in questo momento e raccontarti dove e perché sono qui ora, tu, così piccolo e così innocente per comprendere il vero significato di parole come prigione, arresto, sentenza, tribunale e ingiustizia!
La scorsa settimana mi hai chiesto, “Mamma, torni a casa con noi oggi?”. Sono stata costretta a risponderti, di fronte agli agenti di sicurezza, che “Il mio lavoro mi sta tenendo impegnata e per questo arriverò più tardi”. Hai fatto un cenno con la testa, come a dire che capivi e hai preso la mia mano, regalandomi un dolce bacino con le tue piccole labbra.
Come posso spiegarti che sono costretta a restare qui, che non sono libera di correre da te, quando so che, rivolgendoti a tuo padre, gli hai chiesto di dirmi di terminare il mio lavoro per tornare presto a casa? Come posso farti capire che non esiste al mondo un “lavoro” in grado da costringermi lontano da te per così tanto tempo?
Mio amatissimo Nima, negli ultimi sei mesi ho pianto solo due volte senza riuscire a fermarmi. La prima volta è stata quando mio padre ci ha lasciato e io non ho potuto partecipare al suo funerale e piangere sulla sua tomba. La seconda è stato quando mi hai chiesto di tornare a casa e io non ho potuto farlo.
Dolcissimo Nima, devi sapere che i tribunali hanno ripetutamente stabilito che un bimbo di 3 anni non può essere lasciato solo con suo padre per 24 ore consecutive. Questo perché la corte ritiene che bambini così piccoli non dovrebbero restare lontani dalla loro mamma per più di 24 ore e che questa separazione potrebbe creare loro dei traumi. Tuttavia, gli stessi giudici stanno ignorando questo tuo diritto adducendo la scusa che la tua mamma è accusata di “agire contro la sicurezza nazionale” del suo paese.
Non c’è bisogno di dirti che io non sto facendo nulla per “agire contro la sicurezza nazionale” e che, come avvocata, il mio solo obiettivo è quello di difendere i miei clienti in base alla legge.
Voglio che tu sappia che, come donna, sono orgogliosa delle pesanti condanne che mi hanno inflitto e che sono onorata di essere l’avvocato di tanti difensori per i diritti umani. Gli sforzi senza sosta delle donne che hanno lottato per i loro diritti hanno dimostrato che non importa se noi le supportiamo o ci opponiamo a loro, non possiamo più ignorarle.
Spero che arrivino giorni migliori,
mamma Nasrin

Aprile 2011

Alla mia dolcissima Meharaveh, mia figlia, mio orgoglio e gioia,
sono passati sei mesi da quando sono stata portata via da voi, miei amati figli. In questi sei mesi ci hanno permesso di vederci pochissime volte, anche se in presenza di agenti di sicurezza. Durante questo periodo, non mi hanno permesso di scriverti, di ricevere una tua foto, o anche di incontrarti liberamente.
Mia cara Meharaveh, tu, più di ogni altro, comprendi il dolore del mio cuore e le condizioni in cui siamo costrette a incontrarci. Ogni volta dopo le tue visite e ogni singolo giorno, mi domando se ho preso in considerazione e se sto rispettando i diritti dei miei figli. Più di ogni altra cosa, ho bisogno di sapere da te, mia carissima figlia che so essere più matura e saggia della sua età, che non mi accusi di questo.
Una volta ti ho detto: “Figlia mia, spero che non crederai mai che non ti penso o che i miei comportamenti sono stati la causa di questa punizione… Tutto quello che ho fatto è agire nella legalità e seguendo la legge”. In quel momento hai accarezzato amorevolmente il mio volto con le tue piccole mani e mi hai risposto: “Lo so mamma… lo so…”. In quel momento mi sono sentita sollevata dall’incubo di essere giudicata da te.
Mia dolcissima Meharaveh, così come non sarei mai in grado di negare i tuoi diritti e ho sempre fatto di tutto per difenderli, allo stesso modo non posso venir meno al mio dovere di difendere i miei clienti.
Come potrei abbandonarli adesso che sono stata chiamata a comparire dinanzi alle autorità, mentre loro sono già in carcere? Come potrei farlo proprio ora, quando mi hanno assunta come loro legale e sono in attesa di un processo?
È il mio desiderio a proteggere i diritti di tutti, in particolare il diritto dei miei figli ad avere un futuro, che mi ha spinto a prendere le difese dei miei clienti in alcuni processi. Credo che il dolore che la nostra famiglia e che le famiglie dei miei clienti stanno provando negli ultimi anni non sia vano. La giustizia arriva esattamente nel momento in cui la maggior parte delle persone ha perso la speranza.
Mi manchi tanto mia cara e ti mando cento baci,
mamma Nasrin

Settembre 2018

Ciao mio caro Nima,
non so come iniziare questa lettera. Come posso non considerare che quest’anno hai iniziato la scuola senza di me e senza tuo padre, e come posso dirti che quest’anno è un anno normale come tutti gli altri? Come posso chiederti di cercare di essere puntuale a scuola, fare i compiti, studiare bene ed essere un bravo bambino fino al mio rientro?
Credo che sarebbe fuori luogo dirti queste parole sapendo che, nonostante la tua giovane età, sei stato costretto a vivere nella paura costante di venirmi a trovare in prigione, hai subito il divieto di venirmi a trovare e vivi nella paura di subire un’ingiustizia.
Come mamma, non posso chiederti di dimenticarmi, di pensare a te stesso, solo perché sono intenzionata a proseguire nel mio lavoro e nella mia battaglia [per i diritti umani] con la coscienza a posto. Spero che tutto quello che sto facendo non ti sembri crudele.
***
Il mio lavoro di avvocata, sotto attacco costante in Iran, mi sta facendo vivere – e questa volta sta facendo vivere anche tuo padre – in una tempesta di ingiustizia e codardia che sta distruggendo la comunità di avvocati in Iran.
In questi giorni ti penso in continuazione, intensamente. Sto pensando a come ti stai sentendo solo e a come la nostra amata Meharaveh, il nostro orgoglio, adesso sia costretta a prendersi cura di te ad essere tua mamma e tuo padre allo stesso tempo. Spero che le lacrime di amore che sto versando per te in questo momento allevino la sensazione di ingiustizia che stiamo vivendo. Ti mando migliaia di baci, tanti quanti i minuti che ci stanno tenendo così lontani.
Mamma Nasrin.

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