© Amnesty International / Sergio Ortiz Borbolla
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Le autorità messicane addette all’immigrazione respingono regolarmente migliaia di persone provenienti da Honduras, El Salvador e Guatemala, senza considerare il rischio cui andranno incontro una volta rimpatriate. In molti casi, violano tanto le norme interne quanto quelle internazionali.
A rivelarlo un nuovo lavoro prodotto dai nostri ricercatori sulla base di 500 testimonianze di persone che hanno viaggiato attraverso il Messico.
Il rapporto rileva che l’Istituto nazionale per le migrazioni (Inm) ha violato sistematicamente il principio del “non respingimento”, pilastro fondamentale del diritto internazionale e messicano, che proibisce il rinvio di persone verso paesi in cui rischino di subire gravi violazioni dei diritti umani.
Questa inadempienza può costare, in molti casi, la vita o comunque la sicurezza delle persone respinte verso il paese di origine.
“Abbiamo ascoltato storie strazianti di famiglie, bambini, donne e uomini fuggiti da un contesto di estrema violenza per salvarsi la vita – ha dichiarato in una nota ufficiale Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe –. Invece di fornire la protezione cui avevano diritto, il Messico ha illegalmente voltato le spalle a persone che ne avevano disperatamente bisogno“.
Invece di fornire la protezione cui avevano diritto, il Messico ha illegalmente voltato le spalle a persone che ne avevano disperatamente bisogno.
In Guatemala, El Salvador e Honduras (il cosiddetto “Triangolo del nord”) la violenza continua a essere generalizzata e i tassi di omicidio sono da quattro a otto volte superiori a quelli che l’Organizzazione mondiale della sanità considera “epidemici”.
Da anni, chi lascia questi paesi non lo fa solo nella speranza di trovare migliori opportunità di lavoro ma anche e soprattutto perché vive in alcuni dei paesi più violenti del mondo e teme per la sua sorte. Secondo il diritto internazionale, il Messico è obbligato a fornire a molte di queste persone la protezione dai rischi che correrebbero nei paesi di origine.
Questi rimpatri illegali hanno avuto conseguenze nelle vite di persone reali, come quella di un autista di autobus respinto dal Messico in Honduras è stato ucciso pochi giorni dopo. Un altro honduregno ha raccontato ai funzionari dell’Inm che era fuggito perché la sua vita era a rischio solo per sentirsi rispondere: “Adesso che sei stato arrestato, sei fregato e tra poco sarai rimandato nel tuo paese“. Altre persone hanno raccontato ai nostri ricercatori di essere state costrette a firmare per accettazione il decreto di espulsione.
Si stima che 500.000 persone attraversino irregolarmente il confine meridionale del Messico ogni anno (Unhcr). Circa la metà delle persone che entrano irregolarmente in Messico ogni anno potrebbe avere diritto alla protezione internazionale come rifugiato, ma in realtà pochissime chiedono asilo (Unhcr, Msf).
Il nostro lavoro di ricerca ha rivelato che il 40 per cento delle 297 persone arrestate dall’Inm ha fornito indicazioni tali da poter concludere che si siano verificate violazioni del principio di “non respingimento”, anche di fronte a richieste esplicite di asilo, anche di fronte a richieste esplicite di asilo.
Il 75 per cento delle persone arrestate dall’Inm non erano state informate del loro diritto di chiedere asilo in Messico, nonostante la legislazione nazionale lo richieda espressamente.
Funzionari dell’Inm hanno assicurato ai nostri ricercatori che questa norma è rispettata e che il principio di “non respingimento” è rispettato se non in rari casi. Le 500 testimonianze raccolte da Amnesty International forniscono un quadro diverso.
Il 69 per cento di coloro che erano stati fermati dall’Inm ha osservato che l’agente operativo non ha mai chiesto loro le ragioni per cui avevano lasciato il proprio paese.
Il 68 per cento delle 116 risposte che fornivano dettagli sulla detenzione da parte della polizia hanno descritto il trattamento come “cattivo” o “molto cattivo”.
La polizia federale e quella municipale sono state più comunemente menzionate per via degli arresti effettuati, che molto spesso hanno comportato rapine o estorsioni ai danni di migranti da parte della polizia.