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Mudawi Ibrahim Adam è un ingegnere di 60 anni, ma il suo nome nel mondo è celebre per la sua attività di difensore dei diritti umani.
La vita di Madawi è un esempio per tutti. Arrestato in diverse occasioni per il suo impegno in difesa dei diritti umani, non ha mai rinunciato alle sue lotte e non ha mai deciso di lasciare il Sudan.
Mudawi è il fondatore dell’Organizzazione per lo sviluppo sociale del Sudan (SUDO) e ne è stato il presidente fino alla sua chiusura, avvenuta il giorno stesso in cui la Corte Penale Internazionale ha emesso il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità (più tardi anche per genocidio) contro il presidente sudanese Omar al-Bashir.
SUDO era la più grande organizzazione sudanese a lavorare in Darfur, in collaborazione con Act – Caritas, la rete di organizzazioni cristiane che finanziava molte attività in favore della popolazione civile nella regione. Per questo, l’associazione venne sospettata di aver facilitato il lavoro della Corte Penale Internazionale.
La SUDO ha tenuto workshop sui diritti umani rivolti a diversi gruppi della società sudanese e ha fornito assistenza umanitaria a milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa della guerra.
Sotto la guida di Mudawi, la SUDO ha lavorato a un progetto di pace e riconciliazione con diversi gruppi tribali nel Darfur meridionale.
Mudawi, che è stato vincitore di diversi premi internazionali per il suo impegno nella difesa dei diritti umani, ha contribuito in modo significativo a far conoscere la drammatica situazione del Darfur: nel 2005 è stato insignito del Front Line Defenders Award, premio assegnato ai difensori dei diritti umani a rischio.
L’ultimo arresto di Mudawi risale al 2017 all’interno di un contesto di repressione preventiva delle proteste contro l’aumento dei prezzi in Sudan.
L’arresto di Mudawi e di molti altri attivisti e di politici dell’opposizione coincise con un’ondata di manifestazioni pacifiche di disobbedienza civile che stavano scivolando rapidamente verso una mobilitazione popolare più ampia.
Nello stesso periodo vennero sequestrate anche molte edizioni di quotidiani che descrivevano la situazione, dando informazioni ben diverse da quelle ufficiali, che minimizzavano la partecipazione alle proteste.
Il 29 agosto 2017, insieme ad altri difensori dei diritti umani, Mudawi è stato graziato dal Presidente sudanese ed è potuto tornare in libertà.
Le violazioni dei diritti umani ad opera del governo sudanese sono gravissime e quotidiane. L’ultima denuncia riguarda i sempre più numerosi attacchi agli studenti darfuriani, da noi documentati anche nel rapporto: Uninvestigated, unpunished: human rights violations against Darfuri students in Sudan.
Contro di loro si sono consumati e sono rimasti impuniti gli attacchi dei servizi di sicurezza e degli studenti affiliati al partito di governo, il National Congress Party. D’altra parte lo stesso presidente, Omar al-Bashir, è ricercato dalla Corte penale internazionale per 10 capi d’accusa, di cui 3 per genocidio, per crimini commessi in Darfur. E per ora gode dell’impunità più assoluta.