Myanmar, crisi dei diritti umani nello stato di Rakhine

19 Giugno 2012

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Amnesty International ha sollecitato il governo di Myanmar a porre fine allo stato d’emergenza introdotto il 10 giugno nello stato di Rakhine a seguito degli scontri tra birmani rakhine di religione buddista, birmani rakhine di religione musulmana e la comunità rohingya, a sua volta di religione musulmana.

L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto alle autorità di Myanmar di consentire l’ingresso di aiuti umanitari e di chiedere l’intervento di osservatori internazionali per garantire il rispetto dei diritti umani nello stato di Rakhine.

La violenza interetnica e interreligiosa è iniziata il 28 maggio, con lo stupro e l’uccisione di una donna di 27 anni di religione buddista nella città di Maungdaw. Il 3 giugno a Toungup, 300 persone hanno assaltato un autobus diretto a Yangon, uccidendo 10 musulmani, dopo che si era sparsa la voce che fossero a bordo, in corso di trasferimento dopo l’arresto, i presunti responsabili, tre uomini di religione musulmana.

Da allora, gli scontri tra le comunità sono aumentati, colpendo in particolar modo la minoranza rohingya: migliaia di abitazioni distrutte, almeno 50 morti, un numero imprecisato di arresti e oltre 30.000 sfollati. Le autorità del Bangladesh, dopo aver respinto 1500 profughi, ne hanno arrestati almeno 150 che avevano cercato di entrare attraversando il fiume Naf.

Negli anni Novanta, le autorità birmane hanno trasferito con la forza decine di migliaia di rohingya dallo stato di Rakhine. Nonostante si sia impegnato a rispettare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il governo centrale continua a negare ai bambini e alle bambine rohingya il diritto alla cittadinanza, che pregiudica il godimento di tutta una serie di altri diritti: all’educazione, al lavoro, alla salute, alla vita familiare.

Da molti anni, le organizzazioni per i diritti umani chiedono al governo di Myanmar di porre fine alla discriminazione di stato nei confronti dei rohingya, che alimenta il disprezzo e il pregiudizio nei loro confronti.

 

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