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Il 13 novembre la comunità internazionale ha mostrato un sostegno senza precedenti alla richiesta delle Nazioni Unite di sospendere le esecuzioni capitali.
Il Terzo comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la proposta di risoluzione con 123 voti a favore, rispecchiando il crescente numero di paesi che hanno recentemente abolito la pena di morte per legge o nella prassi.
Una minoranza di paesi, 36, ha votato contro e 30 si sono astenuti.
Per la prima volta Repubblica Democratica del Congo, Dominica e Malaysia hanno votato a favore; Antigua e Barbuda è passata dall’opposizione all’astensione mentre Guinea Equatoriale, Gambia, Mauritius, Ruanda e Seychelles hanno confermato il loro primo voto favorevole all’analoga risoluzione del 2016.
Rispetto proprio al 2016, solo due stati hanno modificato il loro voto: il Bahrein è passato dall’astensione al voto contrario, Suriname dal voto a favore all’astensione.
L’aumento del numero dei voti a sostegno della risoluzione fornisce un’ulteriore indicazione del fatto che il mondo sta andando avanti verso l’abolizione della pena di morte.
Dall’adozione dell’ultima risoluzione, due anni fa, sono state sospese numerose esecuzioni in Gambia, Malaysia e Papua Nuova Guinea e diversi altri paesi hanno adottato importanti provvedimenti positivi. Nel 2017 Guinea e Mongolia hanno abolito la pena di morte per tutti i reati e il Guatemala per i reati ordinari.
Nel 2018, a giugno il Burkina Faso ha abolito la pena capitale e, a settembre, il Gambia ha ratificato il Secondo Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, il cui obiettivo è l’abolizione della pena di morte.
A contrastare la tendenza abolizionista è rimasta una manciata isolata di paesi. Nel 2017 sono state registrate esecuzioni in 22 stati, l’11 per cento della comunità internazionale. Dei 22 stati solo la metà, ossia il 6 per cento della comunità internazionale, esegue costantemente condanne a morte da cinque anni.
La continua adozione, da parte del principale organo deliberativo delle Nazioni Unite, di risoluzioni che incoraggiano gli stati a porre fine alle esecuzioni ha rafforzato il dibattito sulla pena di morte e a contribuito a significativi passi avanti, a livello nazionale, verso l’abolizione.
Amnesty International sollecita tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a sostenere la proposta di risoluzione quando arriverà in plenaria a dicembre. I paesi che ancora mantengono la pena di morte dovrebbero immediatamente istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista della sua definitiva abolizione.
Ulteriori informazioni
Dal 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, con un crescente sostegno inter-regionale, sei risoluzioni in favore dell’istituzione di una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte.
Il numero dei voti a favore è salito da 104 nel 2007 a 117 nel 2016 per arrivare a 123 nel Terzo comitato dell’Assemblea generale di quest’anno. Il voto finale è atteso per la metà di dicembre.
Nell’anno di fondazione delle Nazioni Unite, il 1945, solo otto paesi avevano già abolito la pena di morte.
Oggi, 103 del 193 stati membri hanno abolito la pena di morte per tutti i reati e se si aggiungono quelli che hanno adottato una prassi abolizionista il numero sale a 139. Nel 2017 in 170 stati membri (l’88 per cento) non vi sono state esecuzioni.
Sebbene non siano legalmente vincolanti, le risoluzioni dell’Assemblea generale hanno un importante peso morale e politico.