Tempo di lettura stimato: 5'
Grazie agli operatori del progetto Terragiusta di Medici per i Diritti Umani (MEDU), da inizio marzo anche i braccianti che vivono nella piana di Gioia Tauro hanno ricevuto un sostegno essenziale per affrontare il periodo di quarantena.
“Pur avendo soldi in tasca per comprare un po’ di cibo, molti braccianti sono stati rifiutati all’ingresso dei supermercati perché sprovvisti di mascherine“, racconta Ilaria Zambelli, coordinatrice del progetto Terragiusta di MEDU.
Il lavoro degli operatori di MEDU è stato fondamentale insieme a quello di altre organizzazioni per distribuire cibo, mascherine, disinfettanti e termometri. Da aprile hanno poi ripreso le visite mediche alla tendopoli di San Ferdinando, in una tenda messa a disposizione dalla Protezione Civile.
Dagli screening medici, gli operatori di MEDU riscontrano un alto numero di persone che soffrono di patologie legate all’apparato respiratorio, diventate croniche per le loro condizioni di vita e lavorative in ambienti insalubri. La loro mobilità strutturale comporta di fatto che tali patologie non abbiano tempo e modo di essere curate e che quindi anche quelle più semplici da gestire, diventino col tempo complesse. Inoltre, l’impossibilità di prendersi dei permessi e dei giorni di malattia a lavoro, fa diventare queste persone ancora più fragili e invisibili dal sistema nazionale sanitario: “Nelle ultime settimane, stiamo spingendo i lavoratori agricoli a richiedere la tessera sanitaria e il medico di base, sfruttando il fatto che, con il finire della stagione di raccolta, hanno più tempo a disposizione anche per farsi fare una visita medica completa“, spiega Ilaria.
Insieme all’assistenza, importante è stato il lavoro di consulenza legale a distanza, che si è trasformata in produzione di informative sui decreti di volta in volta approvati. È stato essenziale far capire ai braccianti che non avrebbero potuto muoversi dai loro insediamenti, sia per salvaguardare la loro salute che per attendere eventuali aggiornamenti sulle loro situazioni legali personali.
I braccianti durante l’anno sono soliti spostarsi in base alla stagionalità della raccolta: da fine marzo, infatti, finita la stagione di raccolta in Calabria, si spostano in regioni limitrofe per riprendere a lavorare. Una volta arrivati là non è detto che gli venga regolarizzato il lavoro e, quindi, la maggior parte dei braccianti resta sospesa in un limbo di lavoro informale senza tutele e garanzie.
“Abbiamo incontrato diverse persone con irregolarità contrattuali che purtroppo non sono riuscite ad accedere alla disoccupazione agricola. Nonostante avessero il contratto e svolgessero costante attività lavorativa, nelle buste paga risultavano pochissime giornate lavorative: da 6 giorni alla settimana, se non 7, in busta paga venivano registrate tra le 2 e le 5 giornate alla settimana e in contratti di 9 mesi alle volte anche sole 20 giorni di lavoro continuativo“, continua Ilaria.
Terminata la quarantena gli operatori di MEDU non lasciano la piana di Gioia Tauro: “Non ci vogliamo certo sostituire alle istituzioni, ma continuiamo ad essere l’anello di congiunzione con i braccianti soprattutto per un discorso di prossimità e di relazione creata con loro negli anni. La nostra idea è continuare a lavorare in questo senso per non tenere nessuna persona esclusa da un monitoraggio sanitario che è importante ora più che mai“, conclude Ilaria.
Medici per i Diritti Umani (MEDU) è uno dei tre partner selezionati tramite un bando da Amnesty International Italia nell’ambito della campagna #NessunoEscluso, per sostenere le iniziative varate a favore di persone e gruppi vulnerabili che vivono in strutture non adeguate a fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19.
Con il progetto Terragiusta, MEDU opera da anni in Calabria per fornire assistenza sanitaria e legale ai lavoratori agricoli di San Ferdinando, Rosarno, della Piana di Gioia Tauro e Taurianova.