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Incaricare investigatori specializzati per assicurare alla giustizia i responsabili dell’assassinio di Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes.
A tre mesi dall’omicidio della difensora dei diritti umani Jurema Werneck, direttrice generale di Amnesty International Brasile, ha ribadito le nostre richieste di verità e giustizia.
“Sono passati tre mesi da quando Marielle non è più con noi – ha dichiarato in una nota ufficiale Werneck – e non ci stiamo avvicinando in alcun modo a sapere chi l’ha uccisa e perché. Le autorità brasiliane devono velocizzare gli sforzi per risolvere questo feroce crimine. Il primo passo dovrebbe farlo l’ufficio della procura, assicurando maggiore supervisione sulle indagini della polizia e coinvolgendo le task-force sulla sicurezza pubblica e contro il crimine organizzato“.
Dato l’alto profilo della vicenda, le autorità hanno reso noti ben pochi dettagli sull’uccisione di Marielle e Anderson, avvenuta il 14 marzo nel quartiere di Estácio, a Rio de Janeiro.
Tuttavia, secondo fonti giornalistiche le telecamere a circuito chiuso collocate nei pressi della scena del crimine erano state spente poco prima e chi ha premuto il grilletto era stato addestrato all’uso dell’arma del delitto, una mitragliatrice forse rubata da un arsenale della polizia civile. I proiettili sarebbero stati sottratti a una fornitura ordinata dalla polizia federale.
“Le autorità hanno dichiarato che stanno indagando su queste notizie, il minimo che potrebbero fare. Ma non basta: devono garantire che l’intera vicenda sia sottoposta a un’indagine approfondita, imparziale e basata sui più elevati standard internazionali“, ha proseguito Werneck.
Eletta al consiglio comunale di Rio de Janeiro nel 2016, quinta per numero di voti ricevuti, Marielle era conosciuta per il suo impegno in favore dei diritti umani. Pochi giorni prima di essere assassinata, era stata nominata relatrice della commissione istituita dal consiglio comunale per monitorare l’intervento federale nelle questioni cittadine di pubblica sicurezza.
Marielle e il suo autista, Anderson Gomes, sono stati uccisi la sera del 14 marzo, di ritorno da un dibattito pubblico. Sono stati esplosi almeno 13 colpi, quattro dei quali hanno colpito Marielle alla testa in quella che è apparsa un’azione attentamente pianificata.
“Marielle ha dedicato la sua vita a lottare per i diritti dei gruppi più emarginati, dai giovani neri delle favelas alle donne e alle persone Lgbti. Denunciando pubblicamente le violazioni di questi diritti, anche ad opera della polizia, aveva avuto un ruolo fondamentale nel garantire lo stato di diritto. Il fatto che sia stata ridotta al silenzio è una grave minaccia nei confronti di tutti coloro che prendono la parola contro l’ingiustizia. Questo crimine non può rimanere irrisolto”, ha concluso Werneck.