Operazione ‘Margine protettivo’: urgente indagare sugli attacchi deliberati agli operatori sanitari di Gaza

7 Agosto 2014

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Amnesty International ha sollecitato un’indagine sulle sempre più numerose prove di attacchi deliberati dell’esercito israeliano contro strutture ospedaliere e operatori sanitari a Gaza, sei dei quali uccisi durante l’operazione ‘Margine protettivo’.

L’organizzazione per i diritti umani ha raccolto e reso pubbliche drammatiche testimonianze di medici, infermieri e personale delle ambulanze.

‘I terribili racconti da parte di autisti delle ambulanze e di altri operatori sanitari sulla situazione impossibile in cui si sono trovati a lavorare, con bombe e proiettili che uccidevano o ferivano loro colleghi mentre cercavano di salvare vite umane, rappresentano uno dei tasselli della spietata realtà di Gaza’ – ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

‘Ancora più allarmanti sono le crescenti prove del fatto che l’esercito israeliano abbia preso di mira strutture ospedaliere e operatori sanitari. Attacchi sono assolutamente vietati dal diritto internazionale, costituiscono crimini di guerra e non fanno altro che rafforzare ulteriormente la necessità di un deferimento alla Corte penale internazionale’ – ha aggiunto Luther.

Dal 17 luglio, gli attacchi contro ospedali, operatori sanitari e personale delle ambulanze – compresi coloro che cercavano di evacuare i feriti dalle zone colpite dall’esercito israeliano – sono aumentati. In alcuni casi, è stato impedito ai soccorsi di raggiungere le aree attaccate, lasciando centinaia di feriti senza cure mediche vitali e intere famiglie senza nessuno che potesse aiutarle e rimuovere i corpi dei loro parenti.

Jaber Khalil Abu Rumileh, supervisore dei servizi di ambulanza dell’ospedale dei Martiri di Al-Aqsa, ha descritto ad Amnesty International l’attacco del 21 luglio durato 30 minuti.

‘Erano le 3 del pomeriggio, mi trovavo nell’unità di pronto soccorso. Un colpo di artiglieria ha colpito il quarto piano, dove si trovano il reparto maternità e la sala attrezzata per i parti cesarei. Poi ci sono stati altri colpi. La gente era terrorizzata, i pazienti correvano da tutte le parti, i medici non riuscivano a entrare per portare via i morti e i feriti. Poi è stato colpito il terzo piano e quattro persone sono rimaste uccise. Ho visto una donna correre via col bambino che aveva appena partorito. Altre hanno partorito durante l’attacco’.

Mohuamed Abu Jumiza ha perso parzialmente l’udito dopo essere stato ferito alla testa, il 24 luglio a Khan Yunis, quando è stata attaccata l’ambulanza con cui era andato a prendere dei feriti.’Stavamo rientrando verso l’ospedale Nasser, luci e sirene accese come sempre. L’ambulanza aveva tutti i simboli identificativi. Il medico, l’infermiere e io avevano i camici. Quando abbiamo raggiunto l’Università islamica c’è stata un’esplosione e i vetri dell’ambulanza sono andati in frantumi. Ho cercato di fare manovra ed è arrivato un secondo missile, poi  un terzo, poi un quarto. Lì ho perso il controllo del mezzo, siamo scesi e ci siamo rifugiati in un palazzo. Poi sono arrivati altri due missili’.

Il dottor Bashar Murad, direttore dei servizi di pronto soccorso e delle ambulanze della Mezzaluna rossa palestinese, ha dichiarato ad Amnesty International che dall’inizio del conflitto sono stati uccisi almeno due operatori delle ambulanze, almeno altri 35 sono stati feriti e 17 ambulanze colpite non sono state più utilizzabili.

‘Prendono spesso di mira le nostre ambulanze, anche se hanno tutti i simboli relativi. L’esercito israeliano dovrebbe essere in grado dall’alto di rendersi conto che sta colpendo delle ambulanze’.

Mohamad Al-Abadlah, operatore di un’ambulanza, è stato ucciso il 25 luglio a Qarara, dove era andato a soccorrere un ferito. È stato raggiunto da proiettili all’anca e al petto ed è morto dissanguato. La sua ambulanza aveva i segni distintivi e lui indossava la divisa medica. I colleghi che sono corsi a soccorrerlo sono a loro volta stati presi di mira, senza rimanere feriti.

A’ed Mostafa Bur’i, un altro operatore di ambulanza, è morto il 25 luglio a Beit Hanun dopo che il veicolo sui cui era a bordo è stato centrato da un colpo d’artiglieria.

In tutta la Striscia di Gaza, gli ospedali sono a corto di carburante e corrente elettrica, le riserve d’acqua sono insufficienti e mancano medicine e attrezzature mediche essenziali. Una situazione già verificatasi nei sette anni del blocco israeliano ma che il recente conflitto ha reso più acuta.