Visita del papa negli Emirati: “Porre fine alla sistematica repressione del dissenso”

1 Febbraio 2019

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Il Papa arriva negli Emirati Arabi Uniti dove il governo intende chiamare il 2019 “L’anno della tolleranza”. Secondo Amnesty International è un’espressione priva di senso di fronte alla costante repressione

Alla vigilia della visita, prevista la prossima settimana, di Papa Francesco negli Emirati arabi uniti, Amnesty International ha ricordato la costante repressione della libertà d’espressione nel paese e ha chiesto al papa di segnalare alle autorità emiratine i casi dei difensori dei diritti umani in carcere.

“Il governo degli Emirati arabi uniti intende chiamare il 2019 “l’anno della tolleranza” e vuole usare la visita del Papa come una prova di rispetto delle diversità. Ciò vuol dire che il paese è pronto a porre fine alla sistematica repressione di ogni forma di dissenso e di critica?”, ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.

“Dal 2011 le autorità hanno sistematicamente ridotto al silenzio le voci critiche, come quelle degli attivisti, dei giudici, degli avvocati, degli accademici, degli studenti e dei giornalisti attraverso gli arresti arbitrari, le sparizioni forzate e la tortura”, ha sottolineato Maalouf”.

“Ci vorrà ben altro che una serie di incontri simbolici per nascondere questa drammatica situazione dei diritti umani. Gli squilli di tromba per la visita di papa Francesco non saranno ascoltati dai molti difensori dei diritti umani, tra cui Ahmed Mansoor, Nasser bin Ghaith e Mohammed al-Roken, che stanno scontando lunghe condanne solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà d’espressione. Chiediamo a papa Francesco di parlare della loro situazione coi suoi interlocutori e di sollecitare il loro rilascio immediato e incondizionato”, ha proseguito Maalouf.

“Se gli Emirati arabi uniti vorranno seriamente intraprendere le riforme, dovranno abolire tutte le leggi e le prassi che perpetuano la discriminazione e rilasciare tutti i prigionieri di coscienza”, ha concluso Maalouf.

Roma, 1 febbraio 2019

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