Per la protesta nel Regno Unito inizia un’era buia

14 Giugno 2023

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A seguito dell’approvazione, da parte della Camera dei Lord di Londra, di ulteriori norme sulle proteste, Sacha Deshmukh, direttore generale di Amnesty International Regno Unito, ha commentato:

“Il rapido passaggio di tali regolamenti a leggi effettive segna l’inizio di una nuova era buia per il diritto di protesta nel Regno Unito. Di fatto, la polizia ha ottenuto la licenza di sopprimere praticamente qualsiasi forma di protesta, a sua discrezione”

“Considerando le ben note problematiche legate alla presenza di razzismo istituzionale, sessismo, omofobia e  pregiudizio politico nelle forze di polizia – evidenziate ancora di più dalle rivelazioni esplosive sulla Polizia metropolitana, contenute nel rapporto Casey dello scorso anno – non è assolutamente il momento di concedere loro poteri sempre più ampi e generalizzati affinché possano decidere quali proteste autorizzare e quali no”, ha proseguito Deshmukh.

“Non meravigliamoci, questa notizia non ci sorprende. Negli ultimi anni il governo si è ostinato a promulgare un’intera serie di leggi anti-proteste e quest’ultimo aggiornamento va ad aggiungersi semplicemente a una già vergognosamente lunga lista di modalità con cui il fondamentale diritto umano alla protesta pacifica viene soffocato”, ha sottolineato Deshmukh.

“Possiamo solamente sperare che i futuri governi riconoscano ciò che realmente sta accadendo e abroghino questo insidioso pacchetto di leggi imposto al paese”, ha concluso Deshmukh.

 

Una minaccia per le proteste pacifiche

Ad aprile, la Camera dei Lord ha approvato l’assai controverso disegno di legge sull’ordine pubblico. La legge ha introdotto maggiori poteri per limitare il diritto fondamentale delle persone alla protesta pacifica, solo pochi mesi dopo l’entrata in vigore di severe misure anti-proteste contenute nel “Police, Crime, Sentencing and Courts Act”.

Alcune parti del disegno di legge di aprile erano stati respinti dalla Camera dei Lord, in quanto considerati eccessivamente restrittivi e non sufficientemente approfonditi.

Nonostante ciò, il governo britannico ha tentato di reintrodurre tali parti tramite un procedimento differente, caratterizzato da un minore approfondimento e quindi da una maggiore difficoltà di opporvisi.

È la prima volta che il governo britannico utilizza queste tattiche per far passare una legge che era stata respinta in precedenza.

Prima del dibattito, sono state presentate due mozioni: una “mozione di dissenso” da parte del Partito laburista, che criticava le norme, e una “mozione fatale” da parte dei Verdi, che avrebbe impedito completamente l’entrata in vigore delle norme.

Amnesty International aveva chiesto ai Lord di votare a favore della “mozione fatale”, poiché avrebbe impedito l’entrata in vigore delle nuove norme e avrebbe evitato ulteriori danni ai diritti di libertà di espressione e di riunione nel Regno Unito. Tuttavia, la “mozione fatale” di Lady Jenny Jones è stata respinta con 154 voti contro 68.