© Grzegorz Żukowski
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Le autorità polacche stanno facendo ricorso a misure durissime per reprimere le proteste pacifiche contro la decisione della Corte costituzionale che limita drasticamente l’accesso all’aborto. Amnesty International ha documentato l’uso eccessivo della forza da parte delle autorità, tra cui il ricorso allo spray urticante, la criminalizzazione di manifestanti pacifici e l’incitamento alla violenza nei loro confronti da parte di autorità pubbliche.
Un segnale si era avuto mercoledì davanti all’edificio della tv pubblica a Varsavia, quando la polizia ha chiuso con un cordone dei manifestanti pacifici, insieme ai giornalisti che stavano coprendo l’evento, e ha utilizzato lo spray urticante.
“Di fronte a un divieto di aborto quasi totale, la popolazione polacca si è mobilitata in massa. Tuttavia, come se non bastasse violare i diritti riproduttivi della popolazione, le autorità hanno utilizzato questa opportunità per reprimere anche il diritto a manifestare pacificamente”, ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International per l’Europa.
“Donne di ogni età, giovani ragazze e le loro nonne, si sono unite in massa per manifestare pacificamente e rivendicare i propri diritti. Per questo il ricorso all’uso eccessivo della forza da parte della polizia, le accuse sproporzionate usate contro i manifestanti e i discorsi di autorità pubbliche che potrebbero generare ulteriore violenza ci hanno così sconvolto”.
“Mercoledì e giovedì della scorsa settimana la polizia ha fermato decine di manifestanti pacifici, tra cui un ragazzo di 17 anni che ha trascorso una notte in stato di arresto per aver preso parte a una piccola manifestazione pacifica di solidarietà”.
Draginja Nadazdin, direttrice di Amnesty International Polonia ha aggiunto: “Chiediamo alle autorità polacche di mettere fine all’utilizzo eccessivo della forza da parte della polizia e di lasciar cadere le accuse penali sproporzionate nei confronti di manifestanti pacifici. Il diritto alla libertà di riunione pacifica deve essere tutelato e l’attacco ai diritti sessuali e riproduttivi deve terminare”.