Tempo di lettura stimato: 4'
I premi di Amnesty International al Giffoni Film Festival 2018: vince l’indiano “Chuskit” per il miglior lungometraggio. Il premio Amnesty Corto all’italiano “Bismillah”.
Nel corso della 48esima edizione del Giffoni Film Festival una giuria composta da attivisti campani ha scelto i due film che hanno meglio rappresentato il tema dei diritti umani.
Vince il Premio Amnesty 2018 al Giffoni Film Festival “Chuskit” di Priya Ramasubban con la seguente motivazione: “per la determinazione della protagonista nell’affermare, in tutti i modi possibili, il suo grande desiderio di andare a scuola, perché la disabilità non può e non deve essere un ostacolo al diritto all’istruzione. Per l’importanza che ha la famiglia e la comunità che la circonda, perché è loro compito proteggere e difendere questo diritto.”
Giunto alla sua nona edizione, il Premio Amnesty Corto 2018 è stata assegnato all’italiano “Bismillah” di Alessandro Grande “per il tema di grande attualità in questo momento storico del nostro paese. Per la capacità di mettere in evidenza un aspetto diverso ma molto importante del fenomeno immigrazione, in modo che gli spettatori possano immedesimarsi nelle paure dei protagonisti per i quali anche l’accesso alle cure, un diritto basilare, è comunque un rischio. Per la tenacia della piccola protagonista che si fa carico di responsabilità molto più grandi di lei.”
Menzione speciale della giuria Amnesty per il corto “Ahmed & Markus” di Maria Eriksson-Hecht sul tema del bullismo per aver mostrato il dolore e il disagio dei due protagonisti, entrambi comunque vittime, e per la scelta di lasciare la storia senza un finale, rendendo consapevole lo spettatore che è necessaria l’attivazione di tutti per poter contrastare questo fenomeno.
Per tutta la durata del festival, giurate e giurati hanno partecipato all’azione di solidarietà sul tema del bullismo e della discriminazione. Attiviste e attivisti di Amnesty International hanno inoltre proposto laboratori didattici sulle principali campagne internazionali e raccolto firme per l’appello alle autorità statunitensi “Figli strappati alle loro famiglie” e “Bloccati in mare: l’Europa deve smettere di giocare con le vite umane”.
Ulteriori informazioni
Nelle precedenti edizioni, il Premio Amnesty è stato assegnato a “The Wooden Camera” di Ntshaveni Wa Curuli (2004), “Innocent Voices” di Luis Mandoki (2005), “Zozo” di Josef Fares (2006), “Rosso Malpelo” di Pasquale Scimeca (2007), “Heart of Fire” di Luigi Falorni (2008), “Skin” di Anthony Fabian (2009), “The story of me” di Luiz Villaça (2010), “Lost in Africa” di Vibeke Muasya (2011), “Stay” di Lourens Blok (2012), “Mike says goodbye!” di Maria Peters (2013), “Lucky Devils” di Verena Endtner (2014), “Fatima” di Philippe Faucon (2015), “Dreaming of Denmark” di Michael Graversen (2016) e “They call us monsters” di Ben Lear (2017).
Nelle scorse edizioni il Premio Amnesty Corto è stato assegnato a “DisAbili” di Angelo Cretella (2010), “Hai in mano il tuo futuro” di Enrico Maria Artale (2011), “Heimatland” di Loretta Arnold, Andrea Schneider, Marius Portmann e Fabio Friedli (2012), “Hollow Land” di Uri Kranot e Michelle Kranot (2013), “Feathers” di Adriano Giotti (2014), “Beach Flags” di Sarah Saidan (2015), “Ploty” di Natalia Krawczuk (2016) e “Confino” di Nico Bonomolo (2017).