Primo maggio: ricordiamo gli oltre 150 lavoratori e lavoratrici della sanità pubblica morti durante la pandemia

1 Maggio 2020

AFP via Getty Images

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Un’organizzazione come Amnesty International ha un suo vocabolario di parole-chiave basato sui diritti. Ma per una volta ricorriamo a un frasario militare: per ricordare oggi la prima linea del fronte, mandata a combattere contro il nemico disarmata o con armi leggere e invisibili. Il nemico l’ha presa a cannonate.

Così, durante la pandemia da Covid-19, sono morti sul lavoro e per il lavoro oltre 150 lavoratori e lavoratrici della sanità pubblica: per mancanza o insufficienza di dispositivi di sicurezza, intempestività nei test diagnostici, politiche sanitarie locali che hanno aumentato il rischio di esposizione al contagio.

Sono morte donne e uomini giovani e meno giovani, precari e primari, infermieri, farmacisti, medici di famiglia. Sono morti italiani e non: la centesima “prima linea caduta” si chiamava Samar Sinjab. Era nata a Damasco, Siria.

In questo 1° maggio 2020 ricordiamo queste lavoratrici e questi lavoratori, auspicando che la loro morte trasmetta ai decisori politici un monito preciso: investire nella sanità pubblica, nella medicina del territorio, nella sicurezza degli operatori sanitari.

In parole più semplici: nel garantire il diritto alla salute a coloro che devono proteggerci e curarci.