Quattro esecuzioni in India: la pena di morte non fermerà la violenza contro le donne

20 Marzo 2020

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Il 20 marzo quattro prigionieri – Mukesh Singh, Pawan Gupta, Vinay Kumar Sharma e Akshay Thakur – sono stati messi a morte in India dopo essere stati giudicati colpevoli dell’omicidio, preceduto da uno stupro di gruppo, di una donna di 23 anni avvenuto a Nuova Delhi il 16 dicembre 2012.

Si è trattato delle prime esecuzioni in India dall’agosto 2015.

Questo il commento diffuso da Amnesty International India: “Questi quattro uomini sono stati messi a morte in nome del contrasto alla violenza contro le donne. Sempre più spesso in India i rappresentanti delle istituzioni parlano in favore della pena capitale per far vedere quanto sono determinati a combattere la criminalità“.

Ma la pena di morte non ha mai dimostrato di avere un effetto deterrente speciale o migliore nei confronti del crimine. Il suo uso non fermerà la violenza contro le donne. A fermarla potranno essere efficaci politiche di prevenzione e protezione, il miglioramento delle indagini e dei procedimenti giudiziari e il sostegno alle sopravvissute alla violenza e ai loro familiari“.

Amnesty International si oppone alla pena di morte in tutti i casi senza alcuna eccezione, a prescindere dalla natura o dalle circostanze del reato, dalla colpevolezza o meno del condannato o dal metodo di esecuzione impiegato.