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Repubblica di Turchia

L’ingerenza dell’esecutivo nelle attività della magistratura si è intensificata. Le sentenze vincolanti della Corte costituzionale sono state ignorate, nonostante la giurisprudenza, e i giudizi della Corte europea dei diritti umani non sono stati implementati in diversi casi emblematici. Sono continuate le indagini, i procedimenti giudiziari e le condanne infondate di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell’opposizione e altre persone. I diritti alla libertà di riunione pacifica e d’associazione sono stati limitati in modo illegale. La violenza contro donne e ragazze è rimasta diffusa. Il paese ha ancora ospitato un gran numero di persone rifugiate e migranti; alcune sono rimaste a rischio di rimpatrio illegale. Le vittime di violazioni dei diritti umani da parte di attori statali hanno seguitato a confrontarsi con una cultura dell’impunità. In generale, le politiche climatiche della Turchia sono state valutate come “criticamente insufficienti”.

 

CONTESTO

La Turchia ha dovuto affrontare una crescente crisi del costo della vita: a fine anno, l’inflazione generale ha superato il 44 per cento, mentre i prezzi dei generi alimentari hanno subìto un aumento superiore al 43 per cento.

Il principale partito di opposizione ha ottenuto significativi avanzamenti nelle elezioni locali, sebbene in alcuni distretti i risultati elettorali ufficiali siano stati ignorati dai funzionari, con conseguenti proteste di massa. Analoghe manifestazioni diffuse sono state innescate dal ministero degli Interni quando ha licenziato sindaci eletti in diverse province e distretti, accusandoli di terrorismo, e ha nominato al loro posto persone di fiducia del partito al governo.

Diversi attentati da parte di gruppi armati hanno provocato in totale la morte di sette persone e di quattro aggressori a Istanbul, nella chiesa di Santa Maria, dinanzi al palazzo di giustizia e presso gli stabilimenti di Kahramankazan della Società delle industrie aerospaziali turche, nella provincia di Ankara.

 

DIRITTO A UN PROCESSO EQUO

Le autorità hanno continuato a ignorare le sentenze vincolanti dei tribunali sulle questioni relative al processo equo.

A gennaio, il difensore dei diritti umani incarcerato Osman Kavala ha presentato una nuova istanza alla Corte europea dei diritti umani in merito alle violazioni continue e recenti della Convenzione europea dei diritti umani, seguite alla sentenza del 2019 della Corte che ne stabiliva il rilascio. Questa sentenza non è stata attuata, nonostante il Consiglio d’Europa avesse avviato la procedura di infrazione contro la Turchia nel 2022. Sono rimasti in sospeso anche due ricorsi alla Corte costituzionale del 2022 che contestavano la condanna di Osman Kavala e la decisione della Corte di cassazione del 2023, che ne confermava la condanna.

Sono rimasti in carcere anche Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, ex leader del Partito democratico popolare.

L’avvocato e prigioniero di coscienza Can Atalay è rimasto in reclusione, con il suo status di parlamentare revocato, nonostante tre decisioni consecutive della Corte costituzionale di rilasciarlo.

La nuova legislazione adottata a marzo, comunemente nota come “Ottavo pacchetto giudiziario”, non è riuscita a implementare adeguatamente la sentenza della Corte costituzionale sull’art. 220/6 del codice penale turco (“commettere un reato in nome di un’organizzazione”). La sentenza ha ritenuto la disposizione incostituzionale, in quanto violava il principio di legalità per prevenire applicazioni arbitrarie da parte delle autorità1.

A settembre è stato riprocessato e nuovamente condannato Yüksel Yalçınkaya, un insegnante inizialmente dichiarato colpevole di “appartenenza a un’organizzazione terroristica armata”, in seguito al tentativo di colpo di stato del 2016. Il nuovo processo non ha preso in considerazione la sentenza della Corte europea dei diritti umani del 2023 che aveva riscontrato violazioni dei diritti a un processo equo, al principio di legalità e alla libertà di riunione e associazione. Il ricorso di Yüksel Yalçınkaya contro la decisione era in sospeso a fine anno.

 

DETENZIONE ARBITRARIA E PROCESSI INIQUI

A febbraio, in risposta all’attacco armato davanti al palazzo di giustizia di Istanbul, le autorità hanno condotto irruzioni in città, durante le quali 96 persone sono state arbitrariamente arrestate, tra cui quattro avvocate dell’Ufficio legale popolare (Halkın Hukuk Bürosu – Hhb)2. Tre delle quattro avvocate, Didem Baydar Ünsal, Seda Şaraldı e Betül Vangölü Kozağaçlı, sono state incriminate per presunta “appartenenza a un’organizzazione terroristica armata”, senza alcuna prova del loro coinvolgimento in tale reato. Didem Baydar Ünsal è stata scarcerata a giugno in attesa del processo, mentre le altre due avvocate erano ancora in carcere a fine anno.

A maggio, nel cosiddetto processo Kobani, 24 figure politiche curde sono state condannate a pene detentive tra i nove e i 42 anni per accuse politicamente inventate, tra cui “appartenenza a un’organizzazione terroristica armata”. Il processo era incentrato su post sui social media e discorsi di soggetti politici che invitavano i propri sostenitori a protestare contro l’assedio di Kobani da parte dello Stato islamico in Siria, risalente all’ottobre 2014. Altre dodici persone imputate sono state assolte.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

A luglio, il governatorato distrettuale di Beyoğlu ha vietato una mostra intitolata Uno sguardo al passato: la storia del movimento trans in Turchia, organizzata dalla Mostra collettiva della 10° Settimana dell’orgoglio trans. Depo, lo spazio espositivo in cui doveva tenersi la mostra, ha avviato un’azione legale per annullare il divieto.

A ottobre, l’ente radiotelevisivo statale (Radyo ve Televizyon Üst Kurulu – Rtük) ha annullato la licenza di trasmissione terrestre di Açık Radyo, una stazione radio indipendente con sede a Istanbul. Il Rtük aveva precedentemente inflitto una multa amministrativa alla stazione radio, ordinandole di sospendere per cinque giorni il programma di notizie del mattino a causa dei commenti di un ospite, che si riferivano al “genocidio armeno”, durante la trasmissione del 24 aprile, ricorrenza in cui si ricorda il massacro del popolo armeno del 1915. Açık Radyo aveva pagato la multa, ma non aveva rispettato la sospensione delle trasmissioni per cinque giorni. A fine anno, il ricorso legale della stazione contro la decisione era pendente.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE PACIFICA

A gennaio, la corte d’appello regionale di Istanbul ha annullato una decisione dei governatorati distrettuali di Istanbul e Beyoğlu, con cui avevano vietato la Marcia notturna femminista dell’8 marzo 2022. La corte ha stabilito che il divieto violava il diritto di riunione pacifica, che include il diritto di chi organizza di scegliere il luogo che meglio soddisfa lo scopo della protesta.

Ad aprile, le autorità hanno annunciato un divieto assoluto di manifestare della durata di due settimane nelle città di Van e Bitlis, dopo la decisione di annullare l’elezione a sindaco della municipalità di Van del candidato del Partito per l’uguaglianza e la democrazia dei popoli. A Van sono state arrestate 264 persone, tra cui 10 legali e 15 minori; 27 sono state arbitrariamente poste in custodia cautelare, con accuse tra cui “appartenenza a un’organizzazione terroristica armata”.

Le autorità hanno vietato la manifestazione di solidarietà del Primo maggio in piazza Taksim, a Istanbul, impedendo alle persone di riunirsi e arrestandone almeno 82. Ciò è accaduto nonostante la sentenza della Corte costituzionale del 2023, secondo cui i divieti e la dispersione forzata di manifestanti da parte della polizia durante le celebrazioni del Primo maggio del 2014 e del 2015 avevano violato il diritto di riunione pacifica della Confederazione dei sindacati rivoluzionari dei lavoratori3.

Le Madri/Persone del sabato (Cumartesi Anneleri/İnsanları), un gruppo di difensori dei diritti umani tra cui parenti di vittime di sparizioni forzate, hanno continuato a subire restrizioni per le loro veglie settimanali, inclusa la limitazione del numero di partecipanti a 10. Le limitazioni sono state revocate solo a maggio, in occasione della millesima veglia del gruppo. A ottobre, un tribunale di primo grado ha assolto 20 esponenti del gruppo che avevano subìto detenzione arbitraria e una persecuzione per “violazione della legge sulle riunioni e le manifestazioni” durante la 950ma veglia.

La Turchia ha seguitato a vietare illegalmente le marce dell’orgoglio lgbti e la polizia ha fatto uso eccessivo di forza contro manifestanti. In tutto 27 persone sono state arbitrariamente detenute durante le marce dell’orgoglio a Istanbul, Adalia ed Eskişehir4.

In tutto il paese si sono svolte proteste di massa in solidarietà con la popolazione palestinese, in gran parte senza indebite restrizioni. Tuttavia, la polizia ha impedito le manifestazioni che chiedevano alle autorità turche di porre fine al commercio con Israele. Il 6 aprile, la polizia è ricorsa illegalmente alla forza e ha arbitrariamente arrestato 43 esponenti del movimento 1000 giovani per la Palestina (Filistin İçin 1000 Genç), che aveva organizzato una protesta di fronte alla direzione provinciale del commercio di Istanbul, per “violazione della legge sulle riunioni e le manifestazioni”. Il 29 novembre, nove persone sono state arbitrariamente arrestate e trattenute in custodia cautelare per 10 giorni con la stessa accusa, nonché per presunti “insulti al presidente”. Sono state arrestate all’Istanbul Congress Center per una protesta pacifica durante il Trt World Forum, in occasione del discorso inaugurale del presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Il governatorato di Istanbul ha vietato una marcia notturna per commemorare il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La polizia è ricorsa all’uso non necessario della forza contro le persone che si erano radunate nonostante il divieto e ne ha arbitrariamente arrestate almeno 169, tra cui due con ruolo di osservatori della protesta, tre straniere e alcuni passanti.

Il 21 dicembre, a Istanbul le autorità hanno impedito a giornalisti e ad altre persone di leggere un comunicato stampa in seguito alle segnalazioni di un attacco di droni che aveva ucciso due giornalisti curdi della Turchia nel nord-est della Siria. Nove persone, tra cui sette giornalisti, sono state poste in custodia cautelare per presunta “propaganda per un’organizzazione terroristica”5.

 

LIBERTÀ D’ASSOCIAZIONE

A giugno, l’intergovernativo Gruppo di azione finanziaria internazionale (Financial Action Task Force – Fatf) ha rimosso la Turchia dalla “lista grigia”, perché risultava essere ampiamente conforme alle sue raccomandazioni per la lotta al finanziamento del terrorismo e al riciclaggio di denaro. Tuttavia, le organizzazioni non profit hanno continuato a subire sanzioni sproporzionate e controlli intensificati ai sensi della legge n. 7262, adottata nel 2020 per conformarsi alle raccomandazioni del Fatf.

A febbraio, la corte penale superiore n. 26 di Istanbul ha assolto 24 esponenti dell’Associazione di monitoraggio delle migrazioni (Göç İzleme Derneği – Göçizder), sotto processo per “appartenenza a un’organizzazione terroristica armata”. A dicembre, il tribunale civile di primo grado n. 15 di Bakırköy ha stabilito di chiudere l’organizzazione per presunta “operazione in linea con gli obiettivi e le finalità di un’organizzazione terroristica armata”. Ad agosto, sulla gazzetta ufficiale è stata pubblicata la decisione del ministro del Tesoro e delle finanze e del ministro dell’Interno di congelare i beni dell’associazione per presunti collegamenti con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan – Pkk), ai sensi della legge sulla prevenzione del finanziamento del terrorismo (legge n. 6415). L’organizzazione ha fatto ricorso contro entrambe le decisioni.

A ottobre, il governatorato distrettuale di Beyoğlu ha sigillato gli uffici del Centro di comunità di Tarlabaşı (Tarlabaşı Toplum Merkezi – Ttm), un’organizzazione della società civile che supporta le persone emarginate del quartiere, per “aver operato senza licenza”. Sono proseguiti procedimenti amministrativi separati per chiudere il Ttm. Tuttavia, il tribunale civile di pace n. 8 di Istanbul si è pronunciato a favore del Ttm, in un caso avviato dal governatorato di Istanbul che cercava di far dichiarare l’organizzazione non più operativa.

A ottobre, in un pacchetto di nuove leggi è stata inclusa una nuova sanzione ai sensi delle leggi sullo spionaggio, che punisce gli atti “contrari alla sicurezza o agli interessi politici nazionali o esteri dello stato, in linea con gli interessi strategici o le istruzioni di uno stato o di un’organizzazione straniera”. La norma è stata successivamente ritirata a causa della diffusa opposizione. La legge proposta era eccessivamente ampia e formulata in modo vago e avrebbe indebolito la società civile.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

È proseguito il nuovo processo di Hakan Altınay, Yiğit Ekmekçi e Mücella Yapıcı, accusati ai sensi della legge sulle riunioni e le manifestazioni. Questo avveniva dopo una sentenza del 2023 della Corte di cassazione che aveva annullato le precedenti condanne del 2022 per “favoreggiamento nel tentativo di rovesciare il governo”, in relazione alle proteste di Gezi Park del 2013.

A ottobre, Hatice Onaran, un’esponente della commissione carceraria dell’Associazione per i diritti umani di Istanbul, è stata condannata a quattro anni e due mesi di reclusione ai sensi della legge n. 6415, per aver trasferito piccole somme di denaro per le spese personali a otto reclusi condannati per accuse legate al “terrorismo”.

A ottobre, un tribunale civile di primo grado di Ankara si è pronunciato a favore di una richiesta di risarcimento morale presentata dal ministero della Difesa nazionale contro la professoressa Şebnem Korur Fincancı. È stata condannata a pagare 50.000 lire turche (circa 1.350 euro) per i suoi commenti trasmessi nel 2022, in cui chiedeva un’indagine indipendente sulle accuse secondo cui l’esercito turco avrebbe utilizzato armi chimiche nella regione del Kurdistan iracheno. Nel 2023, per gli stessi commenti, la professoressa Fincancı era stata incriminata anche per “aver fatto propaganda per un’organizzazione terroristica” e condannata a due anni, otto mesi e 15 giorni di reclusione. A fine anno, la sua condanna e sentenza erano in attesa di appello presso la Corte di cassazione.

La difensora dei diritti umani Nimet Tanrıkulu è stata arrestata il 26 novembre, rinviata in carcere e incriminata a dicembre per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”. L’accusa si basava su suoi precedenti viaggi, partecipazione a eventi della società civile sui diritti umani dei curdi, segnali di telefonia mobile dalla stessa stazione base di altre persone e dichiarazioni di testimoni6.

 

VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE

Secondo la piattaforma We Will Stop Femicides, nel 2024, uomini hanno ucciso 394 donne, mentre altre 259 donne sono state trovate morte in circostanze sospette.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

Le persone rifugiate e migranti hanno continuato a essere rimandate illegalmente in Siria e Afghanistan, dove avrebbero realmente rischiato gravi violazioni dei diritti umani. A settembre è stato segnalato che circa 300 persone di nazionalità eritrea, detenute senza adeguato accesso alla comunicazione o al supporto legale, sono state rimpatriate in Eritrea, e anche altre rischiavano il rimpatrio7.

 

TORTURA E MALTRATTAMENTO

Ad agosto, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha espresso preoccupazione per l’aumento delle accuse di tortura e maltrattamenti dopo il tentato colpo di stato del 2016, in seguito ai terremoti nel sud-est del paese del febbraio 2023 e nel contesto delle operazioni antiterrorismo.

 

IMPUNITÀ

A maggio, una corte d’appello regionale ha confermato l’assoluzione di ufficiali dell’esercito e guardie di villaggio nel procedimento giudiziario contro la gendarmeria e intelligence antiterrorismo (Jandarma İstihbarat Terörle Mücadele – Jitem) di Mardin Dargeçit, in merito alle sparizioni forzate di otto persone, tra cui tre minori, occorse tra il 1995 e il 1996. A fine anno, la decisione era in attesa di appello presso la Corte di cassazione.

A giugno, la corte penale superiore n. 10 di Diyarbakır ha assolto tre agenti di polizia accusati di “aver causato la morte per negligenza colposa” dell’avvocato per i diritti umani Tahir Elçi, nel 2015. La corte ha sancito che non era stato stabilito che avessero commesso il reato8.

A ottobre, la Corte di cassazione ha confermato l’assoluzione di 16 persone, tra cui ex funzionari statali, per “omicidio intenzionale come parte delle attività di un’organizzazione armata creata allo scopo di commettere un crimine”, nella causa contro la Jitem di Ankara. Il caso si riferiva alle sparizioni forzate o alle esecuzioni extragiudiziali avvenute tra il 1993 e il 1996.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Il Climate Action Tracker ha valutato le politiche e gli obiettivi climatici complessivi della Turchia come “criticamente insufficienti” a soddisfare l’obiettivo dell’aumento di temperatura di 1,5°C stabilito dall’Accordo di Parigi.

 

 

Note:
1 Türkiye: New judicial package leaves people at continued risk of human rights violations, 29 febbraio.
2 Türkiye: Uphold human rights in responding to the armed attack outside Istanbul’s courthouse, 14 febbraio.
3 Türkiye: Unlawful ban on May Day celebrations in Istanbul must be lifted, 30 aprile.
4 Türkiye: Activists remain defiant despite chilling effect of unlawful bans of Prides, 19 dicembre.
5 Türkiye: Stop the crackdown on peaceful dissent, 26 dicembre.
6 Türkiye: Human rights defender imprisoned: Nimet Tanrıkulu, 18 dicembre.
7 Türkiye: Eritreans at imminent risk of forced return, 6 settembre.
8 Türkiye: Acquittal of three police officers for involvement in killing of human rights lawyer a huge blow to justice, 12 giugno.

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