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Repubblica bolivariana del Venezuela

Capo di stato e di governo: Nicolás Maduro Moros

La mancanza di accesso ai diritti economici e sociali è rimasta motivo di grave preoccupazione, con la maggioranza della popolazione che versava in condizioni di grave insicurezza alimentare e che non riusciva a ricevere un’assistenza sanitaria adeguata. Le forze di sicurezza hanno risposto con un uso eccessivo della forza e altre misure repressive per sedare le proteste, in cui varie fasce della popolazione rivendicavano i loro diritti economici e sociali, incluso il diritto all’acqua. Le continue esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza sono rimaste impunite. I servizi d’intelligence e altre forze di sicurezza, con l’acquiescenza del sistema giudiziario, hanno continuato a sottoporre ad arresti arbitrari, tortura e altro maltrattamento coloro che erano percepiti come oppositori del governo di Nicolás Maduro. Un rapporto della Missione delle Nazioni Unite di accertamento dei fatti in Venezuela (Fact-Finding Mission – Ffm) ha documentato una serie di crimini contro l’umanità e sollecitato l’apertura di indagini su diversi funzionari di spicco del governo. Le condizioni di vita negli istituti di pena del paese hanno continuato a destare grave preoccupazione, specialmente in relazione al sovraffollamento e all’utilizzo di centri di detenzione illegali, oltre che all’accesso a diritti di base come acqua e cibo. Nonostante l’adozione di una serie di riforme legislative riguardanti l’amministrazione della giustizia, l’esercizio del diritto a verità e riparazione per le vittime delle violazioni dei diritti umani è rimasto problematico. Tra le 240 e le 310 persone rimanevano arbitrariamente detenute per motivi politici. Le politiche repressive dello stato hanno preso di mira giornalisti, media indipendenti e difensori dei diritti umani. Attività minerarie illegali e violenza hanno minacciato i diritti delle popolazioni native nell’arco minerario dell’Orinoco. L’aborto è rimasto un reato in quasi tutte le circostanze. È persistita la violenza contro le donne, nonostante il quadro legislativo vigente. Non sono stati compiuti progressi per garantire i diritti delle persone Lgbti. A fine anno erano più di 7,1 milioni i venezuelani che avevano lasciato il paese.

 

CONTESTO

La riforma del settore della giustizia implementata nel 2021 e 2022 non ha prodotto miglioramenti nell’amministrazione della giustizia.

L’iperinflazione e l’allarmante crollo del potere d’acquisto per i beni primari hanno gettato gran parte della popolazione, in particolare coloro che abitavano fuori dalla capitale Caracas, in una profonda crisi umanitaria.

Le autorità hanno continuato a imporre ispezioni arbitrarie e sanzioni amministrative nei confronti delle attività produttive e commerciali, nel tentativo di controllare il settore privato.

Sono proseguiti durante l’anno i negoziati tra il governo e l’opposizione in vista di future elezioni, senza tuttavia riuscire a raggiungere un accordo.

Il Venezuela ha riallacciato le relazioni diplomatiche con la Colombia e i due paesi hanno annunciato la progressiva apertura del confine tra Venezuela e Colombia.

Il mandato della Ffm delle Nazioni Unite è stato rinnovato per un periodo di due anni e l’ufficio del procuratore dell’Icc ha chiesto l’autorizzazione della Corte per riprendere le indagini sui crimini contro l’umanità compiuti in Venezuela.

 

REPRESSIONE DEL DISSENSO

È proseguita la linea repressiva del governo. Oppositori politici, reali o percepiti, erano costantemente sotto attacco e a rischio di detenzione arbitraria, tortura e altre violazioni dei diritti umani. Diverse migliaia di persone continuavano a essere soggette a restrizioni della loro libertà a causa delle attuali o passate procedure giudiziarie motivate politicamente.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE E RIUNIONE

È diminuito rispetto agli anni precedenti il numero delle manifestazioni di massa per chiedere il rispetto dei diritti civili e politici. Per contro, le autorità hanno adottato tattiche repressive più mirate, ma comunque sistematiche. Queste comprendevano l’utilizzo del sistema giudiziario per mettere a tacere il dissenso e criminalizzare i difensori dei diritti umani.

Secondo i dati dell’Ong Osservatorio venezuelano sul conflitto sociale, ci sono state 7.032 proteste, e di queste il 77 per cento riguardava i diritti economici e sociali. Le autorità hanno spesso risposto a queste manifestazioni con forza eccessiva e arresti arbitrari. Per citare un esempio, sei attivisti sono stati arbitrariamente arrestati a Caracas a giugno, mentre partecipavano a una veglia in memoria di Neomar Lander, un adolescente ucciso durante una protesta nel 2017.

L’organizzazione locale Spazio pubblico aveva registrato fino ad agosto un totale di 228 attacchi alla libertà d’espressione sotto forma di censura, aggressioni verbali e intimidazioni ai danni di giornalisti. A dicembre, a commissione nazionale per le telecomunicazioni aveva chiuso 78 emittenti radiofoniche; le chiusure erano state messe in atto con l’intervento della polizia e dei militari.

La compagnia di telecomunicazioni Telefónica ha ammesso di avere ricevuto e seguito le richieste del governo di bloccare l’accesso a diversi siti web e a intercettare le linee telefoniche senza un mandato giudiziario.

Secondo Spazio pubblico, il direttore dell’emittente radiofonica comunitaria Frontera 92.5 Fm, José Urbina, è stato ucciso, presumibilmente da gruppi armati, nello stato di Apure, che confina con la Colombia. In precedenza, aveva riferito di avere ricevuto minacce di morte legate al suo lavoro di denuncia delle violazioni dei diritti umani che sarebbero state compiute nella zona dalla guardia nazionale bolivariana.

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI

A settembre, l’Ffm ha pubblicato un rapporto che esprimeva preoccupazione per le continue esecuzioni extragiudiziali, compiute secondo schemi ben precisi già documentati, nel contesto di operazioni di pubblica sicurezza nei quartieri urbani a basso reddito.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani Cofavic, a fine settembre le forze di sicurezza si erano rese responsabili di 488 esecuzioni extragiudiziali in varie parti del paese. I responsabili sono rimasti impuniti.

L’Ohchr, l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha riportato a giugno che le autorità avevano sciolto le forze di sicurezza d’azione speciale della polizia nazionale bolivariana (Fuerzas de acciones especiales de la policía nacional bolivariana – Faes); le Faes erano state implicate in diverse centinaia di presunte esecuzioni extragiudiziali. Tuttavia, il governo non aveva rilasciato una nota ufficiale su questo e le organizzazioni della società civile hanno continuato a segnalare che le Faes erano rimaste operative.

 

SPARIZIONI FORZATE, DETENZIONI ARBITRARIE E TORTURA

Le detenzioni arbitrarie sono continuate in maniera diffusa e spesso le persone trattenute erano anche sottoposte a tortura o altro maltrattamento. Nel quadro di questo tipo di violazioni, le autorità hanno anche messo in atto sparizioni forzate a breve termine.

Diverse Ong locali hanno documentato che a fine novembre le persone arbitrariamente detenute per motivi politici erano tra 240 e 310.

Agli inizi di luglio, nell’arco di 72 ore, le autorità hanno arbitrariamente arrestato Néstor Astudillo, Reynaldo Cortés, Alcides Bracho, Alonso Meléndez ed Emilio Negrín, tutti attivisti di Bandera Roja, un partito d’opposizione collegato al movimento sindacale, e Gabriel Blanco, un attivista di base, sottoponendoli a gravi violazioni del loro diritto a un processo equo. Gli arresti sono stati eseguiti senza alcun mandato giudiziario, secondo uno schema compatibile con questo tipo di violazioni documentate dall’Ffm.

Sempre a luglio, agenti del servizio d’intelligence nazionale bolivariano (Servicio bolivariano de inteligencia nacional – Sebin) hanno arbitrariamente arrestato Ángel Castillo, esponente del partito comunista venezuelano, che non è allineato con le politiche del governo, mentre stava partecipando a una protesta a sostegno dei diritti dei lavoratori. È stato rilasciato il giorno stesso.

Secondo l’Ong Foro penal, fino a luglio le autorità avevano eseguito 23 arresti arbitrari.

Ad agosto, Emirlendris Benítez, arbitrariamente detenuta per motivi politici dal 2018 e con diverse problematiche di salute, è stata condannata a 30 anni di carcere. La motivazione della sentenza non è stata resa nota, rendendo pertanto impossibile per il suo avvocato ricorrere in appello. Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha richiesto il suo rilascio immediato.

A settembre, l’Ffm ha segnalato che le strutture della direzione generale di controspionaggio militare (Dirección general de contrainteligencia militare – Dgcim) e del Sebin erano rimaste operative e che le sistematiche violazioni precedentemente documentate, tra cui tortura e altro maltrattamento, da parte di queste agenzie continuavano a ripetersi. Ha inoltre identificato all’interno di queste agenzie d’intelligence un gruppo di individui implicati in arresti arbitrari e casi di tortura e una catena di comando che puntava direttamente a Nicolás Maduro; ha richiesto pertanto nei loro confronti l’apertura di un’indagine per crimini contro l’umanità.

 

CONDIZIONI DI DETENZIONE DISUMANE

Le condizioni di vita all’interno dei centri di detenzione hanno continuato a deteriorarsi. Questi centri erano caratterizzati da sovraffollamento e non fornivano cibo adeguato e acqua potabile, una situazione che costringeva i detenuti a fare affidamento esclusivamente sui loro parenti per ottenere l’essenziale per vivere.

La detenzione prolungata all’interno dei commissariati di polizia e altri centri di detenzione illegali è rimasta motivo di preoccupazione.

Le condizioni di detenzione delle donne erano particolarmente preoccupanti a causa della mancanza di strutture e situazioni che tenessero conto di una prospettiva di genere.

 

IMPUNITÀ

Le violazioni dei diritti umani sono rimaste impunite. I rapporti dell’Ffm hanno evidenziato come la manipolazione del sistema giudiziario per coprire i poliziotti e i militari responsabili di violazioni permettesse loro di sfuggire alla giustizia.

Il Venezuela ha richiesto alla procura generale dell’Icc di rinviare la sua indagine con la motivazione che le autorità venezuelane stavano già conducendo indagini interne per violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale. Tuttavia, la procura generale ha sollecitato la ripresa dell’indagine con la motivazione che il Venezuela non aveva fornito altre informazioni aggiuntive su come le procedure interne del paese soddisfacessero gli standard dello Statuto di Roma dell’Icc e mettendo in discussione la genuinità delle procedure che erano state notificate dal Venezuela. A fine anno era atteso un pronunciamento della camera preliminare dell’Icc sull’eventualità di proseguire o meno l’indagine, sebbene abbia chiesto alle vittime di presentare entro marzo le loro opinioni sulle accuse del Venezuela rispetto alle misure investigative.

 

PROCESSI INIQUI

L’Ffm ha reiterato le sue preoccupazioni sul continuo ricorso al sistema giudiziario per mettere in atto violazioni dei diritti umani, come nel caso della detenzione arbitraria, e crimini di diritto internazionale, come il crimine di persecuzione.

L’ufficio del procuratore generale del Venezuela ha utilizzato i social network per discutere pubblicamente di casi giudiziari e accusare le persone al di fuori delle opportune sedi legali e ignorando i diritti delle persone alla difesa e a un processo equo. Ha lanciato accuse contro diverse persone attraverso i social network, compromettendo i loro diritti umani, come il diritto a un processo equo e alla presunzione d’innocenza. Tra gli accusati c’erano anche bambini e adolescenti.

 

DIRITTO A VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

A fine anno, i Relatori speciali delle Nazioni Unite e gli organismi dei trattati stavano ancora aspettando di ricevere un invito ufficiale per visitare il paese.

Il mandato dell’Ffm è stato rinnovato, sebbene a fine anno le autorità venezuelane non avessero ancora concesso all’Ffm l’accesso nel paese.

Nonostante la riforma del settore della giustizia annunciata nel 2021, i principali problemi che riguardavano l’accesso alla giustizia sono rimasti irrisolti. Questi comprendevano la mancanza d’indipendenza della magistratura, l’utilizzo politico delle procedure giudiziarie contro coloro che erano percepiti come oppositori del governo, ostacoli che limitavano l’accesso alla giustizia delle vittime, ad esempio impedendo loro l’accesso ai fascicoli giudiziari o negando arbitrariamente alle persone il diritto di designare i propri rappresentanti legali, e rinvii ingiustificati.

 

DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NATIVE

L’attività mineraria illegale nell’arco minerario dell’Orinoco ha seriamente condizionato l’esercizio dei diritti umani nello stato di Bolívar, colpendo in particolare i diritti delle popolazioni native all’autodeterminazione e a un ambiente salubre. Nel suo rapporto, pubblicato a settembre, l’Ffm ha documentato le gravi violazioni dei diritti umani e gli abusi compiuti nell’arco minerario, che rivelavano la collusione di alcune autorità statali con i gruppi criminali operanti nelle zone minerarie, e sulle quali in alcuni casi esercitavano il controllo, e l’incapacità di indagare e punire i responsabili.

Un incidente occorso ad aprile nella località di Parima B, al confine meridionale dello stato dell’Amazzonia, in cui sono stati coinvolti militari e nativi yanomami, si è concluso con la morte di quattro persone native e il ferimento di due membri dell’esercito e almeno due nativi, ritenuti possibili testimoni delle uccisioni, che sono stati poi portati in un luogo sconosciuto. Sebbene in seguito i testimoni siano riapparsi e abbiano ricevuto assistenza medica, ha destato preoccupazione il modo con cui le autorità li avevano trasferiti a Caracas, senza l’accompagnamento di un legale e in assenza delle misure necessarie per evitare una vittimizzazione secondaria e garantire un contesto culturalmente appropriato1.

A giugno, Virgilio Trujillo, leader nativo e difensore del territorio, della terra e dell’ambiente, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nella città di Puerto Ayacucho, capitale dello stato dell’Amazzonia. L’indagine avviata sulla sua morte non è andata avanti durante l’anno.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

Le autorità hanno aumentato e intensificato i giri di vite contro la società civile. Secondo il Centro per i difensori e la giustizia, ci sono stati 396 attacchi contro difensori dei diritti umani, tra cui episodi di intimidazione, stigmatizzazione e minacce.

Javier Tarazona, prigioniero di coscienza e difensore dei diritti umani dell’organizzazione Fundaredes, è rimasto arbitrariamente detenuto in seguito ad accuse in materia di terrorismo.

I difensori dei diritti umani Marino Alvarado e Alfredo Infante hanno ricevuto la notifica di una citazione in giudizio riguardante una denuncia per diffamazione, depositata contro di loro dal governatore dello stato di Carabobo, Rafael Lacava. La causa era stata intentata in risposta a un rapporto pubblicato a marzo dalle Ong Provea e Centro Gumilla, di cui i due uomini sono rispettivamente membri, che denunciava possibili esecuzioni extragiudiziali nello stato di Carabobo e che chiedeva di fare piena luce sulle responsabilità2.

 

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

A fine anno, i venezuelani che avevano abbandonato il paese erano ormai più di 7,1 milioni. Le donne rifugiate hanno incontrato sempre maggiori ostacoli nell’accedere alla protezione internazionale nei paesi ospitanti, come Colombia, Ecuador, Perù e Trinidad e Tobago3. Questa mancanza di protezione le rendeva sempre più esposte al rischio di molteplici forme di violenza di genere, tra cui violenza sessuale e traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

La mancanza di accesso a cibo, acqua e assistenza medica è rimasta motivo di grave preoccupazione.

Diritto alla salute

L’accesso alle cure mediche e ai servizi sanitari per coloro che erano affetti da malattie croniche è rimasto estremamente problematico. Solidarity Action, un’organizzazione locale che fornisce aiuti umanitari, ha segnalato che il 33 per cento delle persone sopra i 60 anni con una patologia cronica non riceveva alcun trattamento.

Durante l’anno, diverse organizzazioni che difendevano i diritti dei bambini hanno messo in luce i decessi di minori che si erano verificati all’ospedale J. M. de Los Ríos, a seguito della sospensione del programma di trapianto di organi, nonostante le misure precauzionali garantite dalla Commissione interamericana dei diritti umani a favore dei pazienti ricoverati presso questo polo sanitario.

Diritto al cibo

Secondo il Centro per la documentazione e l’analisi per i lavoratori, a novembre il costo del paniere mensile dei generi alimentari di base equivaleva a circa 386 dollari Usa, a fronte di un salario minimo mensile, stabilito al mese di marzo, di appena 13 dollari Usa, e lasciava la maggioranza della popolazione ad affrontare una situazione di insicurezza alimentare. A dicembre, la situazione era ulteriormente peggiorata a causa di una drastica svalutazione della moneta nazionale.

Secondo la Banca mondiale, ad agosto, il Venezuela aveva il terzo tasso d’inflazione più alto per i beni alimentari del mondo.

Diritto all’acqua

Negligenza e mancanza di manutenzione hanno continuato a ridurre l’accesso all’acqua per la popolazione, nonostante gli annunci ufficiali che promettevano una copertura del 95 per cento del territorio nazionale entro fine anno. Le problematiche riguardanti la fornitura d’acqua potabile e la rete fognaria hanno suscitato durante l’anno ripetute e diffuse proteste nelle comunità locali.

 

DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI

L’impatto della persistente emergenza umanitaria sui servizi di salute sessuale e riproduttiva ha contribuito a ostacolare l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi.

La Commissione interamericana dei diritti umani ha inoltre rilevato che la mancanza di accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, come la pianificazione riproduttiva, stava avendo ripercussioni sui tassi di mortalità materna.

A settembre, un’iniziativa promossa dalla società civile denominata Ruta Verde ha marciato in corteo fino all’assemblea nazionale, per presentare un documento che chiedeva la depenalizzazione dell’aborto, che è permesso soltanto nei casi in cui la gravidanza comporti un rischio per la vita della donna e per il quale non esistevano ancora protocolli medici. A fine anno non erano stati registrati progressi significativi sul tema.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

Le persone Lgbti hanno continuato a subire discriminazioni. Diverse organizzazioni hanno sollecitato le autorità a inserire nell’ordinamento legislativo il diritto alla non discriminazione per le persone Lgbti. A fine anno, erano ancora in attesa di un qualche progresso riguardo ai diritti delle persone Lgbti.

A fine anno era ancora pendente un ricorso presentato nel 2021 per annullare l’art. 565 della legge organica di giustizia militare, che criminalizza le relazioni intime omosessuali tra adulti nelle forze armate.

 

VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE

Agli inizi dell’anno, l’assemblea nazionale ha approvato un emendamento alla legge organica sul diritto delle donne a vivere libere dalla violenza. Organizzazioni della società civile e il movimento femminista hanno criticato tale emendamento con la motivazione che non adempieva all’obbligo dello stato di impedire e punire la violenza contro le donne, in quanto le politiche pubbliche non integravano una prospettiva di genere e i funzionari statali non erano formati per fornire prima assistenza alle donne sopravvissute a episodi di violenza sessuale e di genere.

Secondo l’organizzazione locale per i diritti umani Cepaz, tra gennaio e settembre, sono stati denunciati 199 presunti femminicidi. Le autorità non hanno provveduto a raccogliere e pubblicare dati ufficiali riguardanti i femminicidi, ostacolando pertanto l’implementazione di interventi informati in grado di prevenire questo tipo di crimini.

 


Note
1 Venezuela: Whereabouts and wellbeing of Indigenous Yanomani people must be clarified urgently and ensured, 6 aprile (solo in spagnolo).
2 Venezuela: Further Information: Lawsuit against defenders reaches settlement, 24 giugno.
3 Americas: Unprotected: Gender-based Violence against Venezuelan Refugee Women in Colombia and Peru, 12 luglio.

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