Rapporto 2022 – 2023

Europa e Asia centrale

Photo by Chris McGrath/Getty Images

PANORAMICA REGIONALE SU EUROPA E ASIA CENTRALE

Il 2022 sarà ricordato in Europa e in Asia centrale come l’anno in cui la Russia ha condotto un’invasione militare su vasta scala dell’Ucraina, commettendo crimini di guerra e potenziali crimini contro l’umanità e innescando il più grande movimento di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale. L’uso da parte della Russia di tattiche di assedio illegali, attacchi alle infrastrutture energetiche e alle proprietà civili hanno causato la morte, il ferimento e la sofferenza dovuta a gravi privazioni di migliaia di civili.

Quasi sette milioni di persone sono state sfollate all’interno dell’Ucraina, cinque milioni sono fuggite in Europa e 2,8 milioni sono andate in Russia e Bielorussia. L’accoglienza mostrata verso chi è arrivato nell’Ue è stata incredibile, ma a tratti discriminatoria, poiché non ha incluso alcune categorie in fuga dall’Ucraina come persone nere, stranieri con permesso di soggiorno temporaneo e alcune persone rom, che hanno incontrato particolari ostacoli nell’accesso alla protezione. L’accoglienza generosa della maggior parte delle persone provenienti dall’Ucraina è stata in netto contrasto con il rifiuto, spesso violento, e le violazioni subiti da rifugiati e migranti alle frontiere esterne dell’Europa. Questo doppio standard ha rivelato il razzismo insito nella politica e nella pratica di gestione delle frontiere esterne dell’Ue. Molti paesi europei hanno anche introdotto severe limitazioni di viaggio nei confronti dei cittadini russi, molti dei quali hanno cercato di sfuggire alla mobilitazione militare.

L’impatto socioeconomico della guerra ha avuto effetti globali e molti paesi nel Sud del mondo sono stati colpiti duramente dall’interruzione delle esportazioni di cereali e fertilizzanti. I paesi europei sono stati testimoni di enormi aumenti del prezzo dell’energia. A fine anno, in molti paesi europei l’aumento del costo della vita e un’inflazione da record avevano colpito in modo sproporzionato i più vulnerabili. L’inflazione è salita oltre il 30 per cento in Moldova e oltre il 64 per cento in Turchia. Le iniziative per affrontare la crisi climatica sono state indebolite dagli sforzi per evitare la dipendenza dal petrolio e dal gas della Russia.

La guerra ha favorito la riconfigurazione della politica in molta parte della regione. La Bielorussia ha ampiamente allineato la sua politica estera e militare con Mosca, con cui ha condiviso le responsabilità dell’atto di aggressione della Russia. In entrambi i paesi, la guerra ha significato maggiore repressione, crescenti difficoltà e più isolamento internazionale, simboleggiato dall’espulsione della Russia dal Consiglio d’Europa e dalla sospensione dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Con il declino del ruolo di pacificatore della Russia, il conflitto del Nagorno-Karabakh è nuovamente divampato.

La guerra e la politica della Russia hanno anche destabilizzato i Balcani occidentali, dove il conflitto della Serbia con il Kosovo minacciava di intensificarsi. Una conseguenza indiretta è stato un cambiamento nella politica di allargamento dell’Ue, con la concessione dello status di candidato “con condizioni” alla Bosnia ed Erzegovina, nonostante il suo mancato rispetto dei criteri di adesione. L’Ue ha anche acconsentito all’avvio dei negoziati di adesione per Ucraina e Moldova, ma non per la Georgia, dove le riforme si sono bloccate o sono regredite.

Per quanto riguarda i meccanismi internazionali e regionali per i diritti umani, i poteri di veto della Russia hanno spesso paralizzato l’Osce e anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e hanno relegato queste organizzazioni al ruolo di impotenti osservatori del conflitto. L’Icc ha tuttavia agito con una rapidità senza precedenti, annunciando il 2 marzo un’indagine sulla situazione in Ucraina.

Nel complesso, la guerra della Russia in Ucraina ha esacerbato le tendenze negative dei diritti umani degli anni precedenti, alimentando insicurezza e diseguaglianza; ciò a sua volta ha dato slancio alle forze autoritarie e ha fornito un pretesto per ulteriori repressioni delle libertà fondamentali. Queste stesse forze sono state incoraggiate ad articolare e spesso ad attuare programmi razzisti, xenofobi, misogini e omofobi. Le feroci repressioni contro i manifestanti in Kazakistan e Tagikistan sono state emblematiche del continuo uso eccessivo della forza da parte delle autorità.

 

VIOLAZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO

L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato una vasta crisi dei diritti umani, del diritto umanitario e dei flussi migratori. Gli investigatori hanno documentato migliaia di possibili crimini di guerra e potenziali crimini contro l’umanità commessi dalle forze russe, tra cui esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali, tortura e altro maltrattamento, trasferimenti forzati di popolazione, uso di armi vietate, violenza sessuale e attacchi contro scuole e ospedali. L’uso da parte della Russia di tattiche d’assedio contro i civili, gli attacchi indiscriminati e quelli mirati alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina durante l’inverno sono sembrati avere l’intenzione di rendere massima la sofferenza dei civili. I prigionieri di guerra detenuti da entrambe le parti in conflitto sono stati sottoposti a maltrattamenti e possibili esecuzioni extragiudiziali.

Non sono stati compiuti progressi nelle indagini sulle violazioni del diritto internazionale umanitario durante il conflitto tra Armenia e Azerbaigian del 2020 o nell’assicurare alla giustizia i presunti responsabili. Le persone hanno continuato a essere uccise dalle mine piazzate dalle forze armene nei territori ceduti all’Azerbaigian e le tensioni sono divampate a fine anno, quando manifestanti azeri hanno bloccato la strada che collega il Nagorno-Karabakh con l’Armenia, interrompendo la fornitura di beni e servizi essenziali. Le regioni separatiste della Georgia, Abkhazia e Ossezia del Sud/regione di Tskhinvali, non hanno registrato progressi in materia di impunità per le violazioni del passato.

Tutte le denunce di crimini di guerra e crimini contro l’umanità dovrebbero essere oggetto di indagini imparziali e indipendenti, anche attraverso il principio della giurisdizione universale.

 

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

La regione ha ricevuto un numero record di persone in movimento. Quelle in fuga dall’invasione russa dell’Ucraina hanno costituito il più grande caso singolo di sfollamento nel continente dalla Seconda guerra mondiale. Il maggior numero di queste persone è stato registrato in Polonia (1,53 milioni), Germania (1,02 milioni) e Repubblica Ceca (468.000). L’Ue ha attivato per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea, fornendo alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina un rapido accesso all’alloggio, al mercato del lavoro e all’istruzione. L’accoglienza riservata alle persone in cerca di protezione dalla guerra in Ucraina ha stabilito un nuovo punto di riferimento in Europa e ha dimostrato che gli stati membri dell’Ue hanno la capacità di dare protezione dignitosa a milioni di persone, se c’è la volontà politica di farlo. Ad esempio, nei Paesi Bassi è stata approvata una legge di emergenza statale indirizzata ai comuni, per garantire a 60.000 ucraini l’accesso all’alloggio e ad altri servizi. In Svizzera, i rifugiati ucraini hanno ricevuto sostegno in tempi rapidi, ma i progetti volti a migliorare le condizioni nei centri di asilo sono stati rinviati.

I paesi dell’Ue hanno anche registrato il maggior numero di richieste di asilo dal 2016, da parte di persone provenienti da altri paesi del mondo in cerca di sicurezza e un aumento di quelle arrivate attraverso le rotte dei Balcani occidentali, del Mediterraneo centrale e orientale. Durante tutto l’anno, i confini dell’Europa sono rimasti un luogo di esclusione razziale, pericolo e violazioni per molte persone in cerca di protezione, provenienti anche da altre parti del mondo, tra cui Afghanistan, Siria e Africa Subsahariana. Alle frontiere terrestri e marittime, gli stati hanno sottoposto rifugiati e migranti a respingimenti sommari e forzati, spesso violenti, senza esaminare le circostanze individuali dei singoli individui. Molti rifugiati e migranti hanno subìto le conseguenze delle politiche razziste di confine per mano dei funzionari che le applicavano. Le autorità spagnole hanno continuato a negare la responsabilità per le gravi violazioni dei diritti umani durante le operazioni della polizia di frontiera a Melilla nel 2021, che provocarono la morte di 37 persone provenienti dall’Africa Subsahariana, il ferimento di decine di altre persone e il rinvio sommario di almeno 470 persone in Marocco.

Gli attori statali che pattugliavano le frontiere marittime hanno impedito lo sbarco di rifugiati e migranti che arrivavano via mare. Funzionari di frontiera e polizia hanno arrestato arbitrariamente, spesso per lunghi periodi, altre persone che sono riuscite a raggiungere il territorio dell’Ue e hanno rimpatriato sommariamente, spesso con la violenza, migliaia di persone dalla Bulgaria e dalla Grecia in Turchia, dalla Turchia in Iran e Siria, da Cipro in Libano, dalla Spagna in Marocco, dalla Francia in Italia, dalla Croazia in Bosnia ed Erzegovina, dall’Ungheria in Serbia e da Lettonia, Lituania e Polonia in Bielorussia.

I paesi hanno reagito in modo diverso alla conquista talebana dell’Afghanistan nel 2021. La Danimarca ha iniziato a esaminare i casi di richiedenti asilo afgani respinti, ma il Belgio ha ripreso a rifiutare la protezione internazionale per gli afgani. Mentre la Germania ha reinsediato un numero significativo di afgani a rischio, un nuovo programma lanciato per approvare l’ammissione di 1.000 persone al mese ha sollevato preoccupazioni sull’equità e la trasparenza del processo.

Nella parte orientale della regione, il Tagikistan ha detenuto ed espulso rifugiati afgani. La guerra della Russia in Ucraina ha provocato la migrazione su larga scala di russi in Armenia, Georgia, Kazakistan e Kirghizistan. Il Kazakistan ha proposto riforme legislative che potrebbero costringere molte persone a tornare in Russia. La Bielorussia ha continuato a costringere con la violenza rifugiati e migranti ad attraversare i suoi confini verso i paesi dell’Ue, sottoponendoli a tortura e altri maltrattamenti.

I governi devono garantire che ogni persona possa vedere il proprio diritto alla protezione internazionale rispettato, tutelato e sostenuto senza discriminazioni o senza subire persecuzioni o altre violazioni dei diritti umani.

 

DIRITTI DI DONNE E RAGAZZE

I diritti delle donne hanno visto sia progressi sia battute d’arresto. In Polonia, una dannosa sentenza della Corte costituzionale del 2021 ha continuato a limitare l’accesso all’aborto, mentre le Ong hanno aiutato 44.000 persone ad accedere all’interruzione di gravidanza (la maggior parte all’estero), affrontando un grave rischio a causa delle spaventose punizioni per chi fornisce questo supporto. L’Ungheria ha adottato nuove regole che impongono alle donne che vogliono abortire di esibire un referto medico che confermi che hanno ascoltato il “battito cardiaco fetale”. Le forze politiche in Slovacchia hanno introdotto leggi per limitare l’accesso all’aborto.

Diversi paesi hanno iniziato a eliminare le restrizioni sull’accesso all’aborto. I Paesi Bassi hanno abolito il periodo di attesa obbligatorio di cinque giorni per l’interruzione della gravidanza, mentre la Germania ha abrogato una disposizione che puniva i medici che facevano “pubblicità all’aborto”. In Spagna, il parlamento ha approvato un disegno di legge per rimuovere i requisiti del consenso dei genitori per le sedicenni e le diciassettenni che vogliono interrompere la gravidanza, della consulenza obbligatoria e dei periodi di riflessione. Malta ha iniziato a discutere la possibilità di aborto in caso di rischio per la vita e la salute della donna.

I livelli di violenza contro le donne e violenza domestica sono rimasti elevati in tutta la regione. Ciò è avvenuto, ad esempio, in Kirghizistan, dove la violenza di genere è rimasta sistemica e sottostimata, e in Georgia, dove sono aumentate le preoccupazioni per l’aumento degli episodi di femminicidio. Diversi paesi si sono mossi per riformare le leggi sullo stupro e sancire il principio del consenso. Nuove leggi sono entrate in vigore in Belgio, Finlandia e Spagna, mentre i legislatori nei Paesi Bassi hanno continuato a discutere di modifiche analoghe.

Regno Unito e Ucraina hanno ratificato la storica Convenzione di Istanbul. Sebbene l’Ue non abbia compiuto progressi verso la ratifica della Convenzione di Istanbul, la Commissione europea ha proposto una nuova direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica.

UN Women ha riferito che più di un terzo delle famiglie con donne capofamiglia nelle aree colpite dalla guerra in Ucraina ha faticato ad assicurarsi cibo sufficiente e che gli attacchi russi alle strutture sanitarie hanno contribuito a ridurre notevolmente i servizi di salute materna. Ad aprile, in Turkmenistan, per illustrare una nuova mossa volta a imporre i valori “tradizionali”, la polizia ha iniziato a impedire alle donne di sedersi sul sedile del passeggero anteriore delle automobili, in base a nuove regole prive di chiarezza giuridica.

I governi devono combattere con urgenza tutte le forme di violenza di genere che colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze e affrontarne le cause alla radice.

 

DIRITTO ALLA PRIVACY

Dopo le precedenti rivelazioni sullo spyware Pegasus, nel 2022 è emerso che la Spagna lo aveva utilizzato per prendere di mira giornalisti e politici dell’opposizione. Nel corso dell’anno, sono stati resi noti anche casi confermati in modo indipendente di giornalisti e politici presi di mira da spyware in Polonia e in Grecia.

Un certo numero di governi ha continuato a espandere pericolosamente i poteri dei servizi di pubblica sicurezza e di intelligence. In Serbia, il governo ha cercato di introdurre leggi per facilitare la sorveglianza biometrica e l’elaborazione dei dati. In Svizzera e in Irlanda, alcune Ong hanno espresso preoccupazione per progetti di legge che, rispettivamente, ampliavano i poteri dei servizi di intelligence e introducevano l’impiego di tecnologie di riconoscimento facciale nelle attività di polizia. In Georgia, modifiche di legge hanno concesso alle autorità di pubblica sicurezza maggiori possibilità di portare avanti la sorveglianza segreta. Attivisti turkmeni sono stati presi di mira all’estero, ad esempio a Istanbul, dove il personale del consolato turkmeno ha aggredito attivisti pacifici che cercavano di consegnare una petizione per i diritti umani.

 

EROSIONE DELL’INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA E DIRITTO A UN PROCESSO EQUO

A giugno, la commissione di Venezia del Consiglio d’Europa ha fatto notare che in Georgia la velocità e la portata delle modifiche del 2021 alla legge sui tribunali comuni possono creare un “effetto inibitorio sulla libertà d’espressione dei giudici e sull’indipendenza giudiziaria interna”, con l’obiettivo percepito di “controllarli e farli tacere”. In Bielorussia, la legislazione ha ampliato il ricorso alle indagini e ai processi in contumacia e il sistema giudiziario ha continuato a perseguitare chi criticava il governo. In Polonia e Ungheria, i governi hanno continuato a prendere di mira giudici e pubblici ministeri con procedimenti disciplinari e sospensioni illeciti e a ignorare le critiche internazionali in questo ambito. In Turchia, la stretta del governo sulla magistratura ne ha demolito l’indipendenza da diversi anni, con il risultato che difensori dei diritti umani, attivisti e oppositori subiscono indagini, azioni giudiziarie e condanne prive di fondamento.

I governi devono fermare il declino verso le società della sorveglianza, rispettare il diritto a un processo equo e porre fine all’erosione dell’indipendenza giudiziaria.

 

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

La guerra della Russia in Ucraina è stata accompagnata da sistematiche torture e altri maltrattamenti. I prigionieri di guerra sono stati sottoposti a maltrattamenti e possibili esecuzioni extragiudiziali. Nel contesto del “filtraggio” russo, alcuni civili in Ucraina sono stati sottoposti a scosse elettriche, minacce di esecuzione, negazione di cibo e acqua e separazione dei bambini dai genitori. Altrove nella parte orientale della regione, i maltrattamenti sono stati comunemente diffusi nei centri di detenzione. In Kazakistan sono state segnalate scosse elettriche e ustioni con ferri da stiro e, secondo i dati ufficiali, sei persone sono morte a causa di “metodi di interrogatorio illegali”. La tortura e altri maltrattamenti dilaganti in Tagikistan sono stati utilizzati per intimidire ed estorcere confessioni. In Bielorussia, le persone condannate per accuse di matrice politica sono state detenute in condizioni disumane in isolamento. Il Kazakistan ha completamente abolito la pena di morte per legge, mentre la Bielorussia ha messo a morte almeno una persona.

Le guardie di frontiera e la polizia ai confini esterni dell’Ue hanno continuato a sottoporre rifugiati e migranti a maltrattamenti, spesso equivalenti a torture, e in Italia sono proseguiti i procedimenti giudiziari relativi alla tortura nelle carceri.

I governi devono agire con urgenza per porre fine alla tortura e ad altri maltrattamenti, assicurando i responsabili alla giustizia.

 

ABUSO DI POTERE STATALE E LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

I governi hanno utilizzato varie “crisi” per arrogarsi nuovi poteri. Le autorità ungheresi hanno usato il pretesto della guerra in Ucraina per attribuirsi nuovi poteri di dichiarare lo stato d’emergenza. Lettonia, Lituania e Polonia hanno mantenuto il loro stato d’emergenza al confine con la Bielorussia, limitando ingiustificatamente l’accesso di giornalisti, Ong e operatori umanitari.

La Turchia ha continuato a detenere e perseguire decine di giornalisti, attivisti e politici dell’opposizione con accuse pretestuose legate al terrorismo. Il parlamento ha approvato una nuova legge sulla disinformazione che rafforza i poteri del governo sui social media.

Nei Balcani occidentali, le autorità hanno esercitato pressioni, vessato e minacciato giornalisti, in particolare quelli che si occupavano di criminalità organizzata, corruzione e crimini di guerra. Osservatori hanno registrato aggressioni fisiche contro giornalisti in Kosovo, Montenegro e Serbia. È stato sempre più frequente il ricorso alle controversie strategiche contro la partecipazione pubblica (Strategic Lawsuits against Public Participation – Slapp), azioni legali ingiuste che hanno preso di mira giornalisti e attivisti ambientali. L’uso delle Slapp è stato preoccupante in Austria, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria e Grecia, ma spaventosamente comune in Croazia, Serbia e Slovenia. La Commissione europea ha proposto una direttiva anti-Slapp, che era in fase di negoziazione.

Nell’est, la libertà d’espressione ha continuato a subire gravi attacchi. Le restrizioni del governo hanno lasciato ai russi poche fonti indipendenti d’informazione. A marzo, una nuova legge che penalizzava il “discredito” e la diffusione di “informazioni deliberatamente false” sulle forze armate russe ha di fatto vietato di fare menzione della guerra in Ucraina in modo critico. Ne sono seguiti migliaia di procedimenti amministrativi e penali. Le persone che criticavano la guerra sono state arrestate, multate pesantemente o condannate a punizioni o al carcere. Molte persone di alto profilo che criticavano la guerra sono state dichiarate “agenti stranieri”. Decine di organi d’informazione indipendenti sono stati chiusi, migliaia di siti web bloccati e la società Meta è stata dichiarata “organizzazione estremista”. Anche la Bielorussia ha perseguito centinaia di persone che avevano espresso sostegno all’Ucraina o criticato il governo, ha arrestato altri 40 giornalisti indipendenti e ha presentato nuove accuse contro quelli già incarcerati. Centinaia di persone sono state perseguite per collegamento a contenuti “estremisti”.

Le autorità del Tagikistan hanno preso di mira in modo aggressivo i media indipendenti e i difensori dei diritti umani, in risposta alle nuove proteste nella regione autonoma del Gorno-Badachshan (Gbao) e nei primi mesi dell’anno hanno chiuso completamente Internet. Secondo quanto riferito, il Turkmenistan ha bloccato 1,2 miliardi di indirizzi Ip per impedire l’accesso alle informazioni dall’estero e l’Azerbaigian ha adottato una nuova legge sulla stampa per creare un unico registro ufficiale dei giornalisti e ha ordinato ai media di distribuire solo informazioni “obiettive”.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE

Nella parte occidentale della regione, diversi paesi hanno imposto divieti arbitrari o sproporzionati alle proteste pacifiche. Nella Republika Srpska, in Bosnia ed Erzegovina, le autorità hanno vietato le manifestazioni di commemorazione del 30° anniversario delle persecuzioni in tempo di guerra. La Turchia ha ripetutamente vietato i Pride e le manifestazioni per commemorare le vittime di sparizioni forzate. Più spesso, le autorità hanno fatto ricorso ad altre misure, come la detenzione preventiva (in Svezia), l’uso eccessivo della forza contro i manifestanti (in Serbia), multe severe (in Slovenia), arresti arbitrari (in Grecia) e licenziamenti senza giusta causa di chi partecipava alle proteste (in Ungheria).

Molti governi hanno proseguito nell’impegno di impedire o punire atti di disobbedienza civile, soprattutto da parte degli attivisti ambientalisti. I governi hanno messo in atto giri di vite con vari mezzi, tra cui la dispersione illegittima delle manifestazioni in Finlandia e l’incriminazione dei dimostranti per reati gravi come il sabotaggio in Svezia. Il Regno Unito ha approvato una legge che concede alla polizia nuovi poteri per attuare restrizioni per motivi di rumore e disturbo. In Germania, invece, il tribunale amministrativo federale ha creato un precedente stabilendo che gli accampamenti di protesta sono protetti da garanzie costituzionali di libertà di riunione.

A est, manifestanti pacifici hanno subìto l’uso eccessivo di forza da parte delle autorità di diversi paesi, che ha causato decessi, torture e ferimenti. A gennaio, in Kazakistan, all’improvvisa esplosione di proteste di massa che chiedevano riforme le autorità hanno risposto con oltre 10.000 arresti, l’uso di munizioni vere e proiettili di gomma, l’etichettatura dei manifestanti come “terroristi”, maltrattamenti, detenzione in condizioni disumane e la morte di almeno 219 manifestanti e 19 agenti di pubblica sicurezza. A fine anno, la maggior parte degli incidenti non era stata oggetto di alcuna indagine.

Il Tagikistan ha assistito alla brutale repressione delle proteste nel Gbao. Una “operazione antiterrorismo” ha provocato la morte di decine di manifestanti pamiri e l’arresto arbitrario di oltre 200 persone, tra attivisti, poeti e giornalisti.

Nel Karakalpakstan, in Uzbekistan, a luglio sono scoppiate proteste in risposta alle proposte di modifica costituzionale dello status del territorio. Il dispiegamento delle forze di sicurezza ha provocato almeno 21 morti, più di 250 feriti, centinaia di persone detenute arbitrariamente e decine sottoposte a tortura e altri maltrattamenti.

In Bielorussia la polizia ha disperso brutalmente le manifestazioni pacifiche contro l’aggressione della Russia all’Ucraina e molti partecipanti sono stati condannati alla detenzione o al pagamento di multe dopo processi a porte chiuse. In Kirghizistan, le autorità di Biškek hanno ristretto i luoghi in cui si potevano tenere assemblee pubbliche. In Russia, le autorità hanno oppresso ferocemente non solo chi partecipava alle proteste, ma anche gli osservatori.

 

LIBERTÀ DI ASSOCIAZIONE

Nella parte occidentale della regione, Turchia e Francia si sono distinte come paesi che hanno limitato la libertà di associazione cercando di sciogliere le associazioni. La Turchia ha applicato disposizioni antiterrorismo in maniera eccessivamente ampia, prendendo di mira una piattaforma contro il femminicidio, un gruppo di comunità e uno dei principali partiti di opposizione (l’Hdp). La Francia ha abusato delle disposizioni di una nuova legge sui “valori repubblicani”, prendendo di mira un gruppo antifascista, due gruppi filopalestinesi e un collettivo per i diritti ambientali.

Il governo dell’Uzbekistan ha consolidato il controllo sulla società civile, emettendo un decreto che impone alle Ong di affiancarsi a “partner nazionali” scelti dal governo per poter utilizzare le sovvenzioni provenienti dall’estero. Il Kirghizistan ha introdotto nuovi obblighi di rendicontazione dei fondi esteri per le Ong e la Bielorussia ha usato accuse di “estremismo” e “terrorismo” per chiudere oltre 200 organizzazioni.

Lo spazio in cui tutti possono esercitare i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica deve essere protetto dagli abusi di potere statale con vari pretesti.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

La Turchia ha continuato ad attaccare i difensori dei diritti umani. A fine anno, Öztürk Türkdoğan ha dovuto affrontare tre diversi procedimenti pretestuosi per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, “oltraggio a pubblico ufficiale” e “denigrazione della nazione turca”. Allo stesso modo, l’avvocata per i diritti umani Eren Keskin e l’importante specialista forense Şebnem Korur Fincancı sono stati entrambi accusati in modo infondato in relazione al terrorismo. Le autorità turche si sono rifiutate di applicare una decisione vincolante della Corte europea dei diritti umani nel caso del difensore dei diritti umani Osman Kavala, nonostante la procedura di infrazione. La Corte di cassazione ha ribaltato le accuse contro l’ex presidente di Amnesty International Turchia Taner Kılıç.

Grecia, Italia e Turchia hanno perseguitato i difensori dei diritti umani impegnati per i diritti di migranti e rifugiati. I difensori dei diritti delle donne hanno subìto persecuzioni in diversi paesi. Ad Andorra, Vanessa Mendoza Cortés si è vista infliggere un’ingente multa per diffamazione, per aver criticato l’impatto dannoso del divieto di aborto nel paese. In Polonia, Justyna Wydrzynska è stata processata per aver sostenuto gli sforzi di una donna incinta per ottenere l’aborto.

Nell’est, i difensori sono stati sottoposti a detenzione arbitraria, violenza e intimidazione. In Bielorussia, l’organizzazione per i diritti umani Viasna è stata un obiettivo singolare: il premio Nobel Ales Bialiatski e i suoi colleghi sono stati imprigionati e incriminati con accuse inventate, mentre Marfa Rabkova e Andrey Chapyuk sono stati condannati in un processo a porte chiuse rispettivamente a 15 e sei anni di reclusione. Nasta Loika è stata ingiustamente accusata di “reato minore di teppismo” e le sono stati negati medicine, vestiti pesanti e acqua potabile durante la detenzione amministrativa; successivamente è stata incriminata per falsi reati penali. In Russia, i difensori dei diritti umani sono stati sottoposti alla pressione incessante delle leggi sugli “agenti stranieri” e sulle “organizzazioni indesiderate”, che hanno costretto molti a lasciare il paese. Ad aprile, il ministero della Giustizia ha ritirato la registrazione di oltre una decina di fondazioni e Ong straniere, tra cui Amnesty International, costringendole a chiudere i loro uffici in Russia. Nella Crimea occupata, attivisti e avvocati per i diritti dei tatari di Crimea hanno continuato a subire gravi ritorsioni.

I governi dovrebbero proteggere i difensori dei diritti umani e riconoscere il loro ruolo cruciale, invece di screditare e punire le loro attività.

 

DISCRIMINAZIONE

In alcuni paesi, le segnalazioni di episodi di antisemitismo hanno toccato punte da record. In Germania e nel Regno Unito, gli osservatori hanno registrato un grave aumento dei crimini d’odio antisemita. In Slovacchia si è scoperto che il sospettato dell’omicidio di due persone Lgbti aveva scritto un testo di violenta propaganda antisemita. Il parlamento della Lettonia ha approvato una legge sulla restituzione che ha concesso un risarcimento alla comunità ebraica per le proprietà sequestrate durante le occupazioni naziste e sovietiche.

Diversi paesi hanno continuato a rafforzare o hanno approvato nuove misure nei confronti delle donne musulmane. Andorra ha approvato una legge che vieta l’uso di simboli religiosi ben visibili e di fatto impedisce alle donne musulmane di indossare il velo. In Francia, le autorità locali hanno vietato una protesta delle calciatrici contro il tentativo di codificare una sentenza discriminatoria che impedisce alle donne musulmane che indossano il velo di partecipare a sport agonistici. Il più alto tribunale amministrativo ha confermato il divieto di indossare il “burkini” a Grenoble. In Svizzera, a seguito di un referendum del 2021, il parlamento ha preso in considerazione un disegno di legge per vietare la copertura del viso. La discussione di queste misure si è rivelata piena di stereotipi negativi e invischiata nella retorica contro i musulmani.

In Belgio e in Svizzera, gli osservatori hanno rilevato forti prove di razzismo strutturale contro le persone di origine africana. Nel Regno Unito, le pratiche di fermo e perquisizione della polizia hanno continuato a colpire in modo sproporzionato le persone nere. Un’indagine ha rilevato che in un periodo di due anni erano stati perquisiti 650 minori, di cui il 58 per cento neri. In Danimarca, una società immobiliare ha sgomberato numerose persone per evitare che un’area residenziale fosse categorizzata come “ghetto”, in base a leggi che vietano la concentrazione di persone di “origine non occidentale”. In Germania, l’organo di monitoraggio nazionale su discriminazione e razzismo ha rilevato che il razzismo faceva parte della vita quotidiana del paese.

I rom sono stati vittime di dichiarazioni dispregiative e hanno subìto discriminazione sistemica in materia di alloggio, istruzione, polizia e altri ambiti della vita. La segregazione scolastica dei rom è continuata, ad esempio in Albania, Croazia, Kosovo, Macedonia del Nord e Slovacchia. La sorveglianza razzista, l’apolidia e la mancanza di documenti personali hanno continuato a ostacolare gli sforzi per l’emancipazione dei rom. La continua feroce repressione dei diritti umani in Bielorussia ha preso di mira anche minoranze nazionali, tra cui polacchi e lituani, nonché i sostenitori della lingua e della cultura bielorussa. Il governo ha vietato a due scuole di insegnare in polacco nell’ovest del paese, dove vivono molti polacchi, ha chiuso una scuola lituana a Hrodna e ha costretto le librerie bielorusse a cessare le attività.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

La discriminazione e la violenza contro le persone Lgbti sono state accompagnate da progressi giudiziari in alcuni paesi o legislativi in altri. Uno degli episodi violenti più gravi si è verificato in Slovacchia, dove due persone sono morte e una è rimasta ferita in una sparatoria fuori da un bar gay. Aggressioni e/o minacce contro leader Lgbti hanno avuto luogo in Macedonia del Nord, Montenegro e Polonia.

In alcuni paesi, la magistratura ha emesso decisioni che hanno difeso i diritti delle persone Lgbti. Tribunali in Croazia hanno confermato che le coppie omosessuali dovrebbero poter adottare bambini alle stesse condizioni delle altre. La Corte costituzionale slovena ha dichiarato incostituzionali i divieti al matrimonio e all’adozione per le coppie omosessuali. A seguito di una decisione della Corte suprema in Lettonia, i tribunali amministrativi hanno iniziato a riconoscere le coppie dello stesso sesso. In Svizzera sono entrate in vigore nuove norme per legalizzare il matrimonio civile e l’adozione per le coppie omosessuali. Il parlamento spagnolo ha approvato una legge epocale che riconosce il diritto delle persone transessuali all’autodeterminazione di genere. I governi di Finlandia e Germania hanno proposto leggi progressiste sul riconoscimento legale del genere.

Al contrario, in Ungheria il governo ha organizzato un referendum basato su una legge anti-Lgbti del 2021. In Polonia, numerosi comuni si sono ancora dichiarati “zone libere da Lgbt” e gli attivisti hanno dovuto affrontare cause Slapp e detenzione arbitraria.

A est sono stati osservati alcuni progressi. In Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha promesso una legge sulle unioni civili. La Moldova ha tenuto la sua più grande marcia del Pride di sempre, nonostante il sindaco della capitale Chișinău avesse minacciato di vietarla. Altrove, tuttavia, i diritti Lgbti hanno continuato a essere duramente repressi. La Russia ha esteso il divieto di “propaganda di rapporti sessuali non tradizionali, pedofilia e riassegnazione di genere” dai minori a tutte le fasce d’età. Turkmenistan e Uzbekistan hanno continuato a punire i rapporti sessuali consensuali tra uomini e in Uzbekistan è stato presentato un progetto di legge discriminatorio, che consentirebbe alla polizia di condurre test obbligatori per gli uomini che hanno rapporti omosessuali.

I governi devono raddoppiare i loro sforzi per prevenire la discriminazione anche nei confronti di ebrei, musulmani, persone nere, rom e Lgbti.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

I paesi con stretti legami economici con la Russia sono stati profondamente colpiti dalla guerra in Ucraina. Nella stessa Russia, la povertà è complessivamente aumentata. La Banca mondiale ha riferito che in Ucraina la povertà è decuplicata e almeno mezzo milione di minori sono precipitati nell’indigenza.

A fine anno, la maggior parte dei paesi della regione aveva avuto un aumento del costo della vita e inflazione da record. In 17 stati membri dell’Ue, l’inflazione aveva superato il 10 per cento. Come al solito, in tutta la regione i più poveri e vulnerabili, tra cui persone con disabilità, pensionati e minori, sono stati colpiti in modo sproporzionato e hanno sofferto per l’inadeguatezza della protezione sociale.

I governi devono agire immediatamente per affrontare le attuali difficoltà socioeconomiche, assegnando risorse adeguate anche attraverso una protezione sociale completa, per garantire che tutti possano godere dei diritti economici, sociali e culturali.

 

FALLIMENTO NELL’AFFRONTARE LA CRISI CLIMATICA

La crisi climatica è diventata evidente per molti a causa delle ondate di caldo estivo senza precedenti, con temperature che in alcuni luoghi hanno superato i 40°C. Il caldo eccessivo ha causato circa 25.000 morti e ha anche provocato il prosciugamento di fiumi, il crollo di un ghiacciaio in Italia, la grave siccità che ha colpito la maggior parte del Portogallo e gli incendi che hanno distrutto vasti territori in Spagna. L’urgenza di intraprendere azioni per il clima è stata contrastata dagli effetti della guerra della Russia in Ucraina, dove le attività militari hanno inquinato l’aria, l’acqua e il suolo con sostanze tossiche e la condotta delle ostilità da parte della Russia ha aumentato il rischio di un incidente nucleare intorno alla centrale di Zaporizhzhia. La necessità di ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas russo ha portato alla corsa per garantire fonti alternative di combustibili fossili, a decisioni per prolungare la vita delle centrali nucleari e a carbone e a riduzioni temporanee delle tasse sui carburanti. Il Turkmenistan ha continuato a essere uno dei paesi con le maggiori emissioni di gas metano a livello globale e le donne nelle aree rurali sono state colpite in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici.

Dopo alcuni equivoci prima della Cop27, l’Ue ha sostenuto la creazione di un fondo per le perdite e i danni, alimentando le speranze di una solidarietà climatica. Tuttavia, i paesi europei non sono riusciti ad allineare gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo globale di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C.

I governi devono accrescere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, in modo che riflettano le loro responsabilità per la crisi climatica. Dovrebbero attuare politiche adeguate e coerenti con i diritti umani, inclusa la graduale eliminazione dell’uso e della produzione di combustibili fossili attraverso una giusta transizione. Dovrebbero inoltre aumentare urgentemente i finanziamenti per il clima ai paesi a basso reddito e impegnarsi a fornire ulteriori finanziamenti per le perdite e i danni.

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