Dopo la firma di un accordo per porre fine alle ostilità, la prova delle forniture di aiuti che venivano deviate ha spinto le agenzie umanitarie a sospendere temporaneamente gli aiuti alimentari destinati alla regione del Tigray. Nella regione di Amhara sono scoppiati nuovi scontri tra l’esercito federale e le milizie locali Fano e, in questo contesto, sono state commesse violazioni dei diritti umani, tra cui arresti e detenzioni arbitrari ed esecuzioni extragiudiziali nella regione del Tigray. Nel Tigray, donne sono state vittime di violenza sessuale. Gruppi e individui influenti hanno condotto una campagna che è culminata in un giro di vite del governo contro le persone Lgbti. L’accesso a Internet è stato interrotto nella regione di Amhara. L’accesso alle piattaforme media è stato limitato in tutta l’Etiopia e sono stati uccisi circa 30 manifestanti. Il governo ha portato avanti con successo la campagna contro i meccanismi investigativi regionali e internazionali, che avrebbero potuto garantire forme di giustizia e l’accertamento delle responsabilità per le vittime e le persone sopravvissute a crimini di diritto internazionale.
La popolazione che era stata sfollata con la forza nel contesto della campagna di pulizia etnica contro la comunità tigrina nella zona del Tigray occidentale non aveva ancora fatto ritorno nelle sue case. Nuove ondate di persone sfollate dalla zona, che rientra sotto l’amministrazione delle forze regionali civili e delle forze di sicurezza di Amhara, hanno continuato a dirigersi in altre parti della regione del Tigray. Secondo i media locali, a marzo erano fuggite 47.000 persone, mentre più di altre 1.000 erano scappate dalla zona a settembre, comprese quelle che si trovavano nei centri di detenzione di massa.
I combattimenti nella regione di Oromia si sono intensificati, dopo che i colloqui di pace tra l’Esercito di liberazione oromo e il governo erano falliti per la seconda volta, con gravi ripercussioni per i civili della regione.
A maggio, a circa sei mesi dalla firma dell’Accordo di cessazione delle ostilità (Cessation of Hostilities Agreement – Coha), avvenuta a novembre 2022, il World Food Programme (Wfp) e l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid) hanno annunciato la temporanea sospensione degli aiuti alimentari destinati alla regione del Tigray. La misura è stata adottata dopo che le agenzie avevano raccolto prove della diversione delle forniture, che sarebbe stata messa in atto dalle agenzie governative e dai militari. Nonostante gli annunci fatti a novembre e dicembre dall’Usaid e dal Wfp circa la loro intenzione di riprendere la distribuzione alimentare, le notizie dalla regione facevano intendere che non avevano ancora ripreso la distribuzione completa. La sospensione ha avuto gravi ripercussioni su oltre quattro milioni di persone che già versavano in una situazione di insicurezza alimentare. Dalle informazioni fornite da professionisti sanitari locali e dalle autorità di governo, in seguito alla sospensione, le persone decedute per fame nella regione erano state centinaia.
Il 4 agosto, il governo ha imposto uno stato d’emergenza di sei mesi su tutto il territorio nazionale, in seguito al dilagare degli scontri armati tra la Forza di difesa nazionale etiope (Ethiopian National Defence Force – Endf) e la milizia Fano nella regione di Amhara. Gli ampi poteri conferiti alle forze di sicurezza dalla legislazione d’emergenza hanno portato all’arresto di centinaia di persone alle quali è stato negato l’accesso ad avvocati e magistrati. Mentre ci sono state prove di ulteriori gravi violazioni dei diritti umani, nel contesto degli scontri, il peggioramento della situazione ha impedito una comunicazione effettiva con le persone nella regione, rendendo difficile determinare la portata delle violazioni (v. sotto, Libertà d’espressione e di riunione).
Soldati della Forza di difesa eritrea (Eritrean Defence Force – Edf) hanno continuato a compiere esecuzioni extragiudiziali di civili nella regione del Tigray per mesi dopo la firma del Coha. Tra novembre 2022 e gennaio 2023 hanno ucciso sommariamente almeno 24 civili nel distretto di Kokob Tsibah. Nel 2023, Amnesty International ha potuto verificare le esecuzioni extragiudiziali di almeno 20 civili, avvenute tra il 25 ottobre e il 1° novembre 2022 nel distretto di Mariam Shewito. Tuttavia, operatori sociali del distretto avevano un elenco di oltre 100 civili sottoposti a esecuzione nello stesso periodo dall’Edf1.
L’Edf ha perpetrato atti di violenza sessuale contro donne tra novembre 2022 e la fine di gennaio 2023 nel distretto di Kokob Tsibah, nella regione del Tigray. Durante questo periodo, soldati dell’Edf hanno tenuto prigioniere presso il loro campo militare per quasi tre mesi almeno 15 donne, fino al 19 gennaio 2023. Queste sono state stuprate ripetutamente dai soldati, in una situazione equivalente a schiavitù sessuale. Inoltre, hanno subìto altri abusi fisici e psicologici, oltre alla privazione di risorse essenziali come cibo, acqua e servizi medici.
L’Edf ha sottoposto a stupro di gruppo e stupro anche le donne che erano tenute prigioniere all’interno delle loro case nello stesso distretto. Le sopravvissute, assistenti sociali e autorità locali hanno affermato che l’Edf aveva preso di mira queste donne sulla base del sospetto che i loro mariti, figli o altri parenti maschi fossero associati con le forze tigrine.
Organizzazioni della società civile e media locali hanno segnalato molteplici casi di rapimento a scopo di matrimonio forzato. Il rapimento di Tsega Belachew, un’impiegata di banca, era tra i casi che hanno suscitato scalpore a livello nazionale, anche sui social network. Era stata rapita il 23 maggio da una guardia del sindaco di Hawassa, nella regione di Sidama, e trattenuta per nove giorni prima di essere liberata.
Contro le persone Lgbti è stata ingaggiata, sia online che offline, una campagna da parte di influencer dei social, leader religiosi e artisti popolari. Questa ha raggiunto il culmine agli inizi di agosto, quando le autorità della capitale Addis Abeba hanno ordinato irruzioni in alberghi, bar e locali di intrattenimento che accusavano di permettere “attività sessuali gay” al loro interno. Persone di Addis Abeba hanno denunciato pestaggi, dopo che sui social network erano circolati post attraverso cui era possibile identificarle.
Difensori dei diritti Lgbti hanno accusato le piattaforme social, in particolare TikTok, di inerzia di fronte a contenuti che istigavano alla violenza contro le persone a causa della loro sessualità o identità di genere.
Le relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso continuavano a essere criminalizzate e a comportare condanne fino a 10 anni di carcere.
Il blocco delle comunicazioni, imposto dalle autorità federali nella zona del Tigray occidentale, è persistito per il terzo anno. Il 3 agosto, in conseguenza degli scontri nella regione di Amhara, le autorità hanno sospeso l’accesso a Internet nella regione, mentre in alcune parti il blocco delle comunicazioni è stato totale. Questo è continuato fino a fine anno.
Il 9 febbraio, in seguito alle tensioni causate da una controversia interna alla chiesa ortodossa d’Etiopia, almeno 30 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza nella città di Shashamane, nella regione di Oromia, secondo fonti della chiesa ortodossa tewahedo etiope. Allo stesso tempo, le autorità hanno vietato ai membri delle fazioni della chiesa coinvolte nella controversia di tenere raduni e hanno limitato l’accesso ai social network fino al 17 luglio.
Il governo ha omesso di indagare e perseguire in procedimenti giudiziari aperti i presunti perpetratori di crimini di diritto internazionale. In seguito a una campagna ingaggiata dal governo etiope contro gli sforzi per garantire la giustizia e l’accertamento delle responsabilità, la Commissione africana dei diritti umani e dei popoli ha terminato a maggio il mandato della commissione d’inchiesta sulla situazione nella regione del Tigray. La commissione d’inchiesta non ha mai pubblicato un rapporto sui suoi risultati o comunicato che fine avessero fatto le prove che aveva raccolto dalle vittime, dalle persone sopravvissute o da altri contributi pubblici. Il governo aveva cercato di guadagnarsi l’appoggio necessario per terminare prematuramente a marzo il mandato della Commissione internazionale delle Nazioni Unite degli esperti sui diritti umani in Etiopia (UN International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia – Ichree). A settembre, tuttavia, l’Ichree ha pubblicato la sua relazione in cui si concludeva, tra l’altro, che “la situazione attuale in varie parti [dell’Etiopia]… continua a presentare elementi che fanno presagire il rischio di futuri crimini atroci”. Nonostante i risultati della relazione, gli stati membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite non sono riusciti a presentare una risoluzione per rinnovare il mandato dell’Ichree.
Intanto, il governo ha tenuto consultazioni su una proposta politica che favorisse una giustizia transizionale, un processo incentrato più sulla riconciliazione che sul principio di giustizia e accertamento delle responsabilità per le vittime e le persone sopravvissute.
Note:
1 Ethiopia: “Today or Tomorrow, They Should Be Brought Before Justice”: Rape, Sexual Slavery, Extrajudicial Executions, and Pillage By Eritrean Defence Forces, 4 settembre.