Stati Uniti d’America


Rapporto 2023 – 2024   Americhe

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Stati Uniti d’America

Si sono verificati diffusi episodi di discriminazione e violenza contro le persone Lgbti e sono aumentate le norme ostili nei loro confronti. Sono stati presentati progetti di legge volti ad affrontare la questione delle riparazioni riguardanti la schiavitù e le sue eredità storiche. Diversi stati hanno implementato il divieto assoluto d’aborto o ne hanno fortemente limitato l’accesso. Le donne native sono state colpite in modo sproporzionato dalla violenza di genere. L’accesso negli Usa per richiedenti asilo e migranti è rimasto irto di ostacoli, ma alcune nazionalità hanno continuato a godere dello status di protezione temporanea. In alcuni stati sono state intraprese iniziative per limitare la libertà di protesta. L’uso della forza letale da parte della polizia ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere. Non sono stati compiuti progressi verso l’abolizione della pena di morte, tranne che nello stato di Washington. Sono proseguite le detenzioni arbitrarie e a tempo indefinito nella base navale di Guantánamo Bay, a Cuba. Nonostante la diffusione della violenza legata all’uso delle armi da fuoco, non sono state prese in considerazione altre politiche di riforma per limitarle, ma il presidente Biden ha annunciato la creazione dell’ufficio della Casa Bianca per la prevenzione della violenza armata. Gli Usa hanno fatto ripetutamente ricorso alla forza letale in vari paesi del mondo. Le persone nere, altri gruppi razzializzati e le persone a basso reddito hanno sopportato il peso maggiore dell’impatto sulla salute determinato dall’industria petrolchimica e l’utilizzo dei combustibili fossili è proseguito senza sosta.

 

DISCRIMINAZIONE

C’è stato un numero esorbitante di casi di violenza basata sul reale o percepito orientamento sessuale o identità di genere, specialmente a danno di persone transgender appartenenti a gruppi razzializzati. Le persone Lgbti avevano una probabilità di essere vittime di crimini d’odio nove volte superiore rispetto alle persone non Lgbti. Soltanto il 54 per cento di persone Lgbti adulte viveva in stati dotati di una normativa sui crimini d’odio che copriva l’orientamento sessuale e l’identità ed espressione di genere.

Sono drammaticamente aumentate le norme anti-Lgbti approvate a livello statale. Nel 2023, sono state promulgate 84 proposte legislative anti-Lgbti, pari al quadruplo del numero registrato nel 2022. È cresciuto il numero di leggi emanate con la pretesa di una libertà di religione che limitava o di fatto cancellava i diritti delle persone Lgbti.

Il congresso ha presentato quattro risoluzioni o proposte di legge che intendevano affrontare la questione dei risarcimenti e la creazione di commissioni di verità e riparazione dei danni causati dallo schiavismo istituzionalizzato e dalle scuole residenziali per i nativi americani e le loro eredità storiche. Le persone discendenti di africani, afroamericani e nativi schiavizzati continuavano a vivere condizionati da traumi intergenerazionali, oltre che dagli effetti dannosi sul piano economico e materiale prodotti dall’eredità storica della schiavitù e del colonialismo, senza avere mai ottenuto forme di riparazione.

In seguito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre in Israele e al successivo bombardamento e invasione di terra su Gaza da parte di Israele, gli episodi antisemiti e islamofobi contro persone che erano o erano percepite come ebree, musulmane, israeliane o arabe, sono aumentati in modo esponenziale.

 

DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI

A seguito della decisione della Corte suprema del 2022 che aveva cancellato le tutele a livello federale sul diritto all’aborto, 15 stati hanno implementato il divieto assoluto d’aborto o divieti con eccezioni estremamente limitate, che avrebbero avuto un impatto sulla vita di milioni di donne e ragazze in età riproduttiva. Molti altri stati hanno implementato leggi che hanno proibito l’aborto dopo le sei settimane, le 12 settimane o dopo le 15-20 settimane di gravidanza. Le legislazioni statali sono cambiate velocemente e hanno subìto complicati ricorsi, creando una cultura di incertezza per molte donne che cercavano di ottenere assistenza per l’aborto. Un rilevante numero di stati ha cercato di criminalizzare, o aveva già criminalizzato, l’aborto terapeutico, il fatto di spostarsi da uno stato all’altro per ricevere assistenza per l’aborto o anche di aiutare qualcuno in uno stato in cui vigeva il divieto d’aborto a recarsi in un altro per ottenere assistenza per l’aborto1. A novembre, gli elettori dell’Ohio hanno fatto passare un emendamento alla costituzione dello stato per tutelare l’accesso all’aborto.

Gli Usa hanno continuato a imporre molteplici restrizioni sui finanziamenti per l’aborto, anche negli stati in cui l’aborto era legale, che hanno avuto un impatto sproporzionato su donne nere e razzializzate. L’emendamento costituzionale Hyde ha continuato a bloccare i finanziamenti di Medicaid (un programma sovvenzionato dal governo federale che fornisce la copertura sanitaria per limitate categorie di persone a basso reddito) per i servizi abortivi, caricando di un indebito peso economico le donne e le ragazze che cercavano di ottenere un aborto, in particolare quelle appartenenti a gruppi razzializzati e alle fasce a basso reddito.

 

VIOLENZA DI GENERE

Le donne amerindie e le donne native dell’Alaska (American Indian and Alaska Native – Ai/An) hanno subìto livelli sproporzionalmente elevati di violenza sessuale. Secondo i dati più recenti pubblicati dal governo dal 2016, circa il 56 per cento delle donne Ai/An era stata vittima di violenza sessuale, più del doppio della media nazionale, e l’84 per cento aveva subìto qualche tipo di violenza. Uno studio condotto nel 2018 ha rilevato che le donne native dell’Alaska avevano 2,8 volte più probabilità di essere vittime di violenza sessuale rispetto alle donne non native. Secondo i dati riferiti al 2016, tra le donne Ai/An che avevano subìto violenza sessuale, nel 96 per cento dei casi questa era stata perpetrata da un non nativo. La legislazione americana vigente continuava a restringere la giurisdizione dei governi tribali locali, precludendo loro la possibilità di perseguire non nativi che commettono violenza sessuale a danno di donne native. Le donne Ai/An sopravvissute alla violenza hanno anche continuato a incontrare ostacoli nell’accesso all’assistenza post-stupro, compreso l’accesso a un esame medico legale, indispensabile per poter aprire un procedimento penale contro il perpetratore.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

In seguito alla cessazione della politica dell’immigrazione basata sul titolo 42, gli Usa hanno implementato nuovi protocolli sulle migrazioni che hanno continuato a limitare drasticamente l’accesso all’asilo al confine tra Usa e Messico. Questi comprendevano un divieto d’asilo che presumeva l’ineligibilità all’asilo, a meno che l’individuo non riuscisse a soddisfare una delle tre eccezioni, e obbligava l’utilizzo dell’applicazione mobile Cbp One (lanciata nel 2020 dall’agenzia statunitense per la protezione delle frontiere e la dogana) per fissare gli appuntamenti per la procedura d’asilo, presso specifici valichi di frontiera2. Gli appuntamenti prenotati tramite Cbp One erano limitati e i richiedenti asilo rimanevano pertanto bloccati in condizioni disumane al confine, dove erano soggetti a violenza e razzismo, specialmente le donne, i minori non accompagnati e i richiedenti asilo neri.

Gli Usa e il Canada hanno esteso l’applicazione dell’accordo di paese terzo sicuro ai confini di terra di entrambi i paesi, vie navigabili comprese.

L’amministrazione ha esteso lo status di protezione temporanea ai cittadini haitiani, honduregni, nepalesi, nicaraguensi, somali, sudsudanesi, sudanesi, ucraini, venezuelani e yemeniti, una misura che li avrebbe autorizzati a lavorare e tutelati contro l’espulsione dagli Usa. Per i cittadini cubani, haitiani, nicaraguensi e venezuelani è stata istituita una speciale procedura che avrebbe permesso ogni mese a circa 30.000 individui provenienti da questi paesi di raggiungere gli Usa attraverso un sistema di sponsor che risiedevano negli Usa. Da gennaio a settembre, tale autorizzazione è stata concessa circa 251.000 persone.

Il congresso non ha votato per l’approvazione dell’Afghan Adjustment Act, che avrebbe fornito percorsi per ottenere lo status di soggiorno permanente per gli afgani che erano stati evacuati.

Le autorità hanno continuato a portare avanti un sistema basato su detenzione arbitraria di massa dei migranti, sorveglianza e monitoraggio elettronico. Hanno anche continuato a fare affidamento al settore a scopo di lucro delle prigioni private per detenere persone in cerca di sicurezza.

Le autorità statali hanno istituito nuovi programmi per trasportare i richiedenti asilo dagli stati di confine a quelli interni degli Usa. Le città hanno avuto difficoltà a fornire un riparo e servizi adeguati ai richiedenti asilo in arrivo, causando un aumento del numero di persone richiedenti asilo senza un alloggio o che vivevano in contesti inappropriati come stazioni di polizia o sistemazioni provvisorie collettive.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE

Sedici stati hanno presentato 23 proposte legislative che avrebbero limitato il diritto di protesta, cinque delle quali sono state promulgate in quattro stati. Molti di questi documenti legislativi avrebbero criminalizzato specifiche forme di protesta, come le proteste nelle vicinanze di condutture di idrocarburi, o inasprito le sanzioni per alcuni reati già esistenti, come ad esempio quello di “sommossa” o di blocco delle vie di comunicazione stradale. Nel Mississippi, gli organizzatori erano tenuti a ottenere il permesso scritto dall’autorità di pubblica sicurezza dello stato prima di tenere una protesta vicino al parlamento del Mississippi o ad altri edifici governativi, il che permette in pratica alle autorità statali di approvare o di non consentire le proteste, incluse quelle che si oppongono alle azioni dei funzionari dello stato. La Carolina del Nord ha innalzato le sanzioni per i reati già esistenti di “sommossa” e per le proteste vicino agli oleodotti.

La Georgia ha incriminato 61 persone per avere violato la Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act, con le loro proteste contro la costruzione di un campus di addestramento del dipartimento di polizia e dei vigili del fuoco noto come “Cop City”. Molte di loro erano anche accusate ai sensi di una vaga e ampia legislazione interna in materia di terrorismo.

Dopo il 7 ottobre, in tutto il paese si sono verificate in modo regolare proteste non violente su larga scala per chiedere il cessate il fuoco tra Israele e Hamas e affinché il governo statunitense interrompesse la fornitura di munizioni al governo israeliano.

 

USO ECCESSIVO DELLA FORZA

Secondo dati forniti dai media, nel 2023 le persone uccise in seguito all’uso delle armi da fuoco da parte della polizia sono state 1.153. L’uso letale della forza da parte della polizia ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere, che costituivano quasi il 18,5 per cento delle morti causate dall’uso delle armi da fuoco da parte della polizia, sebbene rappresentino all’incirca il 13 per cento della popolazione.

In seguito a una visita del Meccanismo internazionale di esperti indipendenti delle Nazioni Unite per far avanzare la giustizia razziale nel contesto delle operazioni di pubblica sicurezza, la delegazione ha esortato gli Usa a raccogliere, compilare, analizzare e pubblicare dati, disaggregati per razza od origine etnica, sulle interazioni dirette della popolazione con le forze di pubblica sicurezza e il sistema di giustizia penale. Ha anche richiesto agli Usa di assicurare l’accertamento delle responsabilità in tutti i casi di uso eccessivo della forza e altre violazioni dei diritti umani da parte degli agenti di pubblica sicurezza, attraverso indagini penali tempestive, efficaci e indipendenti, improntate ad assicurare i responsabili alla giustizia.

Il 18 gennaio, un’operazione di pubblica sicurezza multi-agenzia guidata da agenti del corpo di polizia dello stato della Georgia ha cominciato a smantellare l’accampamento allestito degli attivisti del movimento Defend the Forest, che dalla fine del 2021 si erano sistemati nell’area forestale situata alla periferia di Atlanta, in Georgia, per impedire la realizzazione del campus di Cop City. Secondo i resoconti forniti dalle autorità, gli agenti si erano imbattuti in una tenda e avevano ordinato verbalmente alle persone al suo interno di uscire. Gli agenti hanno sostento che la persona all’interno della tenda, Manuel Esteban (Tortuguita) Páez Terán, un ambientalista difensore dei diritti umani, aveva fatto fuoco contro gli agenti, ferendo, a quanto pare, un soldato dello stato, prima che gli agenti rispondessero al fuoco, uccidendolo. Un’autopsia indipendente ha rivelato che Páez Terán era stato raggiunto da 57 proiettili e che sulle sue mani non erano state trovate tracce residue di polvere da sparo.

 

PENA DI MORTE

Sebbene fosse ancora in vigore una moratoria sulle esecuzioni federali, il dipartimento di Giustizia ha continuato a difendere le condanne a morte federali esistenti e ha cercato di ottenere il ripristino di altre in appello e l’imposizione di nuove in sede processuale. Due proposte di legge per l’abolizione a livello federale sono state ripresentate in entrambe le camere del congresso, ma nessuna era stata ancora votata.

In Alabama, a febbraio, il dipartimento per i Servizi correzionali ha completato la sua analisi della procedura di iniezione letale in seguito a una moratoria di quattro mesi, consentendo così la ripresa delle esecuzioni. A marzo, l’Idaho ha emanato una legge che ha autorizzato la fucilazione come metodo di esecuzione. Ad aprile, la Florida ha emanato una legge che richiedeva soltanto il voto di otto su 12 giurati per emettere una condanna a morte, la soglia più bassa degli Usa. Ad agosto, l’Alabama ha inoltre definito i suoi protocolli di esecuzione tramite camera a gas, un metodo ritenuto dagli organismi per i diritti umani delle Nazioni Unite una violazione del divieto di tortura e altri trattamenti o pene crudeli, disumani e degradanti. La legislatura dell’Alabama ha presentato ma non è riuscita ad approvare una proposta di legge che avrebbe richiesto il voto unanime dei giurati per condannare a morte una persona e che avrebbe applicato retroattivamente una legge del 2017 che aveva abolito la facoltà del giudice di rettificare le decisioni della giuria riguardanti le condanne a morte.

Lo stato di Washington ha abolito ufficialmente la pena di morte, dopo che nel 2018 la Corte Suprema aveva dichiarato lo statuto arbitrario e razzista.

 

DETENZIONE ARBITRARIA

Nella base navale statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, 30 uomini musulmani erano ancora detenuti arbitrariamente e a tempo indefinito nelle mani dell’esercito Usa, in violazione del diritto internazionale. Quattro individui sono stati trasferiti in paesi terzi durante il 2023. Sedici dei rimanenti detenuti avevano ottenuto il nulla osta al trasferimento fuori della struttura, che alcuni attendevano da oltre un decennio, ma senza alcun progresso. Il congresso ha continuato a bloccare il trasferimento negli Usa di ciascuno dei detenuti di Guantánamo e pertanto l’amministrazione doveva predisporre il trasferimento verso paesi terzi dove i diritti umani dei detenuti sarebbero stati rispettati.

I molti detenuti che erano stati sottoposti a tortura e altro maltrattamento e/o a sparizione forzata hanno continuato a non ottenere giustizia, risarcimento o cure mediche adeguate.

Sebbene la sentenza della Corte suprema del 2008 avesse stabilito che i detenuti di Guantánamo hanno diritto all’habeas corpus, ai detenuti hanno continuato a essere negate le udienze. L’impianto su cui si fondava la cosiddetta “guerra globale contro il terrorismo”, che continuava a venire meno al diritto internazionale, ha ostacolato la possibilità per le corti federali di ordinare il rilascio dei detenuti. Anche le sentenze favorevoli pronunciate dalle corti federali non hanno determinato l’immediato rilascio dei detenuti.

Otto detenuti, inclusi cinque uomini accusati di avere partecipato agli attacchi dell’11 settembre 2001, erano sotto processo davanti a un sistema di commissione militare, in violazione del diritto e degli standard internazionali sull’equo processo e, se giudicati colpevoli, rischiavano la pena di morte. L’imposizione della pena di morte in questi casi giudiziari, al termine di procedimenti che non rispettano gli standard internazionali di equità processuale, costituirebbe una privazione arbitraria della vita. I prolungati tentativi di patteggiamento per ottenere uno sconto di pena per alcuni dei rimanenti 30 detenuti si sono arenati a settembre, dopo che l’amministrazione Biden ha rifiutato le condizioni proposte dai cinque uomini sotto processo per gli attacchi dell’11 settembre. A seguito del sistematico ricorso alla tortura e a causa delle disfunzioni e della mancanza del fondamentale principio di equità che caratterizzava il sistema delle commissioni operanti al di fuori del territorio nazionale, gli Usa non erano stati ancora in grado di accertare le responsabilità per gli attacchi dell’11 settembre.

 

DIRITTO ALLA VITA E ALLA SICUREZZA DELLA PERSONA

Secondo i dati più recenti disponibili, riferiti al 2022, si stima che la violenza armata abbia causato la morte di almeno 48.000 persone. Nel 2022, ogni giorno negli Usa sono morte per ferite d’arma da fuoco circa 132 persone. Questo tipo di violenza è stata perpetuata dal continuo e praticamente incontrollato accesso alle armi da fuoco, spronato dall’impennata delle vendite registrata durante la pandemia da Covid-19, dall’assenza di una legislazione che copra tutti gli aspetti relativi alla sicurezza (inclusa una concreta regolamentazione dell’acquisizione, del possesso e dell’uso delle armi da fuoco) e dall’incapacità di investire in relativi programmi di prevenzione e intervento adeguati.

Nel 2023 sono stati registrati più di 650 episodi di sparatorie in cui sono morte quattro o più persone. A gennaio, a Monterey Park, in California, un uomo ha aperto il fuoco, uccidendo 11 persone e ferendone altre nove, durante i festeggiamenti del Nuovo anno lunare. A marzo, un uomo ha ucciso tre bambini e tre adulti in una scuola elementare cristiana a Nashville, in Tennessee. Ad aprile, a Cleveland, in Texas, un uomo ha ucciso cinque persone, incluso un bambino di nove anni, nella casa di un vicino, dopo che queste si erano lamentate per il rumore causato dagli spari provenienti dalle armi da fuoco di sua proprietà. A maggio, un uomo ha ucciso otto persone e ne ha ferite altre sette in un centro commerciale a Dallas. Questi esempi erano la dimostrazione della continua incapacità del governo americano di emanare una normativa sulle armi da fuoco basata sull’evidenza dei fatti, mettendo a repentaglio i diritti umani in tutto il paese.

In seguito all’approvazione nel 2022 della prima legge per regolamentare il possesso di armi da fuoco, il congresso non è riuscito a prendere in considerazione ulteriori politiche di riforma in materia. Di conseguenza, il presidente Biden ha annunciato la creazione a settembre del primo ufficio della Casa Bianca per la prevenzione della violenza armata. L’ufficio sarebbe stato seguito dalla vicepresidente e fornito di personale formato da esperti sulla prevenzione della violenza legata all’uso delle armi da fuoco.

 

UCCISIONI ILLEGALI

Il governo degli Usa ha fatto ripetutamente ricorso alla forza letale in vari paesi del mondo. Ha anche continuato a non fornire informazioni riguardo agli standard sui criteri legali e di condotta applicati dalle forze Usa nell’impiego di forza letale.

L’amministrazione ha continuato a negare casi ben documentati di morti, ferimenti e altri danni arrecati a civili e non ha provveduto a garantire giustizia, verità e riparazione per le uccisioni di civili compiute in passato. Nell’ultimo decennio, Ong, esperti delle Nazioni Unite e media hanno documentato l’utilizzo di droni armati in raid aerei statunitensi potenzialmente illegali, che hanno causato gravi danni ai civili e che, in alcuni casi, hanno violato il diritto alla vita ed erano equiparabili a esecuzioni extragiudiziali. A settembre, l’amministrazione Biden ha creato un sistema di linee guida per la risposta agli incidenti che causano danni ai civili per costringere i funzionari del dipartimento di stato americano a indagare e potenzialmente sanzionare tali incidenti, quando un destinatario di armi statunitensi è sospettato di utilizzare armamenti di fabbricazione statunitense per ferire o uccidere civili.

Le joint direct attack munitions (Jdam, munizioni guidate di precisione) di fabbricazione statunitense sono state utilizzate dall’esercito israeliano in due attacchi aerei illegali e mortali, su case piene di civili nella Striscia di Gaza, occupata da ottobre. Questi bombardamenti sono stati attacchi diretti contro civili od oggetti civili o indiscriminati e dovrebbero essere indagati come crimini di guerra. La continua fornitura di munizioni a Israele viola le leggi e le politiche statunitensi in materia di trasferimento e vendita di armi, tra cui la policy sul trasferimento di armi convenzionali e la guida alla risposta per gli episodi con danni ai civili, che insieme hanno lo scopo di prevenire i trasferimenti di armi che rischiano di facilitare o comunque contribuire a danni ai civili e a violazioni dei diritti umani o del diritto umanitario internazionale3.

Dopo essere stato ripetutamente sollecitato da Amnesty International e da altri, il dipartimento della Difesa ha riveduto il suo manuale sulle leggi di guerra al fine di chiarire che, quando sussista il dubbio se un potenziale obiettivo di forza letale sia un civile o un combattente, la legge impone che i militari considerino tale obiettivo civile. I precedenti protocolli militari non definivano accuratamente tale principio e potrebbero avere determinato molte delle uccisioni di civili compiute dalle forze statunitensi negli ultimi anni.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Gli Usa hanno detenuto il primato mondiale nelle esportazioni di gas naturale liquefatto, nel periodo tra gennaio e giugno. Il presidente Biden ha approvato un progetto di trivellazione nella contea di North Slope in Alaska, che secondo le proiezioni avrebbe prodotto fino a 180.000 barili di petrolio al giorno, scatenando le proteste delle associazioni ambientaliste e delle comunità native. Il presidente ha inoltre bloccato il rilascio di nuove concessioni per 10 milioni di acri (4,05 milioni di ettari) di terreno all’interno dei 23 milioni di acri della riserva petrolifera nazionale dell’Alaska.

Ad aprile, il presidente si è impegnato a contribuire con un miliardo di dollari Usa al Fondo verde per il clima. La sua proposta di bilancio per il 2024 comprendeva “4,3 miliardi di dollari Usa in finanziamenti diretti e indiretti per il clima erogati attraverso il bilancio dello stato e l’Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) e 1,4 miliardi di dollari in finanziamenti diretti per il clima erogati dal dipartimento del Tesoro”. Nonostante tali impegni, i contributi finanziari per il clima degli Usa rimanevano criticamente insufficienti rispetto alla quota equa.

Ad agosto, una corte dello stato del Montana ha stabilito per la prima volta che le politiche ambientali del Montana, favorevoli ai combustibili fossili, avevano fisicamente e psicologicamente danneggiato 16 querelanti, di età compresa tra i cinque e i 22 anni, e avevano violato il loro diritto costituzionale a un “ambiente pulito e salubre”4. La corte ha revocato le leggi statali che impedivano ai tribunali e alle agenzie di considerare gli effetti sul clima dei progetti proposti.

Gli Usa hanno continuato rifornire il mondo di plastiche prodotte da combustibili fossili, il cui impatto finiva col gravare soprattutto sulle comunità locali, colpendo in maniera sproporzionata le persone nere, altri gruppi razzializzati, le fasce di popolazione a basso reddito e coloro che avevano una limitata padronanza della lingua inglese. Secondo un rapporto pubblicato nel 2021, l’anno di riferimento più recente per il quale erano disponibili dei dati, le persone che vivevano entro un raggio di tre miglia da un distretto petrolchimico guadagnavano il 28 per cento in meno del nucleo familiare medio americano e c’era il 67 per cento di probabilità in più che fossero persone nere, native e razzializzate. L’esposizione a sostanze inquinanti emesse nella produzione di prodotti petrolchimici era collegata ai diversi effetti sulla salute comunemente segnalati dalle comunità locali, specialmente tra i bambini, e comprendenti elevate percentuali di cancro, asma e problematiche respiratorie.

A maggio, un incendio sviluppatosi nello stabilimento chimico della Shell Chemicals Deer Park Plant, in Texas, vicino all’area del porto di Houston (Houston Ship Channel), ha accentuato l’esposizione della comunità locale ad agenti inquinanti nocivi. Ad agosto, il Texas ha intentato una causa contro la Shell, sostenendo che l’incendio chimico aveva causato danni ambientali da inquinanti atmosferici e rifiuti che erano confluiti nei corsi d’acqua vicini. Il canale navale di Houston ospita più di 400 impianti petrolchimici. Una recente analisi che ha messo in relazione i codici postali e l’aspettativa di vita ha dimostrato che coloro che vivevano nell’area metropolitana orientale di Houston, situata vicino al Channel, avevano un’aspettativa di vita più bassa di 15 anni o anche più rispetto a coloro che vivevano nella più benestante zona occidentale.

 


Note
1 USA: One year on, overturning of Roe vs. Wade has fueled human rights crisis, 24 giugno.
2 USA: Mandatory Use of CBP One Application Violates the Right to Seek Asylum, 7 maggio.
3 Israel/OPT: US-made munitions killed 43 civilians in two documented Israeli air strikes in Gaza – new investigation, 5 dicembre.
4 Global: Ruling in favour of activists in US climate lawsuit sets historic human rights-based precedent, 16 agosto.

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