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Repubblica di Bielorussia

I diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica sono rimasti gravemente limitati. Le minoranze religiose hanno subìto discriminazioni. Il sistema giudiziario è stato usato in modo improprio per reprimere il dissenso. Tortura e altri maltrattamenti sono risultati endemici e ha prevalso l’impunità. Rifugiati e migranti hanno subìto abusi da parte delle autorità. È proseguita la comminazione di condanne a morte.

 

CONTESTO

L’isolamento internazionale della Bielorussia si è aggravato e i paesi vicini appartenenti all’Ue hanno rafforzato i controlli alle frontiere, dopo che la Bielorussia ha accettato di ospitare la compagnia militare privata russa Wagner e di schierare armi nucleari tattiche russe sul suo territorio.

È stato stimato che circa 350.000 persone abbiano lasciato la Bielorussia dopo l’inizio della repressione del dissenso nel 2020, creando una carenza della forza lavoro. Le autorità hanno tentato di costringere molte persone a tornare, anche bloccando il rinnovo dei passaporti presso i consolati bielorussi all’estero.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

La libertà d’espressione è rimasta gravemente limitata. A maggio, le modifiche al codice penale hanno reso ancora più semplice per le autorità avviare procedimenti penali per i “reati di orientamento antistatale” e hanno introdotto la responsabilità penale in caso di “discredito” delle forze armate bielorusse, di altre formazioni militari governative e di organizzazioni paramilitari.

Libri e altri prodotti a stampa hanno continuato a essere messi fuori legge per “contenuti estremisti” e, ogni mese, decine di persone sono state arrestate per essersi iscritte a canali di messaggistica Telegram “estremisti”.

A gennaio, Darja Losik è stata condannata a due anni di reclusione per “favoreggiamento di attività estremista”, a causa di un’intervista su suo marito, il prigioniero di coscienza Ihar Losik, rilasciata al canale televisivo Belsat nel 2022. È stata accusata di aver descritto il marito come “un prigioniero politico” e aver protestato la sua innocenza.

I tribunali bielorussi hanno continuato a condannare persone per aver “insultato” funzionari, “screditato” istituzioni e simboli statali o “incitato all’animosità e all’inimicizia”.

A maggio, Pavel Bielavus, personaggio di spicco nel panorama culturale, è stato condannato a 13 anni di reclusione e al pagamento di una multa di 18.500 rubli bielorussi (5.500 dollari Usa) per quattro capi d’accusa tra cui tradimento e “direzione di una formazione estremista”. Tra l’altro è stato accusato di “diffondere idee del nazionalismo bielorusso volte a sovvertire il potere statale”.

 

LIBERTÀ D’ASSOCIAZIONE

Si è intensificata la repressione nei confronti di organizzazioni indipendenti della società civile, Ong, organizzazioni professionali e comunità etniche e religiose. A tutti i 12 partiti d’opposizione al governo è stata rifiutata la nuova registrazione e sono stati sciolti nel tentativo di liberare il campo per le elezioni del 2024.

Accuse arbitrarie di “estremismo” sono state utilizzate per chiudere organizzazioni della società civile, come il centro per i diritti umani Viasna, che ad agosto è stato ritenuto una “formazione estremista”.

Alcune persone sono state arrestate per “finanziamento di attività od organizzazioni estremiste”. Kiryl Klimaŭ è stato condannato a quattro anni di reclusione per aver inviato sei donazioni da 10 dollari ciascuna a organizzazioni benefiche a sostegno delle vittime della repressione politica.

 

LIBERTÀ DI RELIGIONE E CREDO

Da ottobre, nel contesto di un’ampia repressione del dissenso, a tutte le organizzazioni religiose è stato richiesto di registrarsi nuovamente, pena la chiusura.

Sono continuate le azioni repressive contro i preti cattolici. A partire dal 31 maggio, Uladzislaŭ Bieladzied è stato arrestato tre volte consecutive, ciascuna per 15 giorni, per “diffusione di materiale estremista”. Durante una perquisizione nella cattedrale cattolica della capitale Minsk, dove prestavano servizio, le forze di sicurezza avrebbero picchiato diversi sacerdoti.

Le autorità hanno continuato a perseguitare la chiesa protestante Nuova vita. A giugno l’edificio che ospitava la chiesa è stato demolito. Ad agosto, due pubblicazioni online del 2020 che condannavano la violenza contro manifestanti pacifici sono state etichettate come “estremiste” e due pastori sono stati arrestati. A ottobre, la chiesa è stata “liquidata” per decisione di un tribunale a causa di “attività estremiste”.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE PACIFICA

Il diritto alla libertà di riunione pacifica è rimasto gravemente limitato. Tre anni dopo le proteste del 2020, le autorità hanno seguitato a rintracciare sia i partecipanti pacifici, sia coloro che li hanno sostenuti, anche con donazioni, per incarcerarli e sottoporli a procedimenti giudiziari infondati.

 

PROCESSI INIQUI

Le autorità hanno continuato a fare un uso improprio del sistema giudiziario per reprimere ogni voce di dissenso, compresi oppositori politici, difensori dei diritti umani e avvocati. A marzo, Svjatlana Cichanoŭskaja, Paviel Latúška, Maria Maroz, Voĺha Kavaĺkova e Siarhiej Dylieŭski sono stati condannati in contumacia, sulla base di accuse inventate, a pene detentive tra i 12 e i 18 anni. La pratica delle udienze a porte chiuse è rimasta diffusa.

È continuata la persecuzione degli avvocati che difendevano le vittime di procedimenti giudiziari motivati politicamente. Un gruppo per i diritti umani ha riferito che almeno 10 avvocati sono stati imprigionati, mentre più di 100 sono stati radiati dall’albo o si sono visti rifiutare la proroga della licenza come ritorsione per aver svolto la loro attività professionale.

 

TORTURA E ALTRO MALTRATTAMENTO

Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti diffusi ed endemici, mentre i perpetratori hanno goduto dell’impunità. Le persone condannate per accuse motivate politicamente hanno subìto un duro trattamento e condizioni disumane, tra cui la negazione di assistenza sanitaria adeguata, del contatto con i familiari e dell’attività fisica all’aperto. Per mesi non si sono avute informazioni sull’ubicazione e le condizioni di Siarhiej Cichanoŭski, Maryia Kaliesnikava, Ihar Losik, Maksim Znak, Mikalaj Statkievič, Viktar Babaryka e altri attivisti, giornalisti e politici di alto profilo imprigionati.

A luglio, nella città di Hrodna, l’artista detenuto Alieś Puškin è morto, secondo quanto riferito, a causa di un’ulcera perforata non trattata. Stava scontando una pena di cinque anni comminata per accuse infondate.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

Le autorità hanno continuato a impedire ai difensori dei diritti umani di svolgere il proprio lavoro, anche attraverso la detenzione arbitraria.

A marzo, Ales Bialiatski, Valjantsin Stefanovič e Uladzimir Labkovič, membri dell’importante organizzazione per i diritti umani Viasna, sono stati condannati rispettivamente a 10, nove e sette anni di reclusione, per false accuse1.

A giugno, Nasta Lojka è stata condannata a sette anni di reclusione sulla base di accuse inventate, durante un processo a porte chiuse. Il suo nome è stato aggiunto all’elenco delle persone coinvolte in “attività terroristiche”.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

Le autorità bielorusse hanno continuato ad attirare rifugiati e migranti in Bielorussia con la falsa promessa di un facile passaggio nell’Ue, per poi costringerli con la violenza ad attraversare i confini con l’Ue, dove hanno subìto anche respingimenti da parte di Polonia, Lituania e Lettonia. Rifugiati e migranti alle frontiere sono stati spesso vittime di torture e altri maltrattamenti da parte delle autorità bielorusse.

 

PENA DI MORTE

Sono continuate le condanne a morte, ma non sono state segnalate esecuzioni.

Nuove disposizioni del codice penale, adottate a maggio, hanno esteso l’applicazione della pena di morte al tradimento commesso da “funzionari in posizioni di responsabilità”, funzionari statali e ufficiali militari.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Secondo l’Oms, l’inquinamento atmosferico da particolato sottile in Bielorussia, principalmente derivante dalle emissioni dei veicoli, è stato tre volte superiore al limite di sicurezza raccomandato dall’organizzazione ed è stato responsabile del 18 per cento dei decessi per ictus e cardiopatia ischemica. Le politiche climatiche del paese erano incompatibili con gli obblighi derivanti dall’Accordo di Parigi.

 

 

Note:
1 Belarus: Sentencing of human rights defenders a “blatant retaliation” for their work, 3 marzo.

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