Raqqa: migliaia di civili sono intrappolati

4 Settembre 2017

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Un’indagine sul campo dei nostri ricercatori denuncia la crisi che coinvolge migliaia di civili intrappolati a Raqqa, nel nord della Siria.

Sopravvissuti e testimoni hanno riferito ai ricercatori della presenza di trappole esplosive e di cecchini che prendono di mira chiunque cerchi di fuggire, così come dei costanti colpi d’artiglieria e bombardamenti della coalizione a guida Usa che combatte accanto alle Forze democratiche siriane. A loro volta, le forze del governo di Damasco appoggiate dalla Russia hanno bombardato i civili nei villaggi e nei campi a sud del fiume Eufrate, impiegando anche le bombe a grappolo, vietate a livello internazionale.

Via via che la battaglia per strappare Raqqa allo Stato islamico s’intensifica, migliaia di civili sono intrappolati in un labirinto di morte in cui sono sotto il tiro di tutte le parti in conflitto – ha dichiarato in una nota ufficiale Donatella Rovera, Alta consulente di Amnesty International per la risposta alle crisi, che ha guidato l’indagine sul campo –. Sapendo che lo Stato islamico usa i civili come scudi umani, le Forze democratiche siriane e la coalizione a guida Usa devono raddoppiare gli sforzi per proteggere la popolazione civile, evitando soprattutto attacchi sproporzionati e indiscriminati e creando corridoi sicuri di uscita dalla città”.

Il 6 giugno, le Forze democratiche siriane e la coalizione a guida Usa hanno avviato la fase finale delle operazioni per riprendere Raqqa dalle mani dello Stato islamico. A metà luglio, le forze siriane appoggiate dalla Russia hanno iniziato a bombardare i villaggi e i campi per gli sfollati allestiti a sud della città. Centinaia di civili sono stati uccisi o feriti negli attacchi portati da ciascuna parte in conflitto.

Non è chiaro quanti siano i civili intrappolati ancora a Raqqa. Secondo le Nazioni Unite, sarebbero da 10.000 a 50.000, molti dei quali – se non addirittura la maggior parte – usati come scudi umani nella città vecchia e in altre parti di Raqqa controllate dallo Stato islamico.

“La situazione è destinata a peggiorare dato che i combattimenti si avvicinano al centro della città. Dev’essere fatto molto di più per proteggere le vite dei civili intrappolati ne conflitto e per facilitare la loro uscita dalle zone di conflitto”, ha aggiunto Rovera.

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Raqqa: le testimonianze dei sopravvissuti

I civili intrappolati nell’inferno di Raqqa

I civili ancora intrappolati a Raqqa sono in grande pericolo a causa dell’intensa attività dell’artiglieria e dei più limitati bombardamenti delle forze della coalizione a guida Usa, che agiscono sulla base di coordinate fornite dai combattenti delle Forze democratiche siriane presenti sul terreno.

Numerosi civili fuggiti di recente da Raqqa hanno denunciato che, negli ultimi mesi, questi attacchi incessanti e spesso imprecisi hanno provocato un gran numerosi di vittime tra la popolazione civile.

I sopravvissuti hanno denunciato che le forze della coalizione a guida Usa hanno preso di mira le imbarcazioni lungo il fiume Eufrate, l’unica via di fuga percorribile dai civili.

Il 2 luglio il comandante delle forze della coalizione, il generale statunitense Stephen J. Townsend, ha dichiarato al New York Times: “Spariamo a ogni imbarcazione che individuiamo”. A marzo le forze della coalizione avevano lanciato volantini in cui c’era scritto: “Daesh sta usando barche e traghetti per trasportare armi e combattenti: non li usate, stanno per essere attaccati”.

Anche lo Stato islamico sta impiegando numerose tattiche per impedire la fuga da Raqqa ai civili, usandoli come scudi umani, disseminando mine anti-persona e trappole esplosive lungo le vie d’uscita, istituendo posti di blocco intorno alla città e sparando a chi cerca di scappare.

Con la linea del fronte in costante mutamento, i civili sono in grave pericolo.

“Nascondendosi nelle zone abitate di Raqqa e usando i civili come scudi umani, i combattenti dello Stato islamico stanno sempre più violando, in modo sistematico e clamoroso, le leggi di guerra”, ha commentato Rovera.

Conflitto in Siria: bombe a grappolo vietate

Se da un lato la popolazione civile di Raqqa sta subendo le conseguenze peggiori dei combattimenti, nelle zone controllate dallo Stato islamico a sud dell’Eufrate è in corso un altro assalto violento contro i civili, ad opera delle forze governative siriane spalleggiate dalla Russia. Nella seconda metà di luglio i loro attacchi indiscriminati hanno ucciso almeno 18 civili e ferito un numero assai più alto.

Dai dettagli forniti dai sopravvissuti, riteniamo che le forze governative siriane abbiamo intenzionalmente sganciato bombe a grappolo e altre bombe prive di guida su aree, lungo i canali d’irrigazione dell’Eufrate, dove gli sfollati dal conflitto avevano trovato improvvisati ripari.

Numerosi testimoni hanno riferito di quattro bombe a grappolo sganciate dalle forze russe, il 23 luglio, contro il campo per sfollati di Sabkha, causando almeno 18 morti (tra cui un bambino di un anno e mezzo) e 30 feriti.

“Sapevamo che erano bombe a grappolo perché non c’era una sola grande esplosione in un unico luogo ma molte piccole esplosioni in un’area molto estesa. Le bombe hanno incendiato le nostre tende, così abbiamo perso tutto”, ha raccontato Zahra al-Mula, che nell’attacco del 23 luglio ha perso quattro parenti.

Il giorno dopo, altre bombe a grappolo sono piovute sul campo di Shurayda, due chilometri a est di Sabkha. Amnesty International ha incontrato i sopravvissuti in un ospedale locale, tra cui Usama, 14 anni, gravemente ferito all’addome e agli arti e che nell’attacco ha perso sette familiari.

Anche gli abitanti delle città a sud di Raqqa hanno raccontato di essere fuggiti di fronte agli indiscriminati bombardamenti aerei di metà luglio.

“Non c’è alcun dubbio che i civili assediati a Raqqa stiano subendo l’orribile brutalità dello Stato islamico. Ma le violazioni commesse dallo Stato islamico non riduce gli obblighi legali delle altre parti in conflitto di proteggere i civili attraverso la selezione dei bersagli legittimi, la rinuncia ad attacchi sproporzionati e indiscriminati e l’adozione di tutte le misure possibili per ridurre al minimo i danni ai civili”, ha concluso Rovera.

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