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La crisi sanitaria determinata dalla pandemia da Covid-19 ha approfondito l’urgenza di regolarizzare rapidamente la situazione dei cittadini stranieri in condizione di irregolarità per tutto il tempo necessario a superare l’emergenza.
La regolarizzazione è necessaria per attuare misure a garanzia per tutti i cittadini stranieri presenti in Italia, indipendentemente dal loro status: tutti devono poter accedere a servizi sanitari e condizioni di vita adeguate, sicure e dignitose per poter mettere in atto le misure di distanziamento sociale e autoisolamento necessarie per evitare l’ulteriore diffusione del virus.
Ciò è evidentemente necessario per il loro bene e per quello dell’intera comunità. Dovrebbero avere accesso a condizioni standard di vita, inclusa la possibilità di lavorare in sicurezza per coloro che siano impiegati.
A questo proposito stiamo monitorando attentamente il dibattito politico sulla proposta del governo di regolarizzare alcuni gruppi di migranti in condizione di irregolarità nel contesto dell’attuale crisi sanitaria a causa della diffusione da Covid-19.
A più riprese abbiamo criticato il fallimento delle autorità nel garantire il pieno godimento dei diritti umani da parte dei migranti in condizione di irregolarità, aggravato dalle restrizioni nella concessione dello status di protezione umanitaria a seguito della legge 132/2018.
I migranti in condizione di irregolarità sono esposti a un rischio maggiore di violazioni dei diritti umani e violenze.
Senza la documentazione richiesta, i migranti in condizione di irregolarità potrebbero avere difficoltà ad accedere a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria.
In caso di violazione dei loro diritti, potrebbero non essere in grado di accedere a forme di protezione legale senza incorrere in misure di detenzione ed espulsione.
Sono quindi particolarmente vulnerabili a possibili atti prevaricatori da parte di datori di lavoro, così come di altri attori privati. Questo è stato estensivamente documentato per centinaia di migliaia di migranti, compresi quelli impiegati in condizione di irregolarità in Italia.
In questo contesto, esortiamo il governo a regolarizzare rapidamente la situazione dei cittadini stranieri in condizione di irregolarità per tutto il tempo necessario a superare l’emergenza legata alla diffusione da Covid-19.
Chiediamo inoltre il rilascio dai centri di rimpatrio i migranti in condizione di irregolarità la cui espulsione è diventata impossibile a causa della pandemia globale. La questione è già stata sollevata dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale che ha notato come la legittimità della loro privazione della libertà sia discutibile in questo momento, mentre la detenzione mette loro, e il personale che lavora nei centri, a rischio di contagio.
È necessario estendere le misure temporanee di regolarizzazione anche a queste persone, in modo da garantirne i diritti insieme alla protezione generale della comunità durante la pandemia.
Ricordiamo alle autorità italiane che gli stati devono esercitare il controllo delle migrazioni nei limiti dei loro obblighi in materia di diritti umani. Nell’attuale contesto, la regolarizzazione può essere il modo più efficace per garantire il godimento dei diritti umani da parte di cittadini stranieri e il modo più efficace per adempiere agli obblighi statali in materia di diritti umani.
Qualsiasi permesso concesso non dovrebbe imporre condizioni che abbiano l’effetto di negare al titolare il diritto a un livello di vita adeguato. Inoltre, le misure, le politiche e i programmi di regolarizzazione non devono avere l’effetto di discriminare le persone e devono essere attuate con equità (vale a dire essere semplici, brevi, chiare, trasparenti, convenienti e accessibili).