Amnesty International accoglie con favore la risoluzione delle Nazioni Unite sulla moratoria delle esecuzioni capitali

16 Dicembre 2020

Tempo di lettura stimato: 3'

Il numero degli stati favorevoli alla risoluzione delle Nazioni Unite per una moratoria delle esecuzioni capitali continua a crescere e, per Amnesty International, ciò significa che il consenso verso la fine della pena di morte una volta per tutte si sta rafforzando.

Il 16 dicembre la sessione plenaria dell’Assemblea generale ha adottato per l’ottava volta una risoluzione per una moratoria delle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena capitale, con 123 voti a favore. Nel 2007, il primo anno in cui era stata adottata, la risoluzione ne aveva ottenuti appena 104 voti. L’ultima volta, nel 2018, era stata votata da 121 stati.

Quest’anno, la risoluzione è stata presentata da Messico e Svizzera a nome di una Task force interregionale di stati membri delle Nazioni Unite ed è stata sponsorizzata da 77 stati.

Dei 123 stati che hanno votato a favore Corea del Sud, Gibuti, Giordania e Libano lo hanno fatto per la prima volta; Filippine, Guinea, Nauru e Repubblica del Congo hanno mutato il voto contrario in favorevole; Yemen e Zimbabwe, che nel 2018 avevano votato contro, si sono astenuti.

Una minoranza di stati, 38, ha votato contro e 24 si sono astenuti. Alcuni stati che nel 2018 avevano votato a favore o si erano astenuti, questa volta hanno espresso voto contrario: tra questi, Antigua e Barbuda, Dominica, Libia, Pakistan, Tonga e Uganda. Il Niger è passato dal voto favorevole all’astensione.

Le analisi di Amnesty International mostrano che l’uso della pena di morte è in declino a livello globale. Nel 2019 il numero delle esecuzioni confermate è stato il più basso in almeno 10 anni e condanne a morte sono state eseguite in soli 20 stati. Rispetto al 2018 le esecuzioni sono diminuite del cinque per cento e si è trattato della quarta diminuzione consecutiva.

Tuttavia, alcuni stati vanno in controtendenza. Nel 2019 in Iraq, Arabia Saudita, SudSudan e Yemen le esecuzioni sono aumentate rispetto al 2018, Bahrein e Bangladesh le hanno riprese dopo un anno di pausa e nelle Filippine è stata presentata una legge per la reintroduzione della pena capitale.

Nel 2020 il governo federale degli Usa ha ripreso a eseguire condanne a morte, ben 10, dopo una pausa di 17 anni.

Gli stati che continuano a emettere condanne a morte vanno contro le tendenze internazionali e il voto di oggi conferma che la pena di morte ha i giorni contati: è stato dunque fatto un altro passo verso l’abolizione globale.