Rivelazioni di Wikileaks su spionaggio CIA, il commento di Amnesty International

8 Marzo 2017

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La pubblicazione, da parte di Wikileaks, di migliaia di documenti sugli strumenti di intercettazione e spionaggio della Cia, mette in evidenza “l’enorme difficoltà di tenere al sicuro le informazioni nell’era digitale – commenta Sherif Elsayed Ali, direttore del programma Tecnologia e diritti umani di Amnesty International –. Il fatto che addirittura una delle più potenti agenzie d’intelligence perda il controllo dei suoi segreti operativi ci fa comprendere quali rischi corrano giornalisti e difensori dei diritti umani in un mondo in cui i governi sono sempre più ostili nei confronti di chi sfida i poteri”.

Per garantire trasparenza e accertare le responsabilità – prosegue Sherif Elsayed Ali – dobbiamo preservare lo spazio per la società civile: nel mondo odierno, questo significa proteggere le comunicazioni e i dati da interferenze indebite”.

Il ruolo della Cia e delle agenzie di intelligence

Tra gli aspetti più sconvolgenti delle rivelazioni di Wikileaks – ha sottolineato il direttore di Amnesty – c’è il fatto che la Cia sapeva, ma teneva nascosto, che smartphone e altri dispositivi elettronici usati da centinaia di milioni di persone nel mondo erano vulnerabili dal punto di vista della sicurezza.

Non è solo la Cia a comportarsi in questo modo: stiamo assistendo a una gara indecente tra le agenzie di sicurezza del mondo a introdursi nei servizi di Internet e nei dispositivi elettronici, mettendo a rischio la sicurezza delle informazioni di chiunque”.

Una reazione sbagliata sarebbe quella di alzare le braccia e arrendersi alla fine della privacy. Dobbiamo tutti quanti rendere più difficile l’uso delle nostre informazioni personali, che si tratti della cyber-criminalità o di agenzie di sicurezza smaniose di tenere tutti sotto controllo. Piccole semplici cose possono fare la differenza”.

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