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I robot killer sono armi autonome in grado di individuare e uccidere obiettivi senza l’intervento umano.
In base ai risultato di un sondaggio (condotto da Ipsos MORI) commissionato nel 2018 dalla Campaign to Stop Killer Robots – una coalizione globale di Ong, tra cui Amnesty International, impegnata per mettere al bando tutte le armi completamente autonome – più di tre persone su cinque in 26 paesi si oppongono allo sviluppo di queste armi.
C’è ancora tempo, sebbene non molto, per fermare lo sviluppo e la proliferazione dei robot killer. I governi dovrebbero tenere conto dei risultati di questo sondaggio e avviare con la massima urgenza negoziati per un nuovo trattato che vieti queste orribili armi. È l’unico modo per garantire il rispetto del diritto internazionale e rispondere alle preoccupazioni etiche e di sicurezza che riguardano il fatto di delegare a delle macchine il diritto di vita o di morte.
Il sondaggio si è svolto nel dicembre 2018. La dimensione del campione era tra 500 e 1000 persone per ogni paese.
Dai dati emerge che oltre la metà degli intervistati in Russia (59%) e negli Stati Uniti (52%) sono contrari ai “robot killer”. Oltre la metà delle persone si sono dichiarate contrarie alle armi autonome in Cina (60%), in Corea del Sud (74%) e nel Regno Unito (54%), tra i principali paesi di produzione e sviluppo di questa tecnologia.
È quindi evidente che gli Stati che si oppongono al divieto di impiegare robot killer non sono assolutamente in sintonia con l’opinione pubblica.
Essi invece dovrebbero proteggere le persone dalla miriade di rischi che i robot killer pongono e non lanciarsi in una nuova corsa agli armamenti che potrebbe avere conseguenze terribili.
Chiediamo il divieto totale dello sviluppo, della produzione e dell’impiego di sistemi di armamento totalmente autonomi, in considerazione dei gravi rischi che presentano per i diritti umani, il diritto umanitario e la sicurezza.
L’impiego di armi autonome senza un controllo umano significativo ed efficace violerebbe il diritto alla vita e altri diritti umani, oltre a creare un vuoto in materia di responsabilità se, una volta dispiegate, queste armi fossero in grado di prendere decisioni autonome sull’uso della forza letale.
Attualmente 28 Stati sono favorevoli alla messa al bando delle armi totalmente autonome. Austria, Brasile e Cile hanno ufficialmente proposto l’avvio di un negoziato urgente su uno “strumento giuridico vincolante che garantisca un controllo umano significativo sulle funzioni cruciali dei sistemi di armamento autonomi”.
In occasione della riunione annuale della Convenzione sulle armi convenzionali del novembre 2018 a Ginevra, una minoranza di Stati ha invocato la procedura del consenso per respingere progressi diplomatici importanti. In quella occasione Russia, Israele, Corea del Sud e Stati Uniti hanno dichiarato che non appoggeranno negoziati per un nuovo trattato.