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L’8 luglio un tribunale di Mosca ha condannato a sette anni di carcere Aleksei Gorinov, consigliere di uno dei municipi della capitale russa, per “aver diffuso consapevolmente informazioni false sulle Forze armate”, ai sensi del nuovo articolo 207.3 del codice penale. Si è trattato della prima condanna basata su questa norma, che ha prodotto sin qui oltre 60 indagini.
La sua ultima dichiarazione in tribunale è stata questa: “Sono convinto che questa guerra sia la strada più veloce verso la deumanizzazione, la linea tra il bene e il male è saltata. La guerra è sempre violenza e sangue, corpi spezzati, arti mutilati. È sempre morte. Non l’accetto e la respingo”.
Gorinov era stato incriminato per avere, il 15 marzo, preso la parola contro la guerra durante una sessione del consiglio del municipio di Krasnoselsky. La presidente del consiglio municipale, Elena Kotyonochkina, accusata di aver “abusato del suo ruolo ufficiale per screditare l’esercito” ha evitato l’arresto solo perché è riuscita a fuggire dalla Russia.
Amnesty International ha chiesto l’immediata e incondizionata scarcerazione di Gorinov e tutte le altre persone condannate solo per aver espresso le loro opinioni contro la guerra e il ritiro delle accuse nei confronti di tutte le persone indagate per lo stesso motivo.