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In vista delle elezioni presidenziali del 18 marzo, le autorità russe stanno violando sistematicamente i diritti degli attivisti politici, ricorrendo ad arresti arbitrari e incarcerazioni.
Grazie alla durissima legge sui raduni pubblici, le autorità stanno prendendo di mira gli attivisti che sostengono il boicottaggio dell’appuntamento elettorale. Oltre a impedire lo svolgimento delle manifestazioni, stanno arrestando arbitrariamente importanti figure dell’opposizione che vengono accusate di reati politicamente motivati.
“Il piano del Cremlino è chiarissimo: nell’ultima fase della campagna elettorale, le voci della protesta più ascoltate e gli appelli al boicottaggio del voto devono essere zittiti”, ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale.
“Sebbene ricorrano a più metodi, le autorità russe usano maggiormente quello preferito da sempre: mandare arbitrariamente dietro le sbarre i dissidenti”, ha aggiunto Krivosheev.
Aleksei Navalny, attivista politico e anti-corruzione – cui è stato impedito di candidarsi per ragioni ampiamente discutibili –, sta portando avanti una campagna per il boicottaggio delle elezioni fortemente osteggiata dalle autorità russe.
Nelle ultime settimane, le autorità hanno preso di mira i suoi sostenitori: il capo della campagna di Navalny, Leonid Volkov, è stato arrestato il 22 febbraio all’aeroporto di Mosca e condannato a 30 giorni di detenzione amministrativa per aver organizzato un “raduno non autorizzato”.
L’accusa si riferisce alle manifestazioni dello “sciopero degli elettori”, svoltesi il 28 gennaio in oltre 100 città russe a sostegno del boicottaggio delle elezioni.
A Mosca, Navalny si era visto rifiutare l’autorizzazione a tenere la manifestazione in centro città e lui e decine di suoi sostenitori erano stati arrestati per alcune ore e poi rilasciati.
Secondo fonti della polizia, il ruolo di Volkov nell’organizzazione del raduno di Mosca sarebbe consistito in due retweet che indirettamente incoraggiavano le persone a parteciparvi. Uno era un tweet postato da Navalny mentre era in corso il suo arresto, l’altro un link a una diretta web della manifestazione.
Il coordinatore dell’ufficio di Navalny di San Pietroburgo, Denis Mikhailov, è stato arrestato il 31 gennaio e condannato a 30 giorni di detenzione amministrativa dopo la manifestazione dello “sciopero degli elettori” nella città. È stato rilasciato il 2 marzo solo per essere nuovamente arrestato poche ore dopo e condannato ad altri 25 giorni di carcere.
Ci sono almeno altri due noti attivisti arrestati a San Pietroburgo in circostanze simili.
Il 28 febbraio è stata la volta di Andrei Pivoravov, coordinatore cittadino del movimento Open Russia, e il 26 febbraio è toccato ad Artyom Goncharenko, esponente di un altro movimento di opposizione denominato “Vesna” (“Primavera”).
Andrei Pivoravov è stato condannato a 25 giorni di detenzione amministrativa. Il giorno prima dell’arresto, aveva scritto su Facebook che temeva di essere sorvegliato.
Artyom Goncharenko è stato condannato a 25 giorni di detenzione amministrativa per aver esposto un’enorme anatra gonfiabile alla finestra della sua abitazione al momento del passaggio di una manifestazione di protesta. Dallo scorso anno, le anatre gialle sono diventate un popolare simbolo dell’opposizione.
“Chiediamo che tutti i manifestanti e gli attivisti politici arrestati solo per aver esercitato pacificamente i loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione siano rilasciati immediatamente e senza condizioni”, ha concluso Krivosheev.