Il deserto di Raqqa dopo la “guerra di annichilimento” diretta dagli Usa: il report

5 Giugno 2018

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Alla vigilia dell’anniversario della “liberazione” di Raqqa dal gruppo armato auto-proclamatosi Stato islamico, gli abitanti si chiedono ancora perché la coalizione militare diretta dagli Usa abbia distrutto la città e ucciso centinaia di civili.

Attraverso visite a 42 siti teatro dei bombardamenti della coalizione e interviste a 112 abitanti sopravvissuti alla carneficina in cui hanno perso i loro cari, abbiamo redatto il rapportoGuerra di annichilimento: devastanti perdite di vite umane a Raqqa, Siria” nel quale solleviamo dubbi sulle dichiarazioni della Coalizione secondo cui le sue forze hanno fatto quanto necessario per ridurre al minimo le perdite civili.

Il rapporto racconta in dettaglio le storie di quattro famiglie devastate dagli incessanti bombardamenti aerei: gli Aswad, gli Hashish, i Badran e i Fayad.

Complessivamente, tra vicini e parenti, le quattro famiglie hanno perso 90 persone – una sola famiglia ha avuto 39 vittime – in quasi tutti i casi per responsabilità della coalizione.

L’analisi di questi attacchi porta alla conclusione che molti di essi, uccidendo e ferendo civili e distruggendo abitazioni e infrastrutture, abbiano violato il diritto internazionale umanitario.

Quando un così alto numero di civili viene ucciso di attacco in attacco, c’è evidentemente qualcosa che non va. Ciò che rende la tragedia persino peggiore è che molti mesi dopo non ci sono indagini. Le vittime meritano giustizia”, ha dichiarato Donatella Rovera, alta consulente di Amnesty International per le risposte alle crisi.

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Poco prima dell’inizio della campagna militare, il segretario Usa alla Difesa James Mattis promise una “guerra di annichilimento” contro lo Stato islamico.

Dal 6 giugno al 12 ottobre 2017, le operazioni militari della coalizione per liberare la cosiddetta “capitale” dello Stato islamico hanno ucciso o ferito migliaia di civili e distrutto buona parte della città. Abitazioni, edifici pubblici e privati e infrastrutture sono state rase al suolo o danneggiate in modo da non poter essere più riparate.

Gli abitanti di Raqqa sono finiti in trappola, nel fuoco incrociato in corso nelle strade di Raqqa tra i militanti dello Stato islamico e i combattenti delle Forze democratiche a guida curda sostenuti dagli incessanti attacchi aerei e di artiglieria della coalizione.

Gli aerei statunitensi, britannici e francesi hanno portato a termine decine di migliaia di attacchi aerei: le forze Usa hanno ammesso di aver esploso 30.000 colpi di artiglieria e di aver compiuto il 90 per cento degli attacchi aerei.

Nel settembre 2017, al culmine del conflitto, il comandante della coalizione generale Stephen Townsend, ha scritto che “non c’è mai stata una campagna aerea più precisa nella storia dei conflitti armati”.

Munira Hashish, sopravvissuta ai bombardamenti, racconta una realtà diversa: “Chi rimaneva moriva, chi cercava di fuggire moriva. Non avevamo i soldi per pagare i trafficanti, eravamo intrappolati a Raqqa”.

Le quattro famiglie di cui parla il rapporto hanno sofferto l’indicibile.

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La “guerra di annichilimento”: potenziali crimini di guerra

Quelli descritti nel rapporto sono un esempio di un modello più ampio di attacchi da parte della coalizione.

Esistono prove consistenti che i bombardamenti e gli attacchi con l’artiglieria hanno ucciso e ferito migliaia di civili, anche a seguito di attacchi sproporzionati o indiscriminati in violazione del diritto internazionale umanitario e che dunque devono essere considerati potenziali crimini di guerra.

Abbiamo scritto a funzionari della Difesa di Usa, Regno Unito e Francia – gli stati che hanno compiuto attacchi aerei su Raqqa – chiedendo dettagli sulle tattiche della coalizione, sui metodi d’attacco, sulla scelta degli obiettivi, delle precauzioni prese in vista degli attacchi e su eventuali indagini svolte.

Sollecitiamo gli stati e le forze della coalizione a indagare in modo imparziale e approfondito sulle denunce di violazioni e di vittime civili e a rendere pubbliche la dimensione e la gravità delle perdite di vite civili e della distruzione di proprietà civili a Raqqa.