Sud Sudan/Sudan: l’Onu deve intensificare gli sforzi per consentire il ritorno degli sfollati

19 Dicembre 2011

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 ‘Le Nazioni Unite devono incrementare gli sforzi per fornire la sicurezza necessaria alle decine di migliaia di civili bloccati nei campi improvvisati nel Sud del Sudan, affinché facciano ritorno alle loro case, dopo essere fuggiti dalla regione dell’Abyei più di sei mesi fa‘ – ha dichiarato Donatella Rovera, di Amnesty International.

Più di 100.000 persone, praticamente l’intera popolazione della regione, erano state costrette a fuggire dall’Abyei a maggio a seguito dell’intervento dell’esercito sudanese e delle milizie alleate, che avevano seminato il terrore, saccheggiato proprietà, incendiato case e distrutto anche le strutture dei peacekeeper dell’Unmis (la Missione delle Nazioni Unite in Sudan).

Ancora adesso la presenza di forze armate, di milizie ed il pericolo rappresentato dalle mine impediscono un ritorno in condizioni di sicurezza degli sfollati, la cui sopravvivenza dipende totalmente dalle organizzazioni umanitarie per quanto riguarda riparo, cibo, acqua e assistenza sanitaria.

Le Nazioni Unite non hanno ancora indagato a fondo su quanto accaduto nell’Abyei e non è nemmeno accertato il numero esatto delle persone morte, di quelle ferite e di quelle che risultano scomparse. All’epoca dell’attacco delle Forze armate sudanesi e delle milizie alleate, il personale dell’Unmis non seppe proteggere in modo adeguato la popolazione civile né intervenne quando i soldati sudanesi fecero esplodere il ponte che collegava la regione dell’Abyei al Sud Sudan, col chiaro intento d’impedire il ritorno degli sfollati.

Da luglio, nella zona opera una nuova forza di pace, l’Unisfa (Forza di sicurezza interinale delle Nazioni Unite per l’Abyei), col compito, tra gli altri, di proteggere i civili e garantire la smilitarizzazione della regione.

È necessario che le Nazioni Unite imparino dai fallimenti dell’UNMIS ed assicurino che l’Unisfa riceva le  risorse materiali e umane necessarie per l’adempimento al mandato di proteggere i civili‘ – ha aggiunto Donatella Rovera.

La situazione politica dell’Abyei resta estremamente controversa; Sudan e Sud del Sudan la reclamano come parte del proprio territorio ed entrambi stanno tentando di consolidare la loro posizione sull’area. Il referendum per decidere del futuro dell’Abyei, deciso lo scorso gennaio, è stato rimandato a tempo indeterminato a causa delle divergenze sull’idoneità al voto dei due principali gruppi etnici, quello meridionale dei Dinka Ngok e quello settentrionale dei Misseryia.