Sudan: bombardamenti sui civili nel Kordofan del Sud

29 Agosto 2011

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Le forze armate sudanesi (Saf) stanno indiscriminatamente bombardando le aree abitate da civili nella regione delle montagne Nuba, nel Kordofan del Sud, e stanno impedendo agli aiuti di raggiungere le persone sfollate che si trovano in una situazione disperata, hanno dichiarato oggi Amnesty International e Human Rights Watch.

Ricercatori di entrambe le organizzazioni, durante la missione di una settimana nell’area a fine agosto, hanno indagato su 13 attacchi aerei nelle zone di Kauda, Delami e Kurchi, che hanno causato la morte di almeno 26 civili e ferito oltre 45 persone dalla metà di giugno. I ricercatori sono stati anche testimoni di episodi in cui aerei governativi volavano in circolo su aree abitate da civili e sganciavano bombe, obbligando le persone a cercare rifugio sulle montagne e nelle grotte.

L’incessante campagna di bombardamenti sta uccidendo e mutilando uomini, donne e bambini, ha reso sfollati decine di migliaia di persone e le ha messe in una condizione di disperato  bisogno di aiuti; comunità intere non possono coltivare i campi né sfamare i loro figli‘ – ha dichiarato Daniel Bekele di Human Rights Watch.

Il governo sudanese  la sta facendo letteralmente franca e sta cercando di evitare che il mondo esterno lo scopra‘ – ha dichiarato Donatella Rovera di Amnesty International. ‘La comunità internazionale, e in particolare il Consiglio di sicurezza dell’Onu, devono smettere di guardare dall’altra parte e affrontare la situazione‘.

I civili non hanno modo di proteggersi dai bombardamenti indiscriminati. Parenti delle vittime hanno descritto ad Amnesty International e Human Human Rights Watch le loro difficili esperienze. ‘Ho sentito le esplosioni e dopo un vicino ha portato a casa il corpo di Maryam’ – ha detto la madre di una delle due ragazze uccise in un attacco aereo. ‘Era stata colpita alla testa e parte di questa mancava. Mi ha detto di andare al cimitero […] sono andata, ma le ferite erano così terribili che non riuscivo a guardare‘.

Secondo le organizzazioni che si occupano di aiuti umanitari presenti sul posto, i bombardamenti, gli attacchi e i combattimenti hanno causato oltre 150.000 sfollati nelle aree sotto il controllo delle forze di opposizione, dove le restrizioni imposte dal governo hanno impedito alle organizzazioni di consegnare il cibo e di fornire altro tipo di assistenza. Circa 5000 persone hanno superato il confine con il Sud Sudan per raggiungere un insediamento per rifugiati nello stato.

Le bombe hanno avuto un impatto devastante sulla popolazione civile. Le comunità sfollate, che sono state obbligate a lasciare le loro abitazioni a causa dei continui bombardamenti, vivono ora in difficili condizioni in caverne, sotto gli alberi, in boschi lontani dalle città. Non hanno cibo, medicine, servizi sanitari e ripari per proteggersi dalle pesanti piogge. Molte famiglie sfollate hanno riferito ai ricercatori di aver mangiato bacche e foglie e che i bambini avevano diarrea a malaria.

Il 23 agosto, il presidente Omar al-Bashir, su cui pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale per gravi crimini contro i civili nelle regione occidentale del Darfur, ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale di due settimane nel Kordofan del Sud, dove le forze sudanesi combattono contro le forze dell’opposizione da inizio giugno. Tuttavia, organizzazioni locali presenti sul posto hanno riferito che, nonostante il cessate il fuoco, il governo ha continuato a bombardare aree civili. Al-Bashir ha anche detto che non sarà consentito alle Nazioni Unite né alle agenzie per gli aiuti umanitari di assistere gli sfollati.

Mentre i ricercatori erano sul posto, aerei Antonov hanno sganciato bombe su terreni agricoli e villaggi quasi ogni giorno. Il 14 agosto, un aereo ha lanciato bombe vicino il villaggio di Kurchi, a 70 chilometri a est di Kadugli, distruggendo la casa e i beni di Wazir al-Kharaba. I ricercatori hanno anche fotografato tre bombe cadute da un aereo Antonov alle 5.15 del pomeriggio del 19 agosto. Tre giorni dopo, un altro raid aereo ha gravemente ferito un uomo a una gamba, un’anziana donna alla mascella e ha danneggiato una scuola.

Attacchi indiscriminati su aree civili e lee restrizioni agli aiuti umanitari possono costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità‘ – ha dichiarato Donatella Rovera. ‘Questi attacchi devono cessare e devono essere consentite immediatamente una valutazione indipendente delle necessità umanitarie e la consegna di aiuti‘.

Nelle vicinanze delle località colpite dai bombardamenti e visitate dai ricercatori non erano visibili obiettivi militari evidenti. I testimoni hanno riferito che aerei Antonov o aerei da combattimento che volavano ad alta quota hanno sganciato bombe su aree civili nelle cui vicinanze non c’erano obiettivi militari.

Esperti in armi hanno detto alle organizzazioni per i diritti umani che le munizioni usate non hanno una guida e che spesso vengono lanciate manualmente dai cargo di aerei Antonov o da altri aerei in modo da non consentire un lancio preciso. ‘L’uso in aree civili di armi che non possono essere dirette con precisione contro obiettivi militari  rende questi attacchi intrinsecamente indiscriminati, che  costituiscono una violazione del diritto internazionale umanitario‘ – hanno  dichiarato Amnesty International e Human Rights Watch.

Nelle aree sotto il controllo del governo, le agenzie dell’Onu e altri gruppi di aiuti umanitari hanno riferito che è stato loro impedito di raggiungere molte persone colpite a causa della situazione di sicurezza e delle severe restrizioni imposte dal governo. Le autorità sudanesi hanno impedito l’accesso di queste agenzie e la consegna di aiuti umanitari nelle aree sotto il controllo dell’opposizione, negando l’autorizzazione a voli che trasportavano gli aiuti e lanciando attacchi aerei sulle piste utilizzate per la consegna di questi aiuti. Il 14, 19 e 24 giugno, aerei governativi, compresi aerei da combattimento, hanno sganciato bombe vicino la pista di atterraggio di Kauda e le aree vicine.

Sebbene il governo abbia annunciato il 20 agosto che non avrebbe limitato l’accesso alle montagne Nuba, il presidente al-Bashir ha detto tre giorni dopo che non sarebbe stato permesso l’ingresso di alcun gruppo internazionale nello stato e che solo la Mezzaluna rossa sudanese  sarebbe stata autorizzata a portare assistenza.

In quanto parti in conflitto, il governo sudanese e le forze di opposizione devono accordarsi immediatamente per consentire che gli aiuti umanitari raggiungano le popolazioni per via aerea e per terra, indipendentemente da dove vivono.  A tutte le agenzie umanitarie deve essere concesso un accesso illimitato per fornire aiuto ai civili che hanno bisogno di cibo, riparo e altro.

Il conflitto, iniziato il 5 giugno tra il governo sudanese e l’Esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla) a Kadugli e Um Durein, si è propagato rapidamente in altre città e villaggi dove erano presenti sia le forze governative che quelle dell’Spla.

I combattimenti sono scoppiati in un contesto di crescenti tensioni tra il Partito del congresso nazionale (Ncp), che governa il nord del Sudan e il Movimento di liberazione del popolo sudanese (Splm) – il partito politico che ora governa il Sud Sudan indipendente – in relazione agli accordi circa la sicurezza dello stato e alle contestate elezioni nelle quali il candidato che aspirava alla rielezione come governatore, Ahmed Haroun,  ex ministro responsabile degli aiuti umanitari e ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Darfur, ha vinto con un ristretto margine.

Il Kordofan del Sud è abitato in gran parte da persone di etnia nuba che mantengono legami di lunga data con l’ex movimento ribelle del sud, che ha condotto, sulle montagne Nuba, una guerra civile durata 22 anni contro le forze governative sudanesi e che si è conclusa nel 2005. Quando il Sud Sudan è diventato uno stato indipendente il 9 luglio 2011, l’Splm che operava in Sudan è diventato Splm-Nord e il gruppo armato di opposizione nel Kordofan del Sud è stato ribattezzato Spla-Nord.

I ricercatori di Amnesty International e di Human Rights Watch non hanno potuto raggiungere la linea del fronte né entrare nelle aree controllare dalle Forze armate sudanesi dove per prima è scoppiata la violenza.  Ma hanno intervistato decine di sfollati fuggiti da Kadugli e da altre aree.

Testimoni hanno riferito che soldati e miliziani hanno aperto il fuoco contro le persone nelle strade e hanno effettuato perquisizioni casa per casa, e fermato persone a posti di blocco usando liste di nomi di noti sostenitori dell’Splm.  I testimoni hanno descritto distruzioni, saccheggi, incendi di chiese e case e demolizioni di abitazioni di membri dell’Splm.

Questi resoconti concordano con molte conclusioni del rapporto del 15 agosto dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu. Il rapporto si basa sulle indagini degli osservatori per i diritti umani della Missione dell’Onu di monitoraggio (Unmis) realizzate prima della fine del mandato della missione, all’inizio luglio, prima dell’indipendenza del Sud Sudan. Il rapporto documenta continue uccisioni illegali e diffusi attacchi ai beni civili che potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Il governo sudanese ha respinto le conclusioni  delle Nazioni Unite e ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di rinviare il dibattito sulla situazione nel Kordofan del Sud fino a quando il governo avrà completato le sue indagini sui diritti umani.

Sembra che il Sudan stia cercando di coprire le gravi violazioni dei diritti umani mentre continua a bombardare i civili e a impedire l’assistenza umanitaria‘ – ha dichiarato Donatella Rovera di Amnesty International. ‘Il Consiglio di Sicurezza tace da troppo tempo. Non deve continuare a rimanere in silenzio mentre i civili vengono bombardati‘.

Il Consiglio di sicurezza si è riunito il 19 agosto, ma i suoi membri non hanno raggiunto un accordo su una dichiarazione di condanna delle violazioni dei diritti umani nel Kordofan del Sud né sull’adizione di misure concrete, in gran parte per le obiezioni di Sudafrica, Russia e Cina. ‘La posizione del Sudafrica ha deluso particolarmente. In quanto stato africano leader avrebbe dovuto fare tutto il possibile per proteggere civili innocenti nel Kordofan del Sud e impedire che rivivessero l’esperienza di un’orribile guerra civile, durante la quale molte persone sono morte‘ – ha affermato Daniel Bekele.

Amnesty International e  Human Rights Watch sollecitano il Consiglio di sicurezza a condannare fermamente il conflitto e a chiedere al Sudan di porre fine ai bombardamenti indiscriminati di zone popolate da civili e alle altre violazioni dei diritti umani. Il Consiglio di sicurezza deve chiedere al Sudan che le agenzie umanitarie accedano senza restrizioni a tutte le aree colpite e di adottare misure concrete per assicurare la presenza di osservatori indipendenti sulla situazione dei diritti umani in tutto il territorio del Kordofan del Sud.

Le organizzazioni per i diritti umani sollecitano il Consiglio di sicurezza ad attuare le raccomandazioni dell’Alto Commissario per i diritti umani di stabilire un’indagine indipendente sulle presunte violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse durante le ostilità nel Kordofan del Sud  e a fare in modo che i responsabili rispondano del loro operato.