Tavolo asilo e immigrazione: nuova missione in Albania

8 Aprile 2025

CC Radio Onda d'urto

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Il Tavolo asilo e immigrazione (Tai), in collaborazione con il Gruppo di contatto parlamentare, sia di Camera e Senato, che dell’Europarlamento, si recherà di nuovo in Albania per una missione di monitoraggio in concomitanza con il trasferimento di persone dai cpr italiani alla struttura di Gjadër.

L’obiettivo della missione è approfondire con quali criteri siano state selezionate le persone trasferite, verificare le modalità con le quali avverranno i trasferimenti e le condizioni nelle quali verranno detenute nel centro di Gjadër, oltre che monitorare il rispetto dei loro diritti, a partire dalla tutela legale e dall’accesso alle cure mediche.

Oltre ad approfondire gli aspetti menzionati, il Tavolo asilo e immigrazione denuncia l’assurdità di un’operazione che punta, ancora una volta, ad alimentare un’immagine distorta e strumentale della gestione dell’immigrazione.

Il Decreto-legge 37/2025 è infatti l’ennesimo provvedimento con cui il governo interviene con urgenza sull’immigrazione, un tema che evidentemente ossessiona la maggioranza che lo sostiene.

La straordinarietà e l’urgenza della modifica legislativa sono giustificate dal governo con la necessità di destinare ad altro uso le strutture costruite in Albania in attuazione del protocollo sottoscritto con il primo ministro Edi Rama, dopo il fallimento del piano delineato originariamente.

Delle ragioni dell’urgenza e della straordinarietà di questa decisione – che prevede di utilizzare il centro di Gjadër per rimpatriare persone straniere già in attesa di espulsione nei cpr italiani – non vi è traccia in nessun documento governativo.

D’altronde, in questi anni, al di là della propaganda e a prescindere dal numero dei posti disponibili e dai tempi di trattenimento massimi (che si sono allungati e accorciati a più riprese), l’efficacia della detenzione amministrativa per eseguire i rimpatri è così bassa da risultare palesemente uno strumento per alimentare paure e un’immagine negativa dell’immigrazione, funzionale al consenso elettorale e non certo all’interesse del Paese.

Tra le persone che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale – perché prive di un permesso di soggiorno e non perché hanno commesso reati, è bene ricordarlo – quelle rimpatriate attraverso i centri di detenzione non superano mai il 30 per cento, con punte al ribasso in alcuni anni più vicine al 10 per cento. Un’efficacia quasi inesistente.

Se già prima, quindi, le risorse spese per rimpatriare una persona ricorrendo alla detenzione amministrativa erano del tutto ingiustificate, con il Decreto-legge 37/2025 le somme sprecate si moltiplicheranno, sempre in una condizione di scarsa trasparenza, nella quale è difficile ricavare, dalle informazioni disponibili, il costo reale di queste operazioni puramente propagandistiche.

Inoltre, gli ultimi dati disponibili mostrano che la capacità ricettiva nei centri per rimpatri italiani attualmente aperti si aggira intorno al 50 per cento. A fronte di questo dato, la scelta di trasferire coattivamente le persone in Albania non ha a che fare con esigenze di tipo logistico o organizzativo. È una misura a carattere punitivo e un atto gravemente ostile nei confronti di tutte le persone vincolate al rinnovo del permesso di soggiorno e, quindi, potenzialmente esposte, in caso di perdita del diritto al soggiorno, al trasferimento coatto in Albania.