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Le autorità tunisine hanno intensificato la repressione dei diritti alla libertà di espressione e di riunione in vista delle elezioni presidenziali previste per il 6 ottobre 2024. Sono aumentate le vessazioni nei confronti degli oppositori politici, è stato limitato il lavoro dei giornalisti, dei difensori dei diritti umani e delle ong e sono state avviate procedure per compromettere ulteriormente l’indipendenza della magistratura.
Durante l’ultima ondata di repressione, tra il 12 e il 13 settembre, sono stati arrestati almeno 97 membri del gruppo di opposizione Ennahda. Le persone arrestate sono state interrogate dalla sezione antiterrorismo ed è stato negato loro l’accesso agli avvocati per 48 ore.
Membri dell’opposizione politica e difensori dei diritti umani vengono arrestati arbitrariamente dalle autorità tunisine, che continuano anche a estromettere i candidati alle elezioni presidenziali e a ignorare le sentenze del tribunale amministrativo che ne ordina il reintegro. Nel frattempo, il sistema giudiziario viene usato come arma per mettere a tacere le voci dissenzienti pacifiche.
“Le autorità tunisine stanno sferrando un duro attacco pre-elettorale ai diritti umani e allo stato di diritto, non rispettando gli impegni internazionali sui diritti umani e minando i principi fondamentali di giustizia ed equità. Devono porre fine a questa grave regressione sui diritti umani e garantire il rispetto dei diritti di tutti sia prima, che durante che dopo le prossime elezioni”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Come primo passo le autorità tunisine devono scarcerare immediatamente e senza condizioni coloro che sono stati arrestati solo per aver esercitato pacificamente i propri diritti, compresi i membri del partito Ennahda e i difensori dei diritti umani in carcere. Devono consentire alla stampa e alle organizzazioni della società civile di svolgere liberamente le loro legittime attività senza timore di ritorsioni, nonché porre fine a tutte le interferenze nel sistema giudiziario”, ha aggiunto Callamard.
L’Alta autorità indipendente per le elezioni (Aail), l’istituzione responsabile dell’organizzazione delle elezioni dal 2011 ma i cui membri dal 2022 vengono nominati direttamente dal presidente Kais Saied, ha ammesso solo tre candidati alle elezioni presidenziali, tra cui lo stesso Saied.
Diversi candidati non ammessi hanno contestato la decisione presso il tribunale amministrativo, che ha la giurisdizione esclusiva sulle controversie relative alla candidatura elettorale. Tre di loro, tutti oppositori politici, Imed Daimi, Mondher Znaidi e Abdellatif Al Mekki, hanno vinto il ricorso e il tribunale ha stabilito la loro riammissione come candidati. Tuttavia, l’Aail il 1º settembre ha respinto la sentenza vincolante del tribunale, rifiutandosi di attuarla.
La decisione dell’Aail di ignorare la sentenza del tribunale è stata ampiamente criticata da organizzazioni della società civile, dai partiti politici e dalla comunità giuridica, poiché compromette l’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto.
Il 1º settembre le autorità tunisine hanno arrestato Ayachi Zammel, uno dei candidati inizialmente approvati dall’Aail. L’accusa, avvenuta in seguito a denunce secondo le quali Zammel avrebbe pagato per ottenere consensi per la sua candidatura, è di aver “offerto donazioni per influenzare gli elettori” ai sensi dell’articolo 161 della legge elettorale. Il 5 settembre il tribunale ha ordinato la sua scarcerazione provvisoria ma Zammel è stato nuovamente arrestato lo stesso giorno che doveva lasciare il carcere. È stato trasferito a Jendouba, nel nord-ovest della Tunisia, dove è stato indagato e posto sotto un nuovo mandato di custodia cautelare in seguito ad accuse simili. Da allora, sono state presentate altre denunce contro di lui e attualmente è detenuto con cinque diversi mandati di custodia cautelare, tutti relativi alle stesse accuse.
Altri politici che hanno presentato la loro candidatura per le elezioni presidenziali e non sono stati approvati dall’Aail continuano a subire molestie giudiziarie e, in alcuni casi, processi che hanno portato alla loro condanna. Il 5 agosto il tribunale di prima istanza di Tunisi ha condannato cinque aspiranti candidati presidenziali a otto mesi di carcere e al divieto a vita di concorrere per una carica pubblica, con l’accusa di aver “offerto donazioni per influenzare gli elettori”.
L’8 settembre la Corte d’appello di Tunisi ha confermato la condanna e la sentenza per due di loro, Abdellatif El Mekki e Nizar Chaari.
L’Aail ha tentato di limitare la copertura della stampa indipendente del periodo elettorale. Secondo il Sindacato dei giornalisti, a partire dalla fine di luglio quattro radio private hanno ricevuto avvisi scritti dall’Aail riguardo a notizie e commenti trasmessi sulle loro frequenze in relazione al processo elettorale. L’ultimo avviso lo ha ricevuto la radio Express FM il 6 settembre, in merito a quanto detto sulle elezioni da un ospite durante una trasmissione.
Radio Mosaïque FM ha ricevuto due avvisi: il primo, esaminato da Amnesty International, è del 31 luglio 2024, in cui l’Aail riteneva che i commenti fatti il 24 luglio dai giornalisti Kaouther Zantour e Assya Atrous, durante il programma “Midi Show”, costituivano “insulti e scherno” nei confronti dell’Aail stessa e del processo elettorale. Secondo l’emittente radio, un primo avviso era già stato inviato il 26 luglio riguardo lo stesso argomento.
Il 20 agosto 2024 la giornalista indipendente Khaoula Boukrim, fondatrice del sito di informazione online Tumedia, ha condiviso un’e-mail ricevuta dalla sezione accrediti dell’Aail, che la informava che il suo accredito era stato revocato, stabilendo un nuovo precedente. L’Aail ha giustificato la revoca affermando che la giornalista aveva violato il suo “dovere di garantire una copertura stampa obiettiva, equilibrata e neutrale rispetto alle elezioni” e che non aveva rispettato il codice etico a riguardo.
“Non è compito dell’Aail controllare il lavoro della stampa. Gli accrediti concessi a giornalisti e osservatori servono a facilitare l’accesso alle informazioni durante le varie fasi elettorali, non a esercitare un controllo sulla copertura delle elezioni e limitare la libertà di stampa”, ha dichiarato Agnès Callamard.
L’Aail ha anche presentato diverse denunce penali contro membri dell’opposizione politica e voci critiche, che hanno portato a condanne e sentenze ai sensi del Decreto legge 54 per “diffusione di informazioni false”. Tra questi figura la presidente del partito di opposizione Abir Moussi, condannata a due anni di carcere e attualmente accusata in merito a due procedimenti avviati contro di lei dall’Aail.
In un’altra circostanza, il 4 settembre la rivista Jeune Afrique ha dichiarato che le autorità tunisine hanno vietato la distribuzione del numero di settembre in Tunisia, presumibilmente a causa di un articolo critico nei confronti del presidente Kais Saied, intitolato “Il Super Presidente”.
L’Aail ha rifiutato le richieste di accreditamento presentate dall’ong anti-corruzione IWatch e dall’ong di osservatori Mourakiboun, due organizzazioni tunisine che dal 2014 monitorano le elezioni.
L’Aail ha affermato di essere stata informata dalle “autorità” che le due ong hanno ricevuto “finanziamenti stranieri sospetti”, aggiungendo successivamente che tali finanziamenti provenivano da “stati con i quali la Tunisia non ha relazioni diplomatiche”. L’Aail ha quindi sottoposto il caso di queste due ong alla procura per un’indagine.
Secondo gli standard internazionali sui diritti umani le associazioni devono avere la libertà di cercare e ricevere finanziamenti da varie fonti, sia nazionali che internazionali, senza restrizioni indebite.
“È una farsa assistere all’erosione delle istituzioni statali costruite dal 2011. L’Alta autorità indipendente per le elezioni e tutte le istituzioni statali devono appoggiare e rispettare lo stato di diritto e non diventare strumenti per imporre restrizioni sul lavoro delle organizzazioni indipendenti della società civile”, ha concluso Agnès Callamard.
Dal 2022 le autorità hanno eseguito ondate di arresti mirati contro sospetti oppositori politici e critici del presidente Saied. Dalla fine del 2022 più di 70 persone, tra cui oppositori politici, avvocati, giornalisti, difensori dei diritti umani e persone attiviste, sono state soggette a detenzione arbitraria e/o a procedimenti legali. Decine di persone rimangono in detenzione arbitraria per aver esercitato i loro diritti garantiti a livello internazionale, come la libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione.